Le battaglie della Storia, nelle quali, ha vinto un esercito sulla carta sfavorito

La Storia è colma di battaglie e guerre, di vinti e vincitori, di eroi e tiranni; a rigore di logica, i vincitori dovrebbero essere quelli che sono numericamente maggiori rispetto agli avversari, insomma quelli che sono migliori in termini di soldati, armi e strategie. Questo vale  sia in tempi antichi sia in tempi moderni, ma non sempre l’esercito con più soldati, o quello meglio equipaggiato, ha la meglio e la Storia ce lo mostra svariate volte. Oggi vi voglio raccontare diverse battaglie o guerre, nelle quali ha trionfato l’esercito che sulla carta si dimostrava inferiore.

Nel mondo antico

Dal mondo antico ne troviamo tre: la battaglia di Gaugamela, quella delle Termopili e quella di Alesia.

La battaglia di Termopili

La battaglia delle Termopili avvenne nel 480 a. C e vide come protagonista l’esercito persiano contro le Poleis greche di cui era a capo il re spartano Leonida I. Tale battaglia è tra le più note del mondo antico, non solo per la forza delle città greche, ma per il ruolo che ebbe: era in gioco, infatti, anche l’autonomia e l’indipendenza della neonata democrazia ateniese. Al momento della battaglia, l’esercito spartano contava appena 300 soldati, quello persiano, secondo le fonti, erano dalle 70.000 alle 300.000 persone.

Battaglia di Gaugamela. Wikipedia

Lo scontro avvenne nello stretto di Termopili che all’epoca non aveva una larghezza di più quindici metri ed fu proprio questo il primo vantaggio che  sfruttò il re persiano: la flotta dell’esercito persiano era numericamente troppo ampia per passare da lì agevolmente. Dopo il rifiuto della resa da parte dei greci, l’esercito persiano iniziò ad attaccarli con “un cielo di frecce”, ma queste, essendo realizzate con legno di palma, avevano poca presa sulle armature greche. Arrivati a terra, i persiani dovettero infine scontrarsi la nota “falange greca”, una delle tattiche militari più note del mondo greco e a questo non seppero rispondere. Furono questi i motivi per cui l’esercito di Serse perse.

La battaglia delle Gaugamela

Quella di Gaugamela fu combattuta l’1 ottobre del 331 a. C da Alessandro Magno contro l’impero achemenide di Dario III. L’impero achemenide, chiamato anche Primo Impero persiano, era, dunque, un’entità politica che comprendeva, tra gli altri, la Persia. Fu fondato da Ciro il Grande nel 550 a.C. Gli scontri tra Dario e Alessandro Magno era abbastanza frequenti; infatti, appena pochi anni prima, l’esercito macedone aveva sconfitto quello persiano a Isso, facendo acquistare il controllo di parte dell’Asia meridionale ad Alessandro. Dopo vari tentativi diplomatici, compiuti da Dario, per fermare l’avanzata dei macedoni, lo scontro divenne inevitabile e avvenne a Guagamela, villaggio assiro.

Immagine della falange greca. Wikipedia

Quando i due eserciti ( quello persiano che contava tra i 200.000/300.000 e quello di Alessandro 50.000) si schierarono uno di fronte l’altro, la differenza di soldati fu palese: Alessandro aveva un esercito numericamente molto inferiore rispetto a quello del re persiano, ma il re macedone riuscì ugualmente a vincere la battaglia. Gli errori più gravi di Dario furono quelli di non aver impedito l’arrivo di provvigioni ai macedoni e di non aver cercato di fermare l’avversario durante l’avanzata in Mesopotamia. Nonostante fosse stato il re persiano a scegliere il luogo della battaglia decisiva, l’esercito persiano soccombette per mano degli uomini meglio addestrati di Alessandro.

La battaglia di Alesia

La Battaglia di Alesia fu la campagna decisiva nella conquista della Gallia da parte di Cesare ed è ancora oggi tra le sue più gloriose. Da molti storici è stata definita come un “capolavoro di strategia militare”. Combattuta nel 52 a. C contro i Galli di Vercingetorige, è rimasta a lungo nella memoria storica. Nonostante fossero numericamente inferiori, circa 10.000 contro i 248.000 soldati galli, i romani riuscirono ad assediare la città di Alesia. Questo avvenne grazie all’intuizione militare di Cesare.

Mappa delle fortificazioni di Cesare ad Alesia. Foto di Cristiano64. Wikipedia

Aveva notato che l’insediamento gallico si trovava su una collina ed era circondato da mura e fossati, realizzati dal popolo gallico per la protezione. Cesare così ordinò ai suoi uomini di circondare il perimetro della città, assediandolo. Lo stratagemma consisteva nel fatto che Vercingetorige aveva a disposizione le cibarie per solo trenta giorni e così, scaduto il tempo, fu costretto a far uscire il suo esercito per recuperarle e Cesare riuscì in questo modo a sconfiggerlo.

