L’arte culinaria romana: cosa mangiavano e bevano i Romani?

La storia del cibo è tra le più affascinanti, è capace di raccontarci gli usi e costumi di epoche passate, ma anche di regalarci sorprese inedite sul quel determinato periodo storico, perché, infatti, le cibarie e bevande hanno accompagnato l’uomo fin dagli albori, ovviamente modificandosi secondo i progressi scientifici e le nuove scoperte. Molto interessante è la cucina degli antichi romani, poiché mostra anche la loro vita quotidiana.

Le basi dell’alimentazione romana

Nell’alimentazione romana si possono distinguere due classi principali di cibi (in latino cibaria): la prima composta perlopiù da alimenti principali, cioè quelli maggiormente consumati, come i cereali o il farro ( far) e l’altra costituita da quelli secondari (obsonium), come gli alimenti animali, preparati sul fuoco. Infine è presente una terza classe che include dolci (bellaria) e bevande.

Come possiamo immaginare la stragrande maggioranza degli alimenti della dieta romana proviene dal mondo vegetale. Tra le potiones (bevande) era presente il vinum (vino) e la birra (cervisa). Tra i condimenti erano adoperati il miele (mel), l’olio (olium) e lo zucchero (saccharon), il quale ha una storia antichissima che risale addirittura al XIII secolo a. C. Un posto di rilievo fra le bevande è riservato al latte (lac).

Manoscritto arabo sulla preparazione del miele. Wikipedia

Il vinum era sicuramente una delle bevande più diffuse tra i cittadini romani. Per le donne romane era ritenuto più adeguato, però, il passum, ossia una bevanda più dolce, derivata dall’uva secca, poiché il vino puro era considerato inappropriato per il genere femminile. Per i pasti quotidiani era uso preparare una bevanda a base d’acqua allungata con il vinum, impreziosita dalle spezie. Altre potiones sono ricavate dal miscuglio di miele e aceto, come il posca, frequente tra gli schiavi, o l’idromele (aqua mulsa), prodotta lasciando per quaranta giorni al sole il composto di miele e acqua.

I cereali e i suoi derivati

Questi condimenti servivano per insaporire i cibi dei Romani, i quali erano perlopiù, come detto, di origine vegetale. Si trattava di cereali con i loro i derivati, quali i frumenta, i legumina ( legumi), i funghi (fungi), i frutti (poma) e gli ortaggi (olera), non tutti quelli odierni poiché alcuni di essi, come i pomodori o le patate, sono state individuate con la scoperta dell’America (1492). Alla base dell’alimentazione stavano comunque i cereali, poiché avevano un grande valore nutritivo per la presenza di vitamine e di proteine.

Questi, o i legumi, erano cucinati in modo diversi. Potevano essere bolliti, grigliati, essiccati o, anche, crudi e abbiamo testimonianza che potevano essere anche un dolce, grazie all’uso del mel. Tra i cereali più consumanti sicuramente c’erano i lupini (lupina), tra l’altro simbolo di sobrietà morale per la filosofia romana, le fave (fabae) che erano preparate come un purè e consumate soprattutto dai gladiatori e soldati. Infine c’erano le lenticchie (lenticulae) e i ceci (ciceres).

Gli ortaggi e la frutta

Gli ortaggi erano in varietà ridotta. Tra quelli comuni a noi e agli antichi romani sicuramente c’erano le carote, la lattuga ( lactuca), la cicoria ( cichorium) di origine siriane ma già presente nella cultura egizia che credeva fosse una pianta sacra, il cardo e gli asparagi. A insaporire le pietanze, non mancavano nemmeno l’aglio (alium) e la cipolla (cepula).

Affresco di Pompei con cesto di frutta. Wikipedia.

Per quanto riguarda i frutti, invece, nelle tavole romane non mancavano né i fici, ossia i fichi, l’uva ( acini), le mele (pomas), pere (pira) e le fragole ( fraga), comprese le mandorle ( amygdali) e  le castagne (castanae).

La carne era considerata soprattutto un cibo di lusso che poteva essere presente dei più agiati. La classe nobiliare romana, infatti, non disprezzava né le carni bovine, suine o ovine. Il pesce, poi, era considerato tra i cibi più gustosi e raffinati della cucina romana.

Quello che ne traspare che ai romani piaceva molto mescolare e insaporire cibi con spezie, condimenti e salse. Le salse erano un must della loro cucina che non potevano mancare mai in nessuno dei piatti, tra le più note c’è sicuramente il garum, ottenuto dalla macerazione delle interiora di pesce d’acqua dolce e di quello salato.

Anfora per il garum Foto di Claus Ableiter. Wikipedia
De re conquinaria

Con l’avvento dell’Impero romano, anche l’arte culinaria subisce un progresso, tanto che c’è giunto fino a noi un vero e proprio manuale di cucina, il De re conquinaria. L’autore, secondo le fonti, sarebbe Apicio, un cuoco vissuto durante l’Impero di Traiano (98-117 d. C). In questo trattato, diviso in dieci libri, notiamo che le ricette sono molto più ricercate ed elaborate rispetto al passato.

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