La maschera dell’infamia

A cura di Tania Perfetti, gruppo Facebook La Casa nel Medioevo
Si imputa al medioevo la creazione  di questo orribile marchingegno volto a unire l’umiliazione psicologica al dolore fisico.
La maschera d’infamia o mordacchia sembrerebbe avere in realtà  un’ origine piu’ cinquecentesca ed era destinata ai millantatori , spergiuri e pettegoli.
La stragrande maggioranza delle vittime consisteva sempre in donne, ed il principio operante era sempre quello di mulier taceat in ecclesia, “la donna taccia in chiesa”, “chiesa” avendo qui il significato delle gerarchie regnanti laiche e religiose ; il senso quindi era “la donna taccia alla presenza dell’uomo”. Si trattava di una sorta di maschera di ferro, da chiudersi intorno alla testa , munita di una piastra che andava a premere  dolorosamente sulla lingua.
Lo scopo di questo dispositivo era quello di impedire di parlare, e ovviamente di mangiare, alla malcapitata pettegola. Talvolta, sulla piastrina era posizionata una punta di ferro, che provocava gravi ferite ad ogni minimo movimento della lingua. Si basava sul concetto di contrapasso. Era destinata a chi amava parlare troppo e a vanvera, calunniando altre persone e spargendo infamia, quindi era la lingua il bersaglio della punizione.Il dolore era una forma di catarsi  che cancellava il peccato.  A volte era lo stesso marito a portare al guinzaglio la moglie per aumentare il senso di frustrazione e di umiliazione della poveretta. La folla aveva un ruolo attivo. Era infatti consentito picchiare la persona, insultarla, imbrattarla di sterco e rifiuti vari.
La prima tortura
Una delle prime donne ad essere sottoposta a questa tortura fu Bessie Tailiefeir, che nel 1567, in Scozia, rea di aver diffamato un certo Baillie Hunter riguardo la  misurazione di alcuni terreni. La mordacchia fu usata principalmente in Scozia, ma anche in Inghilterra e in Galles, dove però non fu inserita tra gli strumenti di punizione ufficiale. Dalla Gran Bretagna arrivò anche in Germania, dove aggiunsero una campanella, che doveva attrarre l’attenzione sulla vittima durante le umilianti passeggiate.  La maschera dell’infamia potrebbe sembrare in prima battuta una dei tanti falsi storici che riempiono a iosa i sedicenti musei della tortura sparsi per il mondo. Le fonti che l’annoverano sono pero’ degne di tutti i riguardi:  la Wellcome Collection, la British Library e, in Italia, l’enciclopedia Treccani, che però la menziona come punizione per i bestemmiatori e i millantatori.
Fonti :  Gli strumenti di tortura. libro Kerrigan Michael Fornary J.
La storia della tortura. libro Innes Brian.

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