Il più antico manicomio risale al Medioevo: Bethlem Royal Hospital.

La storia della malattia mentale è lunga quanto quella dell’uomo. Purtroppo, però, in moltissimi momenti storici la società separò le persone afflitte da disturbi psichici, lì umilio e  le tenne reclusi in strutture che avevano tutto sommato l’aspetto di un carcere. Le terapie, poi, nella maggior parte dei disturbi mentali non riuscivano a curare le patologie, bensì ne assopivano i sintomi. Penso, ad esempio, alle cure farmacologiche, i bagni di ghiaccio, l’elettroshock o, infine, alla lobotomia, quel intervento chirurgico, usato soprattutto per gli schizofrenici violenti, che lesionava il lobo frontale del cervello, rendendo il paziente in questo modo un vegetale. Per lunghissimo tempo, la medicina li sottopose a questi interventi e li reclusi in strutture manicomiali, nelle quali era difficile che la persona, non solo guarisse, ma semplicemente migliorasse.

Questa reclusione era già in atto fin dal Medioevo, come dimostra il manicomio più antico d’Inghilterra, il Bethlem Royal Hospital.

La storia del Bethlem Royal Hospital

Il Bethlem Royal Hospital, per lungo tempo, è stato tra i manicomi più grandi. Fu fondato nel 1247 dalla  struttura precedente del convento di Saint Mary. Fu il primo di questo genere in Inghilterra. Alla fine del Duecento e nei primi anni del Trecento, da come risulta dai documenti archivistici, erano presenti numerosi persone che non erano accettate dalla società. Non solo, dunque, persone con disturbi psichiatrici, ma anche chi era considerato eretico o poco incline a vivere entro gli schemi sociali imposti.

Pianta dell’ospedale. Wikipedia

Nel corso del Trecento, il manicomio invece era in netto calo, tanto che risultano solo sei pazienti ricoverati. Sono nel corso del Cinquecento, Il Bethlem divenne un ospedale vero e proprio. Il re Enrico VIII, infatti, lo donò al Comune di Londra che, a sua volta, lo destinò all’uso che tutti noi conosciamo. Uno dei trattamenti più in voga era la rotazione. legavano il malato a una sedia appesa al soffitto che ruotava anche 100 giri al minuto. Lo scopo era di far emettere il paziente: il vomito, infatti, era considerato utile poiché, secondo i medici dell’epoca, faceva uscire il male da dentro.

Immagine dell’ospedale nel Seicento. Wikipedia

Nel Settecento, i fondi per l’ospedale iniziarono a mancare in proporzione della sua fama e notorietà: infatti, egli divenne nel corso dei secoli un’attrazione turistica, così per ovviare al problema dei fondi, fu deciso di far pagare un biglietto d’ingresso ai curiosi che intendevano vedere i malati.

Dipinto settecentesco che ritrae i visitatori durante una visita manicomiale. WIkiepdia

Fu, ovviamente, un gesto crudele e umiliante che ben racconta l’idea della malattia mentale dell’epoca. In questo modo, la sua fama non fece che aumentare tanto che in molti londinesi cominciarono, come spesso accadde, a storpiare il loro nome in Bedlam, indicando così una baraonda o il caos. Ancora oggi, questo termine è comune nella lingua inglese.

Nei tempi più recenti

Nell’Ottocento, e soprattutto nel Novecento, poi con la psichiatria che faceva i primi seri passi, fu nominato un nuovo direttore che promise di creare delle terapie, veramente volte alla cura del paziente, ma questo non accade. Le condizioni dei malati non migliorarono e le terapie, poi definite Bedlamites, aggravarono ancora di più le loro menti. Solo recentemente è stato scoperto che i pazienti, che non sopravvivevano a questo, erano gettati in una fosse comune poco distante dall’ospedale.

Negli anni durante i due conflitti bellici, trasferirono Il Bethlem Hospital in zone più lontane dal centro, in campagna. In questo modo riuscì a migliore la sua reputazione.

Oggi è stato aperto un Museo, Museum of Mind, che racconta le povere persone che sono state ricoverate qui.

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