L’omicidio del padre di Giovanni Pascoli: dubbi e ipotesi

Chi di noi non ricorda i memorabili versi di Giovanni Pascoli in X agosto: O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna. Li abbiamo studiati, in qualche caso imparati a memoria, abbiamo approfondito la poetica pascoliana, l’abbiamo amato e, in qualche caso, odiato. Non tutti forse sanno che questi celebri e immortali versi, e non solo questi, celano in modo nemmeno tanto oscuro, il dolore di Giovanni Pascoli per la morte di suo padre.

Ruggero Pascoli

Ruggero Pascoli nasce a Ravenna il 24 marzo del 1815 da Giacomo e Margherita Burnazzi. All’età, però, di soli nove anni resta orfano,  va a vivere così dagli zii Luigi e Giovanni, i quali lo crebbero come un figlio. Fu soprattutto lo zio Giovanni da fargli da padre, poiché era rimasto solo poiché aveva perduto sia la moglie sia il figlio.  Lo zio Giovanni era uno degli amministratori della tenuta La Torre dei principi Torlonia. Si trattava di una tra le più grandi e redditizie tenute in Emilia.

Ruggero con i figli. A destra Giovanni Pascoli bambino. Wikipedia.

Nel 1849 sposa Caterina Vincenzi Alloccatelli, appartenente a una famiglia della piccola nobiltà rurale del Comune di San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli), in provincia di Forlì- Cesena. Dopo, il matrimonio, i coniugi Pascoli si trasferiscono, appunto, a San Mauro, dove Ruggero aveva ereditato il posto di lavoro dallo zio Giovanni nella tenuta. Dalla loro unione nasceranno dieci figli, cinque femmine e cinque maschi. Due delle bambine, Carolina Vittoria e Ida Elda, moriranno in tenerissima età, rispettivamente a cinque anni e sette mesi. Giovanni è il quarto figlio della coppia.

Ruggero a San Mauro, oltre che amministrare il latifondo La Torre, ricoprì alcune cariche pubbliche; infatti, fu assessore comunale nel 1861 e consigliere nel 1862. Di orientamento repubblicano-liberale, ebbe, dunque, anche una certa fama in politica. Nel 1865, prese definitivamente il posto dello zio fino alla sua morte, avvenuta il 10 agosto del 1867.

I numerosi dubbi sull’omicidio

La morte del padre di Pascoli rimane tutt’oggi avvolta da numerosi dubbi. La sera del 10 agosto Ruggero stava tornando a casa da Cesena quando all’altezza di San Giovanni in Compito fu freddato da una fucilata da due assassini, rimasti ancora ignoti. Lo sparo lo lasciò morto sul colpo, la cavalla, la nota cavalla storna, proseguì per un piccolo tratto, trasportando il cadavere del padre di Pascoli. 

La prima ipotesi fu che fossero stati dei briganti; infatti, la Romagna d’allora era una terra difficile in cui il brigantaggio imperversava. Le indagini partirono subito, purtroppo, però, le testimonianze furono molto scarne e di nessun aiuto. Quella più rilevante fu di un repubblicano che in una lettera all’autorità lasciò intendere che gli abitanti sapessero chi fosse l’assassino, ma che tacevano per paura.

Il magistrato che si occupò delle indagini indagò inizialmente due agitatori politici di Cesena, Luigi Pagliarani ( detto Bigecca) e M. Della Rocca, che però furono quasi subito prosciolti. La famiglia Pascoli fin dall’inizio respinse il movente politico, nonostante Giovanni avesse in tal senso sollevato numerosi dubbi, tanto da rimanere estraneo agli ambienti politici della zona, preferendo unirsi agli anarchici e i socialisti.

La tesi che circolava allora e a oggi fra quelle più accreditate è che Ruggero avesse dato fastidio con il suo lavoro alla tenuta ai contrabbandieri della zona; infatti, alcuni dei coloni della tenuta si dedicavano a quest’ attività malavitosa per “arrotondare” i salari. Inoltre nello stesso periodo furono uccisi altre persona con la stessa identica modalità, quasi come un’esecuzione della criminalità organizzata. Su questo comunque non ci sono ancora prove certe, ma solo degli indizi.

L’ipotesi più accreditata

Nel corso degli anni un’altra ipotesi si fece avanti, ossia quella che gli assassini di Ruggero fossero solo gli esecutori materiali del delitto e che, dunque, ci fosse un mandante. Lo stesso Giovanni, durante le sue indagini personali, individuò nella persona di P. Cacciaguerra il possibile mandante. Cacciaguerra, uomo considerato prepotente e arrogante, aveva avuto numerose diatribe con Ruggero, poiché aspirava al suo ruolo nella tenuta.

G. pascoli con le sorelle Ida e Maria. Wikipedia.

Poco dopo l’omicidio, egli emigrò in Sud America, dove fece fortuna. Tornò l’anno dopo, diventando l’amministrato di La Torre, coadiuvato da Alessandro Petri, ossia l’uomo che doveva incontrare Ruggero a Cesena e che non si presentò mai. Ovviamente, questo confermò la vox populi, ma non ci fu giustizia per Ruggero poiché l’inchiesta fu archiviata.

Rimangono i versi immortali di Giovanni che ci mostrano tutto il suo lacerante doloro per la morte del padre. Per di più l’anno seguente morì anche la madre Caterina d’infarto, forse per il dolore per la morte del marito.

 

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