Una vita fra i libri: la storia di Padre Samuele da Farnese a Bellegra

A Bellegra, piccolo ma delizioso borgo nella campagna laziale, hanno transitato e vissuto personalità di grande rilievo: religiosi, politici e scrittori. Ognuno dei quali ha lasciato un ricordo, più o meno, vivido nel cuore dei suoi abitanti. Tra queste personalità è sicuramente da annoverare Padre Samuele da Farnese: religioso, amante dello studio e della ricerca storica.

La nascita e l’infanzia

Andrea Platoni nasce l’8 aprile del 1748 a Viterbo da Stefano e Lucrezia Umani, appartenente a una ricca e patrizia famiglia viterbese nel celebre Palazzo Platonio. Tal edificio è tra i più pregevoli di tutta la città; costruito intorno al XV e XVI secolo, si trattava della residenza degli amministratori della casata dei Farnese, nota stirpe nobile italiana, tanto che l’ingresso principale, con l’imponente portone, è la copia esatta del palazzo a Caprarola (Viterbo) di questa famiglia.

Veduta di Viterbo. Foto di Claudio Caravano, Wikipedia

Fin da bambino, Andrea è indirizzato allo studio delle Sacre scritture e della Teologia, com’era, infatti, d’usanza al tempo. Essendo il secondogenito della coppia, era predestinato, infatti, alla carriera ecclesiastica. Andrea, però, si adattò benissimo allo studio della religione, tanto che divenne un obiettivo di vita, la sua passione per i libri e la Storia lo spinsero a prendere i voti, entrando nell’ordine dei Francescani.

A Bellegra

Poco dopo aver preso i voti con il nome religioso di Padre Samuele, fu trasferito al Convento di San Francesco Santi di Casa Nostra a Bellegra. Si tratta di uno dei Conventi più rilevanti, poiché in esso fu ospitato San Francesco nel 1223 durante il suo soggiorno sublacense; talmente fu la sua rilevanza che, alla fine del Seicento, fu elevato a Ritiro Monastico. Purtroppo, le notizie sulla sua origine sono ancora oggi incerte. All’interno di questo convento è presente anche un ricco museo, fondato tra il 1928 e il 1931, nel quale si possono approfondire numerosi aspetti della vita monastica e della religiosità popolare; infatti, il percorso museale si snoda tra le celle dei frati.

Padre Samuele trovò qui la sua dimensione spirituale e culturale; infatti, oltre a dedicarsi con umiltà alla vita monastica, si occupò del patrimonio libraio del monastero. Essendo dotato di una grande preparazione umanistica e di un’ottima calligrafia, si reinventò copista, lasciando numerosi manoscritti e opere, non solo religiose, ma anche latine e greche. Oggi sono esposte nel museo del Convento. È possibile dunque ammirare l’opera bibliografica di Samuele da Farnese che dedicò gran parte della sua vita alla cultura.

 

Chiesetta annessa al Sacro Ritiro francescano

Samuele da Farnese, però, non era solo un abilissimo copista, ma era anche un celere ed esperto lavoratore della paglia; creò, infatti, diversi pagliericci d’altare, oggetti per la custodia delle Ostie sacre e di altri oggetti religiosi. Anche questi sono esposti nell’interessante museo.

Dopo la morte

Morì il 13 marzo del 1807. I confratelli esposero il suo corpo per circa quattro giorni per permettere a tutti i fedeli di dargli l’ultimo saluto, tanto lo apprezzavano nella comunità bellegrana. Qualche anno dopo la sua morte, fu iniziò il processo di canonizzazione che, però, rimase sospeso a causa dell’abolizione da parte di Napoleone (1769-1821). L’imperatore francese, infatti, sospese ogni processo in corso e così anche quello per Samuele da Farnese rimase incompiuto e non è mai stato più ripreso.

Oggi le sue venerabili spoglie riposano all’interno del Convento, nella cappella dedicata alla Madonna e a San Teofilo da Corte, accanto ad altri due venerabili, Franceschino da Ghisone e Filippo da Velletri.

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