Nell’epoca medievale

Continuiamo il nostro excursus storico, scoprendo quelle del periodo medievale. La storia dell’umanità, nell’alto Medioevo, fu abbastanza turbolenta e di guerre ce ne furono purtroppo abbastanza ma desidero parlare di tre nelle quali vinsero i meno aspettati fra i due avversari e sono quella di Mongiscard, Morgaten e Crecy.

La Battaglia di Mongiscard

Nella Battaglia di Mongiscard si scontrarono Baldovino IV, re di Gerusalemme dal 1174 al 1185, e il sultano Saladino. Baldovino IV era affetto da lebbra, tanto che nella storia è denominato il re lebbroso e dovette affrontare la marcia verso Gerusalemme di Saladino che era deciso a conquistarla. Nonostante la malattia, Baldovino si mise a capo di un esercito di circa 1.400 uomini e aspettò l’arrivo del nemico, prepotentemente superiore (30.000).

Battaglia di Montgisard. Wikipedia.

Saladino dall’altra parte era sicuro della vittoria: aveva un esercito più numeroso e l’avversario era malato, disperse così le sue truppe lungo la marcia verso Gerusalemme. Parte delle milizie fu così mandata a razziare e depredare. Quando però arrivò nei pressi della città di Ascolona, dove si era rifugiato Baldovino, proseguì verso la Città-Santa. Il re Baldovino ebbe, dunque, tutto il tempo necessario per organizzare il proprio esercito e, una volta passato Saladino, partì all’inseguimento. Riuscì in questo modo a sorprenderlo il 25 novembre del 1177; prendendolo così alla provvista, riuscì a vincere la battaglia nonostante il numero esiguo di soldati.

La battaglia di Morgaten

Quella, invece, di Morgaten fu combattuta nel 1315 tra un piccolo gruppo di fanti svizzeri (circa 1.300 uomini) e i soldati austriaci del Duca Leopoldo I D’Asburgo, numericamente preponderanti, 7.000 soldati. Questa battaglia fu una tappa fondamentale per l’indipendenza svizzera. La convivenza degli abitanti dei Cantoni non era sempre pacifica; infatti, pochi mesi di questa battaglia, alcuni abitanti del Canton Svitto avevano saccheggiato l’abbazia di Einsiedien.

Battaglia di Morgaten. Wikipedia

Il Duca, dunque, mandò alcune truppe in zona per punire i confederati e chiudere così la questione. I piani però non andarono come previsto: appena le truppe asburgiche arrivarono, furono investite da una cascata di massi, pietre e tronchi che gli svizzeri avevano in precedenza preparato. In questo modo, l’esercito austriaco si sparpagliò e solo a questo punto che i confederati lanciarono il loro attacco decisivo, sfruttando la confusione generata dal lancio di massi e pietre. Gli uomini svizzeri riuscirono così a piegare l’esercito austriaco, sebbene questo fosse superiore sia di uomini sia di mezzi.

La battaglia di Crecy

Durante la guerra dei Cent’anni (1337-1353) si svolse una battaglia che vide come vincitori i non favoriti, ossia quella di Crecy (26 agosto del 1346), località nel Nord della Francia. Si scontrarono gli eserciti di Edoardo III d’Inghilterra e Filippo VI di Valois. I numeri dei due eserciti ancora oggi non sono concordi in tutte le fonti; secondo quelle più attendibili, sarebbero stati circa 12.000 uomini inglesi contro 50.000 francesi.

Incisione Battaglia di Crecy. Wikipedia

La vittoria fu degli inglesi che seppero ottimizzare le loro strategie, le loro armi e le loro tattiche militari: in particolare, la differenza la fece l’uso degli archi lunghi che sfiancò ancor di più i soldati francesi. Gli archi lunghi, oltre a mettere in difficoltà l’avversario che doveva marciare e in più proteggersi, colpivano i fianchi dei cavalli, arrestando così la marcia. Seppure la vittoria inglese fosse stata schiacciante, non decretò la fine della guerra dei Cent’anni che continuò per ancora lungo tempo, fra pause e riprese.

Nel Basso Medioevo, ovvero quel periodo storico che va dall’anno Mille fino alla scoperta dell’America, furono tre le battaglie che ribaltarono i favoriti ai meno favoriti e viceversa: quella di Torvioll, il secondo  assedio di Kruya e quella di Giornico.

