Gigantesca operazione della Serenissima, nel 1439, “Galeas per montes” (trasportare le Galee per i monti) alla quale si ispirò il film “Fitzcarraldo”

La Battaglia del Garda di Iacopo Tintoretto sul soffitto di Palazzo Ducale
I veneziani per sconfiggere il Ducato di Milano trasportarono una flotta di 31 navi composta da molte grandi barche, sei Galee e due Fregate che attraverso l’Adige raggiungesse il Trentino e sbarcarono nel Lago di Garda.

I veneziani, per riprendersi Brescia e le altre città catturate dai milanesi, escogitarono un’operazione di ingegneria militare in grande stile per andarsele a riprendere, un’operazione, oltretutto, che nelle loro intenzioni avrebbe dovuto rimanere segretissima. Con Badia, suo malgrado, ancora al centro della loro attività.
Dopo una vivace consultazione sui possibili effetti e sui costi della spedizione tenutasi nel Palazzo Ducale, il Doge Francesco Foscari approvò l’Operazione “Galeas per montes”, una delle più singolari operazioni militari del XV Secolo, di cui si sarebbe parlato in tutta Europa e che sarebbe stata (a meno che non si tratti di un’invenzione) ritentata in epoca moderna, e che suscitò persino la realizzazione di “Fitzcarraldo”, uno straordinario, costosissimo ed inquietante film del regista Werner Herzog, ambientato in Amazzonia (1982), interpretato da un magistrale Klaus Kinski.

Una scena del film Fitzcarraldo ispirato alla vicenda Veneziana

Si trattava, in breve, di organizzare una flotta armata che attraverso l’Adige raggiungesse il Trentino, e di là – oltrepassando le montagne sopra Torbole, sbarcarla nel Lago di Garda ed andare ad attaccare le truppe nemiche che detenevano Brescia, città che (a quel tempo come oggigiorno) produceva il maggior numero di armi e che Venezia non poteva permettersi di perdere.
Venezia, che da tempo aveva ingaggiato come suo comandante il Gattamelata (Erasmo Stefano da Narni), uomo d’armi che conosceva bene la zona di operazioni e il suo avversario Piccinino, predispose quindi una flotta di 31 navi composta da molte grandi barche, sei Galee e due Fregate (il contingente sarebbe stato di circa 500 uomini tra “fanteria da mar” e ufficiali), e partendo da Sottomarina, dal “30 febbraio al 1 Aprile” 1439, solco’ l’Adige e raggiunse Rovereto, da dove (dopo aver abbattuto case e alberi) costruì una sorta di strada lastricata di legno per trasportarvi le navi da oltrepassare le montagne e raggiungere il Lago, dove riuscirono a portare aiuto a Brescia.
Appare ora alquanto difficile riproporre il contesto in cui si svolse la parte “montana” di quell’operazione, ed è proprio qui che si dovrebbe ricorrere alla visione di “Fitzcarraldo” per averne in qualche modo un’idea.

Una Galea veneziana

Fatto sta che, dopo una fatica immane da parte di migliaia di uomini, le navi veneziane raggiunsero finalmente Torbole, e di là, la zona in cui ingaggiarono la battaglia navale contro i milanesi. Quella volta i veneziani persero due battaglie, ma nella terza la Repubblica ebbe la meglio, e Brescia ritorno’ sotto il gonfalone di San Marco.
Quanto a Rovigo, Abbadia del Polesine, Masi, Castelbaldo, Villa Bartolomea, Legnago e le altre città che si trovarono coinvolte dal passaggio della flotta, queste ebbero probabilmente un ruolo nella logistica, sia per il traino delle imbarcazioni contro corrente (effettuato con Buoi, Cavalli ma anche uomini e donne), che per il vettovagliamento e l’alloggio delle truppe.
Su questa particolare avventura che coinvolse anche il nostro territorio rimane anche un grandioso dipinto di Jacopo Tintoretto (collocato sul soffitto di Palazzo Ducale) che con la sua potenza espressiva la mantiene a perenne ricordo.

I resti di una grande barca emersa sulla riva sinistra dell’Adige

La recente emersione di una grande barca sulla riva sinistra dell’Adige ha sollevato alcune domande sulla navigazione fluviale e sul ruolo bellico di questo fiume, che risulta essere antichissimo, e che si sarebbe concluso (speriamo), nell’aprile 1945, allorquando il ponte tra Masi e Badia Polesine venne bombardato (al pari di decine di altri) e migliaia di militari tedeschi lo attraversarono a nuoto per sfuggire agli Alleati, spesso trovandovi la morte.
Ma le guerre combattute sulle sue rive, a Badia Polesine, sarebbero state poche, e seppur la più nota sembra essere la “Battaglia del Castagnaro” (una Rotta dell’Adige, chiusa solamente nel 1838 grazie a Pietro Paleocapa), svoltasi nel 1387 tra i padovani e i veronesi, che avrebbe segnato la fine degli Scaligeri (signori di Verona), ve ne furono alcune altre, una cinquantina di anni dopo.
È il caso, tra gli anni 1438/39, della grande guerra tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano (governato da Filippo Maria Visconti, alleato con i Gonzaga di Mantova), con Badia sotto gli Estensi quasi a trovarsi nel mezzo della battaglia. Quella volta la nostra piccola città sarebbe stata scelta (il condizionale è d’obbligo) dai milanesi per fermare in “malo modus” le truppe veneziane che si avvicinavano sempre più a Verona e Brescia con pretese espansionistiche e poco rassicuranti per i Visconti, ed in Località Bovazecchino, il generale Nicolò Piccinino, capo delle truppe lombarde, avrebbe provocato una falla sull’argine destro che di danni a Venezia (e al Polesine), ne avrebbe provocati parecchi, e per moltissimo tempo.

Un inondazione del Polesine nel recente passato

Un’altra versione (senza fonte), ipotizza invece la distruzione della riva per crearvi un collegamento con il Po tramite il Canalbianco, e dar così modo alle truppe milanesi di raggiungere più facilmente Venezia, ma questa ipotesi appare però alquanto inconsistente, poiché Venezia sarebbe tuttavia stata raggiunta via Mare, dalle foci del Po. Invece, se i milanesi provocarono veramente quella Rotta, lo avrebbero fatto anche per due ovvi motivi: allagare il Polesine e disturbare l’avanzata dei veneziani attraverso Sud/Est, e abbassare il livello dell’Adige a valle, fenomeno che avviene sempre in presenza di una rottura degli argini a monte, ed impedire la risalita dei veneziani verso Nord, operazione che poi avvenne.

La Malopera: allagare il Polesine per disturbare l’avanzata dei veneziani

Una tale incertezza sulle fonti e sulle vicende legate a questi Toponimi, tuttavia, invita ad usare molta cautela su cosa e quanto fosse effettivamente accaduto relativamente all’episodio più sopra descritto. La Rotta della Malopera, comunque, sarebbe costata moltissimo denaro (Zecchini d’oro) per essere riparata, e da quell’episodio sarebbero nati ben due Toponimi negativi: Bovazecchino (in ragione del costo elevato per chiudere la Bova/Bocca), e Malopera (Mal’Opera, inizialmente). Oggi la Malopera è un suggestivo canale irriguo di circa 10 chilometri che nasce in Località Bovazecchino e dopo aver attraversato Pissatola (Trecenta), sfocia nella Fossa Maestra, la quale si immette nel Canalbianco a Canda.

Inizio della Malopera oggi

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