Al Duomo di Siena, un esempio di simbolismo medievale: il Quadrato di Sator

Siena è tra le città più famose al mondo. Ricca di storia e monumenti, ha un aspetto che in pochi, e forse solo i senesi conoscono: il suo lato magico.

Com’è colma di arte e di storia, altrettante sono le leggende che aleggiano su questa città: storie di fantasmi, vampiri e folletti, ma ci sono anche simboli che, nonostante siano noti, destano ancora oggi una notevole curiosità.

Tra le bellezze di Siena sicuramente è da annoverare il Duomo: in stile gotico romano, è un esempio di perfezione architettonica e artistica. All’interno del quale possiamo ammirare le opere di N. Pisano, G. Di Agostino, F. Trevigiani e P. Sorri.

Il quadrato di Sator

In pochi, però, sanno che a lato della facciata laterale del Duomo è presente un “quadrato magico”: quello di Sator, tra i simboli più affascinanti del Medioevo. Nel Duomo di Siena, si trova a circa due metri di altezza e all’apparenza può sembrare un banale blocco di marmo, come ce ne sono tanti altri, ma non è così perché su questo blocco sono incise cinque parole “magiche”, disposte a formare un quadrato.

Quadrato di Sator a Siena. Foto di G. Steph Rocket. Wikipedia

È tra i giochi di parole più conosciuti del Medioevo ed era considerato un amuleto dotato di grandissimo potere. Le cinque parole – Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas–  formano un palindromo, ossia una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra, da destra a sinistra, dall’alto verso il basso e viceversa, al centro, in un croce palindromica, si forma la parola tenet.

Palindromo di Sator. Wikipedia

I vocaboli sono organizzati in un quadrato simile a quelli numerici. Nonostante sia abbastanza diffuso, la sua comprensione è ancora oggi oscura ed enigmatica: non sappiamo, infatti, il preciso significato, seppure siano state formulate numerose ipotesi.

Quando fu rinvenuto il primo, a Palestra (Pompei), gli studiosi pensarono che fosse un bizzarro gioco di parole, ma poi, valutandolo e studiandolo meglio, scoprirono che se si anagrammavano, il risultato era sorprendente poiché si formava A Pater nostrer / o. A questo punto, la curiosità la fece da padrona e così s’iniziarono a studiare le singole parole.

L’etimologia delle cinque parole

Sator, il primo vocabolo che salta agli occhi, vuol dire “seminatore” o “coltivatore”. Nella traduzione cristiana, è legato al concetto, dunque, di Creatore. Il significato di Arepo, invece, è ancora oggi, oscuro. Molti linguistici ritengono che si tratti di un nome proprio, poiché non compare in nessun testo della letteratura latina. Invece, tenet, opera e rotas, sono abbastanza facili da capire: tenet è un verbo che significa “tenere” o “reggere”, opera potrebbe dire “con cura” e, infine, rotas sono le ruote o di un carro o metaforicamente quelle del destino.

Anagramma del quadrato. Wikipedia

Se consideriamo la croce palindromica A Pater Nostrer / o, il messaggio potrebbe essere cristiano: in più le due lettere iniziali e finali (A-O), se lette in greco ( Alfa e Omega), sono nell’Apocalisse la nascita e la morte. Se fosse così, il significato sarebbe chiaro: Il Padre ci accompagna nel nostro viaggio dall’inizio alla fine.  È plausibile credere, se quest’ipotesi fosse confermata, che la sua funzione originale fosse un messaggio nascosto per i cristiani che erano perseguitati ai tempi dei romani. E poi, risultando così perfetto, che divenne quasi un segno divino, tanto da essere creato in luoghi di culto come il Duomo di Siena.

Le diverse forme

Non in tutti i luoghi, però, si presenta allo stesso modo, se ne trovano di tre tipi: come quello di Siena, inciso sul marmo e a forma quadrata, oppure quello rivenuto a Campiglia Marittima (Chiesa di San Giovanni) che le parole sono scritte una di seguito all’altra, oppure in forma circolare.

A Siena, ad esempio, è collocato in luogo visibile a tutti i fedeli, sebbene sia leggermente appartato rispetto alla facciata centrale. Come si nota, la prima parola, Sator, è leggermente tagliata e l’iscrizione non è perfettamente centrale. Questo può significare che si tratti di un blocco “riciclato” da un altro edificio, forse quello precedente al Duomo attuale. Nel Medioevo, dunque, assunse quasi la funzione di talismano, tanto che è citato in numerosi trattati di magia come protezione da malattie, sfortuna o avversità.

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