Il battaglione di amanti che sconfisse Sparta

Il valore dell’esercito spartano è passato alla storia e, ancora oggi, è oggetto di ammirazione e, forse, un po’ d’invidia: sono molte le battaglie memorabili in cui l’esercito della città di Sparta sconfisse i rivali in azioni eroiche, fra tutte la battaglia delle Termopili nella quale l’esercito spartano, con 300 soldati, vinse su quello persiano che contava, secondo le diverse fonti, dai 70.000 ai 300.000 soldati. Il valore dei soldati spartani, quindi, era quindi encomiabile e divenne quasi leggendario, basti pensare che, ancora oggi, sia fonte d’ispirazione per film o libri.

A volte, però, anche un esercito così ben coraggioso può essere sconfitto dai più insospettabili ed è il caso della loro sconfitta impartita dal Battaglione sacro di Tebe nella battaglia di Tegira ( 375 a. C).

Il battaglione sacro era un’unità speciale dell’esercito tebano, composto di 150 coppie di soldati omosessuali, scelti e perfettamente addestrati. L’omosessualità nell’antica Grecia era ampiamente approvata e, anzi, nell’ideologia greca, l’orientamento sessuale non era un indicatore sociale.

La fondazione del Battaglione

Secondo molte fonti storiche, il tebano Gorgida fu il fondatore del Battaglione, poco dopo la caduta del governo oligarchico filo- spartano (382-378 a. C). La scelta di formarlo da coppie aveva lo scopo di motivare maggiormente ciascun soldato a combattere in modo più sentito, poiché ciascun soldato sarebbe stato spinto a proteggere il compagno e a non sfigurare di fronte a questo.

Resti del presunto quartier generale del Battaglione. Foto di Nefasdicere. Wikipedia.

Nella battaglia di Tegira, l’esercito tebano guidato da Pelopida ( secondo le fonti antiche, compagno di Gorgida) sconfisse l’esercito spartano, nonostante fosse in netta inferiorità numerica; infatti, quello tebano contava circa trecento soldati, invece quello spartano aveva a disposizione circa 1800 uomini. La differenza nella battaglia la fece, appunto, il Battaglione sacro. Le 150 coppie combatterono in modo eroico e più coraggioso, proprio per l’amore del compagno. Il loro eroismo fu citato da molti autori antichi, tra cui Platone che ne elogia l’audacia nel Simposio.

Rimasero invitti per circa trenta anni, finché non si scontrarono con Alessandro Magno nella battaglia di Chronea (338 a. c). All’epoca, Alessandro era il giovane figlio del re macedone (Filippo II) ed era il comandante della cavalleria dell’esercito paterno.

Il leone di Cheronea, situato nelle vicinanze del luogo del ritrovamento di una tomba comune, nella quale si ipotizza ci fossero i resti dei 254 caduti del battaglione sacro. Foto di Philipp Pilhofer. Wikipedia

In questa battaglia, riuscì a sconfiggere l’esercito composto sia da tebani che da ateniesi, i quali si erano uniti in un’alleanza; in particolare, il Battaglione sacro si ritrovò circondato dalle truppe macedone, preferì però la morte a cedere le armi, confermando così il loro grande coraggio.

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