Al Mart di Rovereto fino al 18 aprile. Ancora pochi giorni per ammirare la splendida mostra ‘Canova tra innocenza e peccato’

Chiude il prossimo 18 aprile, se non verrà prorogata, la mostra ‘Canova tra innocenza e peccato’ al Mart di Rovereto.
L’esposizione, da un’idea di Vittorio Sgarbi, è stata curata da Beatrice Avanzi, Denis Isaia. Dallo scorso 17 dicembre 2021 si sono potuti ammirare grandi capolavori provenienti da Possagno come Endimione dormiente, Le Grazie e Maddalena penitente. La mostra è nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia, 1822).

L’ opera Canova ha incarnato l’ideale di una bellezza eterna, fondata su principi di armonia, misura, equilibrio, affermandosi come massimo esponente del Neoclassicismo italiano.
Provengono dal Museo Gypsotheca di Possagno tre sculture in marmo, tre tempere e otto tra le più famose sculture al mondo in gesso: Amore e Psiche, Ninfa dormiente, Endimione dormiente, Le Grazie, Venere italica, Maddalena penitente, Creugante e il Ritratto di Francesco I d’Austria.

Una sezione della mostra è dedicata ai fotografi che hanno prestato il loro obiettivo alla documentazione e all’interpretazione dell’arte di Canova, perpetuandone la visione ideale: i fratelli Alinari, Aurelio Amendola, Paolo Marton, Massimo Listri, Luigi Spina.

Inoltre vi è una sezione della mostra che mette in rapporto l’opera del Canova con scultori e fotografi contemporanei. Il grande ambiente centrale della mostra presenta suggestivi dialoghi tra Canova e i più grandi fotografi di nudo del Novecento. In epoche e con mezzi diversi, una vera e propria indagine sulla perfezione della tecnica e della forma, colta e sublimata attraverso il corpo umano.

Sono presenti, per esempio, cinque dei celebri Big Nude di Helmut Newton; gli iconici scatti che Jean-Paul Goude fece a Grace Jones; otto capolavori di Robert Mapplethor-pe. E ancora, fotografie di Edward Weston, Irving Penn, Horst P. Horst. Ci sono anche fotografi che hanno proposto ricerche opposte come Miroslav Tichý che ha colto la verità di corpi femminili imperfetti. Jan Saudek e Joel-Peter Witkin che hanno messo in scena il corpo nei suoi aspetti più decadenti e grotteschi.

E’ un confronto tra l’opera del Canova facendo emergere diverse declinazioni del concetto di bellezza, in sintonia con i principi di armonia, equilibrio e grazia che contraddistinguono la scultura neoclassica o, all’opposto, apertamente in conflitto con essi.
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