La Battaglia di Torvioll

La Battaglia di Torvioll avvenne il 29 giugno del 1447 tra le forze ottomane ( 25.000-30.000 soldati) e quelle albanesi, guidate da Skaderberg (circa 7.000 soldati). Tale scontro va posto nel corso dell’invasione ottomana dell’Albania; qualche tempo prima, Skaderberg si staccò dall’esercito ottomano e decise di riappropriarsi delle città albanesi cadute e così il Sultano Murad II mandò il suo esercito per punire, non solo Scaderberg, ma tutte quelle persone che si erano riunite nella causa indipendentista dell’Albania. La mattina del 29 giugno, Scaderberg schierò il suo esercito e avvenne lo scontro. Se in un primo momento, le forze ottomane sembrarono abbattere quelle albanesi, facendole indietreggiare, il comandante albanese ordinò il contrattacco e così fece arretrare le milizie turche, in più dette l’ordine ad alcuni soldati, che si erano nascosti nella boscaglia, di attaccare: questo dette il colpo di grazia all’esercito ottomano.

Battaglia di Torvioll. Wikipedia

Legata all’invasione ottomana è anche il secondo assedio di Kruya, avvenuto dal 1466 al 1467. Ancora una volta, il Sultano, in questo caso Mehemed II, inviò alcune milizie in Albania per sconfiggere il ribelle Skanderberg, che dal 1447 aveva creato la lega della città di Alessio. Durante l’attacco dell’impero ottomano, la principale fortezza del leader albanese che si trovava nella città di Kruja resistette all’attacco, respingendo in varie occasioni le forze nemiche. Nel frattempo, Scaderberg vagò per l’Albania per reclutare altre forze e rafforzare così il proprio esercito. Tutte queste azioni servirono a sconfiggere i turchi: il 23 aprile del 1467 Scaderberg riuscì a entrare trionfante nella città di Kruja che divenne ben presto uno dei suoi avamposti.

La battaglia di Giornico

La battaglia di Giornico, o dei Sassi grossi, vide ancora protagonisti gli svizzeri, come quella del Morgaten. Come allora, anche in questa battaglia gli svizzeri (circa 500) sconfissero i soldati del Ducato di Milano (10.000). Lo scontro avvenne il 28 dicembre del 1478, quando l’esercito del Ducato di Milano entrò nella Bassa Leventina, destando la loro reazione. I fanti svizzeri si posero a difesa della città di Giornico, quando il nemico trovò difficoltà nell’avanzare a causa delle neve che era caduta copiosa, lanciarono il loro attacco.

Battaglia di Giornico. Wikipedia

I confederati riuscirono così a sconfiggerli, nonostante fossero stati di numero minore; questo fu possibile grazie alla loro conoscenza del territorio e al fattore sorpresa. Per di più erano, ovviamente, attrezzati in modo migliore per combattere nella neve, al contrario dei soldati del Ducato di Milano. Questi fattori fecero sì che gli svizzeri li facessero indietreggiare, fino alla ritirata. Due anni dopo, nel 1480, il Ducato di Milano firmò un trattata con gli svizzeri in cui rinunciava a ogni pretesa sul loro territorio.

Nel Cinquecento e Seicento

Nel corso del Cinquecento e del Seicento, invece, le battaglie in cui trionfò un esercito considerato inferiore furono quattro: l’assedio di Rodi, e quello di Vienna, la battaglia di Lepanto e quella di Kircholm.

L’assedio di Rodi

Nell’assedio di Rodi del 1522 si scontrano i cavalieri Ospitalieri e l’Impero Ottomano. Gli Ospitalieri di San Giovanni Battista furono un ordine cavalleresco religioso, nato intorno all’ XI secolo. L’assedio da parte degli Ottomani che erano circa 100.000, durò dal 26 giugno al 22 dicembre, dopo il quale i cavalieri, circa 15.000, dovettero ammettere la resa.

Vessillo degli Ospitalieri. Wikipedia

Gli ottomani, dopo aver conquistato due porti nei pressi della città, iniziarono ad attaccare le mura, creando molte brecce che, però, non portarono a una soluzione risolutiva. Nel mese di luglio arrivò addirittura il Sultano Solimano il Magnifico, il quale acconsentì a creare dei cunicoli sotterranei per avere accesso alla città. Solo nel mese di Dicembre, i cavalieri Ospitalieri persero la città, quando, finalmente i turchi riuscirono a entrare in città e dunque furono costretti alla resa.

