Gli Altipiani di Arcinazzo e la Testa di Marciana: un caso storico complicato

Gli Altipiani di Arcinazzo -Comune di Arcinazzo Romano- vantano una storia antichissima che risale a molti secoli fa; in questo bellissimo e pittoresco territorio, molti personaggi storici hanno apprezzato e amato la sua natura, le sue acque e i passaggi così evocativi.

Altipiani di Arcinazzo

Primo fra tutti, è da annoverare Traiano, il primo imperatore di nascita provinciale che fu in carica dal 98 d. C al 117 d. C. Egli, infatti, collocò la propria residenza estiva in questi luoghi. Sono molte le testimonianze storiche ed epigrafiche che raccontano il suo amore verso quest’affascinante campagna.

La villa di Traiano

La villa di Traiano sorge nel Comune di Arcinazzo Romano, alle pendici del Monte Altuino (1271 m) e occupa circa cinque ettari di territorio; oggi è in parte visitabile, nonostante gli scavi archeologici non siano del tutto completati. Questa residenza, la cui costruzione risale al I secolo d. C, offre uno spaccato sia storico sia biografico sulla personalità dell’imperatore, e si compone di una platea inferiore e una superiore.

Quella inferiore, che ha un’estensione minore rispetto alla superiore, ha la forma di un grande rettangolo, al cui centro è plausibile credere che ci fosse un giardino; infatti, non sono stati rinvenuti reperti architettonici e dunque l’area è spoglia. A conferma di questo è il ritrovamento dei resti di due vasche circolari che plausibilmente sarebbero state delle fontane. Questo nucleo si differenzia da quello superiore, poiché sarebbe stato il luogo di rappresentanza, dove Traiano accoglieva gli ospiti. In quello superiore, invece, non sono stati ancora completati gli scavi, ma gli archeologici hanno condotto prospezioni elettromagnetiche da cui risulta che fosse il luogo del privato dell’imperatore; infatti, da queste analisi si può credere che questi ambienti fossero affiancati da un complesso termale e da un vivarium (una grande vasca nella quale erano allevati i pesci).

Legata però a questa straordinaria villa, è anche la storia della testa di Marciana, un’incredibile opera scultoria risalente al I secolo d. C, che in questi ultimi tempi è tornata alla ribalta nelle cronache nazionali.

La vita di Ulpia Marciana

Ulpia Marciana era la sorella maggiore dell’imperatore Traiano. Nata nel 48 d. C, ereditò l’epiteto Marciana dagli avi paterni della famiglia materna. Si sposò nel 63 d. C con il pretore ( praetor, ossia magistrato romano) e membro del collegio dei fratelli Arvales ( Fratres Arvales, collegio sacerdotale romano) Gaio Salonino Matidio Patrizio.

Dalla loro unione nacque un’unica figlia, Salonina Matidia. Il marito di Marciana perì nel 78 d. C, dalla sua morte Marciana non si risposò più. La persona di Marciana era fondamentale nella vita di Traiano; in molti documenti storici, l’imperatore la cita come fonte di supporto e di consigli. Talmente era la sua importanza che nel 105 d. C, Traiano la elevò al rango di Augusta: fu la prima sorella di un imperatore a ricevere tale onore. Sebbene all’inizio avesse dimostrato delle riluttanze, alla fine Marciana accettò, tanto che furono poi anche emesse delle medaglie per celebrare l’avvenimento. Entrò, dunque, ufficialmente nell’iconografia ufficiale dello stato.

Busto di Traiano. Foto di Carrole Raddato. Wikipedia

In veste di Augusta, ebbe l’onore e l’onere di accompagnare il fratello nei suoi viaggi politici, dall’altra parte Traiano ne apprezzò i suoi consigli e la sua compagnia. Tra i due non era solo un rapporto di fratellanza. Intercorreva anche un profondo rapporto di conoscenza che, frequentemente, serviva a Traiano a prendere decisioni riguardo l’impero. Marciana, al contrario di altre matrone romane, non si servì mai della sua influenza politica per i suoi scopi. Cercò di fare il bene della res publica. Alla sua morte, avvenuta tra il 112 e il 114 d. C, Traiano le dedicò statue e città in tutto l’impero.

Non fu, però, solo una mera comparsa nella vita dell’imperator, fu anche un riferimento per la moda dell’epoca. Molti, infatti, copiarono la sua acconciatura, ossia con i capelli all’indietro, arricciolati sulla nuca e sistemati in una sorta di chignon. Ed è così che è ritratta nella citata scultura.

