Affile, la storia cammina con le gambe dell’uomo

Per l’impegno che vi si “sparge” si dice che l’orto vuole l’uomo morto:

“eppure per la storia di Affile, nell’era primordiale per il vetusto contadino il proverbio andrebbe modificato, è l’orto come uomo risorto.”

E’ dimostrato che attorno alle mura tirate su dagli antichi abitanti insieme alle sorti di imperatori, signori, papi, e grandi Santi, tanti agricoltori furono attivissimi nel razionalizzare il territorio. Infatti le terre che attorniavano il nucleo edificato vi era tutto un territorio diviso in appezzamenti agricoli ben identificati.

Già dal secolo II °a.C. Affile era un centro abitato, ne fa testimonianza la famosa cisterna detta “Cicerara”.

Questa opera era al servizio della popolazione per soddisfare i bisogni umani ed agricoli. Per meglio identificare il territorio partiamo dall’età Romana quando Affile come nome era non ben identificabile, cioè non se ne conosceva il significato; forse il nome Affile proveniva da “serpe” tanto è che detto animale è ora raffigurato nello stendardo del paese… Ma forse chissà??

A differenza da Arcinazzo Romano ovvero Ponza che, si dice, prese il nome da un proprietario terriero di nome Pontius  o in alternativa da un ponte raffigurato da un affresco da ammirare in un chiostro nella chiesa di Santa Scolastica in Subiaco.

Perché ho ricordato Ponza?

Io l’ho fatto perché Affile e Ponza così diversi e così uguali forse nei secoli ad avvenire saranno un tutt’uno; forse si assoceranno, vista la vicinanza, addirittura è da auspicare per loro, una sorte comune, civili e duratura.

Un capitolo a parte per Affile, come già detto, una terra di Signori, Papi e grandi Santi, fra di essi è da ricordare San Benedetto. Affresco al Sacro Speco di Subiaco raffigurante il primo miracolo di San Benedetto. Al centro dell’immagine è Affile con la chiesa di San Pietro nell’ anno 494 avvenne qualcosa che è passata alla storia.

Si tramanda che una donna forse la governante del giovane Benedetto ruppe un vaso di terracotta cosi il Santo per rincuorarla compì il suo primo miracolo, ne ricompose tutti i cocci.

A seguire Affile varie distruzioni come gli incendi e le devastazioni compiute dai Saraceni durante tutta la gran parte del secolo IX°. Questo popolo diciamo poco qualificabile era di provenienza Siriana, popolazioni a confine della penisola Arabica, esso generò distruzioni in tutta la zona dei Monasteri. Esso invase ampi territori avendo come unico scopo la rapina e il saccheggio. Dietro le orda dei Saraceni rimanevano grandi danni, una tempesta, rimasero a terra tanti morti, barbere erano le loro prevaricazioni.

Comunque è da conforto che dopo le catastrofi rispuntava il sole.

Tanta era la forza di ricominciare.

Seguirono molti anni impegnati a riparare i danni così che la vita riprendeva meglio di prima.

Da sempre Affile si è vantato del suo aspetto decoroso, di Affile si dice che le sue strade e le vie profumavano di antico. Sarebbe immenso e faticoso rievocare tutti i suoi periodi oscuri, ricordiamo Affile “controcorrente, sempre, così pure ai nostri giorni.”

Affile si opponeva alla supremazia della Abazia, spesso era in lite con l’Abate di Subiaco; il popolo non sopportava l’esproprio di territori, tanti beni case e cose, altro ancora.

Ricordiamo che anche la diocesi di “ Ferentinello” accampava diritti ad Affile, esempio ne era la tutela sulla chiesa di Santa Maria. Da Roma però venne un uomo Sant’Adalberto

(952 – 997) Vescovo di Praga, lui si dipartì dal monastero dei SS. Bonifacio ed Alessio (isola tiberina, San Bartolomeo oggi) in Roma, lui venne ad Affile.

Ragioniamo:” quali furono le probabili motivazioni a venire ad Affile?”

Affile era riconosciuto come un centro religioso? Si perché vi erano le chiese di San Pietro e Santa Maria? Si. Perché vi era una certa cisterna …. Ad aggiungersi vi era l’intento dell’imperatore Ottone III° , fervente devoto del Santo che voleva diffondere il culto del prelato Slavo dedicandogli alcune chiese tra cui quella di Affile, edificata “ supra cisternam” ( foto 3.) A posteriori Adalberto si meritava il riconoscimento che però ai nostri giorni non è abbastanza considerato. A volte si trascura l’antico che si seppellisce sotto successive costruzioni moderne e discutibili.

Adalberto era benedettino. Lui aveva dei collegamenti con le acque in quanto morì in acque barbare. Per il motivo, lui gettato nella Vistola cosi che per analogia le chiese dedicate a San’Adalberto furono sempre costruite in prossimità di sorgenti, pozzi o cisterne, cosi come ad Affile“ supra cisternam” già ricordata.

L’imperatore Ottone III° (anno 999) venne anche ad Affile per diffondere ancora di più il culto di Sant’Adalberto. Affile e sempre Affile, con le sue chiese tra le quali Santa Maria, unica parrocchia della zona. Si ricorda che quest’ultima dipendeva dal Vescovo di Palestrina che la contendeva contro gli abati di Subiaco fintanto che questi ultimi ne ottennero il potere anche su Ponza ed Affile. Come conseguenza gravò la sudditanza sociale dei territori, tutta la valle del monastero di Santa Scolastica, poi Anticoli Corrado, il corso del fiume Aniene, l’Abazia di Subiaco e si espanse verso i piani si Arcinazzo. L’Abate fece man bassa dei territori fin tanto che s’incrocio contro un “certo” Idelmondo di Affile nel 1084, questi era“ signore” di Affile, lui il capostipite della famiglia del futuro Papa Alessandro IV°. La progenie di Idelmondo governò per ben trecento anni… Ma questa è un’altra storia.

Dice un ritornello: “Affile è bello perché è fatto a ferro di cavallo” …

ci si chieda: “che questo finimento porti fortuna?”

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Giuseppe Ciuffa

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