La passione per i libri iniziò in Grecia

A cura di Maria Lupica

Roma conquistò la Grecia con le armi, la Grecia conquistò Roma con la cultura. Mai un detto fu più veritiero.

Lo studio della cultura greca fu, a partire dal III / II secolo A.C, un segno distintivo della nobiltà romana. Il greco divenne la lingua ufficiale dell’elite di Roma antica.

Roma

Quando Lucio Emilio Paolo (padre di Scipione l’Emiliano) sconfisse definitivamente i macedoni, nel 168 A.C, dell’immenso bottino tenne per sé e per suoi figli solo la biblioteca del re Perseo di Macedonia. Probabilmente la prima vera raccolta di libri di Roma.

In seguito, sul suo esempio, molti altri personaggi illustri iniziarono a collezionare testi greci di storia, filosofia, astronomia, per le loro biblioteche private. Persino Caio Giulio Cesare, tra le sue tante imprese, aveva in mente di costruire a Roma “una biblioteca di libri greci ad uso pubblico ed una di libri latini, entrambe molto grandi”. Ma fu assassinato prima di poter realizzare questa grande opera, compiuta alcuni anni dopo da Asinio Pollione.

Efeso

La biblioteca di Celso di Efeso in Turchia fu realizzata in età traianea, tra il 114 e 117 D.C., in onore di Tiberio Giulio Celso Polemeano. Proconsole d’Asia. Illustre personaggio che ricoprì tutte quante le cariche previste dal cursus honorum romano (fu persino insignito della carica di proconsole d’Asia nel 106 e morì poco prima del 117).

La tecnica edilizia utilizzata è l’opera laterizia, con l’impiego di pietrame. Pregevole la decorazione della facciata (che è stata interamente ricomposta dagli archeologi austriaci), che prevede l’uso di varie qualità di marmi, tra cui il pavonazzetto. Viene riproposto qui lo schema tipico delle quinte scenografiche teatrali, ovvero la sovrapposizione di colonnati di vario ordine, che creano un particolare gioco prospettico con il loro aggettare – sporgente verso l’esterno -, rispetto alla parete di fondo.
La decorazione di questo monumento costituisce un notevole esempio di quello che solitamente viene indicato come “barocco asiatico”.
Di particolare rilievo le quattro nicchie presenti nella stessa facciata, che accolgono le statue celebranti le virtù di Celso: sophìa, areté, èunoia ed epistème (saggezza, virtù, benevolenza e sapienza). Si nota infine la presenza di doppi muri con intercapedine, atti a salvaguardare i rotoli di papiro dal pericolo di incendi.
L’edificio fu realizzato ad opera del figlio di Celso, Gaio Giulio Aquila. Il quale, lasciò in eredità alla città di Efeso, i denari per l’acquisto dei libri. Fu una magnifica biblioteca pubblica romana, la terza per grandezza nell’impero. Forte di 12.000 rotoli di pergamena, che contenevano un immenso patrimonio di conoscenza.  Purtroppo andarono distrutti nel 262 D.C nell’incendio appiccato dai Goti. Essi bruciarono anche anche il tempio di Artemide, considerato una delle Sette meraviglie del mondo antico.

 

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