L’assedio di Vienna

Quello di Vienna, avvenuto nel 1529, ha come protagonista sempre il Sultano Solimano il Magnifico, con un esercito di 10.000 soldati e 10.000 cittadini armati, e fu a causa della sua volontà di prendere la città austriaca e di espandersi al Nord che assediò la città austriaca. Nella primavera dello stesso anno, il Sultano iniziò a radunare le truppe nella Bulgaria ottomana e da lì iniziò la spedizione verso l’Austria. L’assedio iniziò nel mese di Settembre, ma i piani degli ottomani non andarono come previsto: infatti, gli austriaci, durante l’avanzata del Sultano, si erano preparati all’invasione.

Assedio di Vienna. Wikipedia

I soldati avevano rafforzato la cinta muraria e fatto di scorte di cibo. Al suo arrivo, inoltre, le truppe ottomane erano decimate dalle malattie e, dunque, molto indebolite per fronteggiare l’assedio. A causa di questo, i soldati austriaci riuscirono a respingere l’attacco dell’Impero ottomano, terminando così le mire espansionistiche del Sultano sull’Europa centrale.

La battaglia di Lepanto

Nel 1529, come sappiamo, si svolse una battaglia tra le più cruente della storia navale, quella di Lepanto. Il Mar Mediterraneo fu, per molto tempo luogo, un crocevia fondamentale per l’economia di molti stati, tanto che divenne una conquista ambita da molti. Nel corso del secolo Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, l’impero ottomano perversava nel Mar Mediterraneo, attaccando le coste italiane e spagnole. Cercava dunque di ampliare le proprie rotte commerciali.

Battaglia di Lepanto. Wikipedia

Dall’altra parte, gli stati cristiani tentarono di rispondere, opponendo i loro possedimenti cristiani, come Corfù. Il tentativo valse a poco e non fermò le scorribande dei turchi, tanto che il Sultano occupò Cipro, possedimento veneziano. A questo punto, le ostilità s’inasprirono. La flotta cristiana partì per la sua riconquista, ma non fece in tempo e così alle due flotte non rimase che cercarsi. Si scontrarono alle nove del mattino del 7 ottobre. La lega Santa schierò 6 galeazze e 204 galere, invece la flotta del Sultano contava circa 180 galee e 20 galeotte. Nonostante che le perdite fossero state ingenti da entrambi le parti (30.000 morti per l’impero ottomano e 8.000 per la Lega cristiana), la flotta cristiana ne uscì vincitrice.

La battaglia di Kircholm

La battaglia di Kircholm s’inserisce nella guerra polacco svedese che si svolse dal 1600 al 1611. Si scontrarono i due eserciti polacco-lituano con 3.000 uomini e quello svedese con 11.000 soldati, il 27 settembre del 1605.

Battaglia di Kircholm. Wikipedia

Questa battaglia, inoltre, ha il primato di essere tra le più veloci della storia: infatti, lo scontro non durò che tre ore appena e la parte decisiva appena venti minuti. L’iniziativa fu presa dall’esercito lituano-polacco, nonostante fossero inferiori numericamente attaccarono quello svedese, con quasi 11.000 soldati nei loro ranghi, che, preso alla sprovvista, non riuscì a rispondere prontamente. Furono costretti così a ritirarsi, sconfitti anche dalla modernità delle armi di quello polacco-lituano.

Durante la Prima Guerra mondiale
La carica dei morti viventi

E adesso, con un salto al Novecento, affronteremo la cosiddetta Carica dei morti viventi. Fu una battaglia svoltasi il 6 agosto del 1915. Il triste evento prende il nome dall’aspetto dei soldati russi dopo il bombardamento tedesco con una miscela di gas tossici, come il cloro e il bromo. Lanciò un’offensiva alla fortezza di Osowiec nei primi giorni di luglio del ’15. Secondo le testimonianze storiche, l’attacco con la miscela di gas tossici fece diventare l’erba e le foglie gialle.

Tenente V. K. Kotlinsky. Wikipedia

La maggior parte dei soldati russi, che all’inizio della battaglia contava 1.800 soldati, non avevano con sé maschere antigas, furono così costretti a usare dei panni imbevuti di acqua o di urina. Il comandante russo, V. K. Kotlinsky, dopo l’attacco, radunò i soldati superstiti e si lanciò all’attacco dei soldati tedeschi, circa 7.500 soldati, che stavano marciando contro quelli russi, sicuri che avrebbero trovato ben poche resistenze. Già, però, alla prima linea i russi fecero indietreggiare quelli tedeschi: presi così dallo stupore di non averli sconfitti, iniziarono a sparpagliarsi e presi dal panico alla vista dei soldati russi, scapparono. I russi, infatti, avevano le bocche sanguinanti e tossivano, espellendo parte dei loro polmoni, ormai compromessi dai gas tossici. I tedeschi, così, finirono nel cadere nel loro stesso filo spinato.

 

 

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