Il caso storico complicato della Testa di Marciana

Questo reperto storico è uno tra i più importanti per ricostruire questa figura, poiché non ci mostra solo l’aspetto esteriore di Marciana, ma può farci comprendere, ancor di più, quanto era profonda la dedizione di Traiano verso la sorella. Oggi però è oggetto di un quantomeno bizzarro e illecito caso.

La scultura Testa di Marciana, tratta dal sito InformareH2

Attualmente, la scultura è conservata al Museum of Fine Arts di Boston (Massachusetts, Usa), ma del suo arrivo sembrerebbe che ci siano dei punti pochi chiari.  Tale scultura sembra sia stata trafugata ai primi del Novecento (intorno al 1916) dalla villa di Trainano agli Altipiani di Arcinazzo, sebbene l’origine indicata dal museo sia Subiaco, e poi acquistata dal museo americano da un certo Hubert William Gallandt che, però, secondo le scoperte più recenti, avrebbe venduto per conto di un collezionista anonimo.

I numerosi dubbi

Ciò ha sollecitato numerosi dubbi sulla compravendita dell’opera, considerando che la Villa di Traiano fu oggetto, a nostro malgrado, di numerosi saccheggi fin dalla metà del Settecento. Molti, infatti, dei marmi, presenti qui, furono portati nei paesi limitrofi e utilizzati per costruire nuovi edifici, come la Basilica di Sant’Andrea (Subiaco) che, ancora oggi, conserva parte di tale materiale all’interno.

Molti abitanti degli Altipiani hanno dubitato che la Testa di Marciana fosse arrivata al Museum of Fine Arts di Boston seguendo vie non chiarissime e così si sono messi in moto per cercare di riportare la scultura nel suo paese natio. Nella persona di Francesco Digiorgio, direttore responsabile de Il Prometeo Magazine, hanno allertato la stampa nazionale, il comune di Arcinazzo Romano, la Sovrintendenza dei Beni Culturali che ha denunciato il fatto ai Carabinieri Tutela Patrimonio e, addirittura, il Senato italiano, nel quale è stata posta un’interrogazione ad hoc, sostenuta dai senatori W. De Vecchis e L. Borgonzoni (sottosegretario al Ministero della cultura).

Sono state chieste, inoltre, delle delucidazioni al Museo, il quale ha provveduto a chiarire che la Testa di Marciana fu acquistata nel ’16 per 1.000$ da, appunto, Gallandt, il quale l’aveva già proposta nel 1915, senza però aver ottenuto il risultato sperato. Il Museo non ha fornito, però, ulteriori dettagli sulla sua provenienza, non confermando così la certezza del luogo del ritrovamento. È plausibile credere che essa sia stata trafugata nei secoli precedenti dalla nota residenza estiva di Traiano, a conferma di questo è il legame che univa i due fratelli e dunque è possibile che la scultura sia stata realizzata come decoro degli ambienti privati della villa e come omaggio alla persona di Marciana.

Se tutto questo fosse confermato, è auspicabile che la Testa di Marciana torni agli Altipiani di Arcinazzo -Comune di Arcinazzo Romano)-. Il desiderio non è solo degli abitanti del luogo, ma di tutti noi poiché si tratta di un’opera di pregevole valore artistico che racconta e ci mostra la figura di una donna che fu dedita all’impero romano.

A sostegno del suo ritorno a casa

Infine a sostegno della sua restituzione, nel caso di un’acquisizione poco chiara, ci sarebbero anche gli accordi sottoscritti tra i due Paesi, l’Italia e gli Usa. Il Ministero dei beni culturali, oggi Mic, ha stipulato, infatti, con i musei americani un accordo bilaterale (2006-2007), il quale prevede la possibilità dei musei americani di esporre opere e reperti italiani per lungo tempo. In questo modo, il Ministero vuol favorire la loro restituzione poiché, in caso contrario, queste opere avrebbero potuto oltrepassare l’oceano solo per determinate mostre a tempo, ovviamente, limitato.

La speranza di tutti noi è che si faccia luce su questo intricato caso che purtroppo non è l’unico. Sono molte, infatti, le opere trafugate dai nostri siti archeologici e oggi esposte in musei di altri paesi.

Giada Marzocchi

Condividi