Da Milano a Arcinazzo Romano: la vita di Delfino Leopoldo Parodi

Promotore di diverse attività industriali e uomo plurale: così potremmo definire la personalità di Delfino Leopoldo Parodi. Nato a Milano il 5 ottobre del 1875 da Carlo Giuseppe Delfino e Marina Parodi, apparteneva a una famiglia dell’alta borghesia piemontese che, in seguito, alla nascita di Delfino e dei suoi fratelli (cinque in tutto), si trasferì a Milano.

Le famiglie Parodi-Delfino

I genitori impartirono, soprattutto ai figli maschi, una forte educazione che doveva fornirli gli strumenti per affrontare l’attività imprenditoriale della famiglia, dopo la loro dipartita; infatti, secondo i genitori, in particolare, però, il padre, essi dovevano essere all’altezza della fama e dell’importanza del nome “Delfino-Parodi”. Nessuno dei fratelli si oppose comunque alla volontà genitoriale, compreso Leopoldo.

Foto di Delfino Parodi. Wikipedia

Le due famiglie erano unite da legami di parentela fin dall’Ottocento; tali legami permisero a entrambi i nuclei di espandersi imprenditorialmente. Il successo di questo si deve, alla metà del XIX secolo, a Federico Leopoldo Parodi, ricco commerciante di vino, che dopo ad aver sposato una donna ligure, appartenente a una facoltosa famiglia ligure, adottò la nipote Marina e suo marito, vale a dire i genitori di Delfino. Grazie a quest’adozione, l’unione dei due nuclei famiglia fu sancita.  Carlo Giuseppe, dalla sua parte, era altrettanto facoltoso come la famiglia Parodi; possedeva, infatti, una filanda (antichi stabilimenti tessili) a Cisanello Balsamo (Lombardia) e una produttiva tenuta agricola a Reggio Emilia, oltre che a fornaci, ville e altre aziende agricole.

Dopo le scuole dell’obbligo e gli studi universitari, Delfino s’iscrisse alla facoltà di Chimica di Zurigo, grazie allo studio della lingua tedesca che aveva approfondito nel corso del percorso scolastico. La facoltà di Chimica della città svizzera era tra le più prestigiose d’Europa. Dopo aver conseguito la laurea, Delfino continuò gli studi di perfezionamento a Lipsia (Germania) e Breslavia (Polonia). La scelta di studiare all’estero fu una mossa strategica per il futuro; questo, infatti, gli permise di strutturare una carriera sia in Italia, grazie al nome della famiglia, che all’estero.

Le prime attività industriali

La sua attività lavorativa iniziò molto presto; infatti, già all’età di ventitré anni (1902) e per volontà del padre, egli fu introdotto nelle imprese paterne, in particolare nel campo imprenditoriale delle distillerie. Tale esperienza gli permise di fondarne una tutta sua: la Società Nazionale Alcoli Leopoldo Parodi. Aveva la sede centrale a Milano e lo stabilimento a Savona (Liguria). Fu un’impresa vincente, tanto che, nel giro di pochissimi anni, ne fondò altre, tra cui una a Ferrara (Emilia Romagna) e a Pontelagoscuro (provincia di Ferrara, Emilia). In quest’ultima la distilleria lavorava soprattutto il melasso, il liquido di color bruno che si ottiene dalla separazione dello zucchero.

Immagine del melasso. Foto di Badagnani. Wikipedia.

Infine, nel 1920 rilevò più di venti distillerie italiane, riunendone nella Società Distillerie Italiane. Insomma, la sua carriera prese un avvio prorompente. Nel 1907 assunse la carica di amministratore delegato dei Vinicoli Florio di Marsala che aveva comprato qualche tempo prima.

La BPD

La svolta fu nel 1912 quando, insieme a G. Bombrini (1838-1924), fondò la Bombrini Parodi Delfino (BPD), la quale aveva sede a Colleferro (Roma). La BPD diventò, in pochissimo tempo, uno dei colossi chimici italiani, specializzandosi nella lavorazione del cemento, del tessile e nella meccanica. Giovanni Giolitti  (1842-1928), accortosi del talento di Leopoldo, le chiese di impiegare parte del suo stabilimento per la produzione e lavorazione della polvere da sparo. In questo modo, fu favorita l’iniziativa privata. Per la zona di Colleferro crebbero sia i posti di lavoro sia la pericolosità. Nel 1938, infatti, avvenne un’esplosione che causò molti feriti e vittime. Dopo la morte di Bombrini, assunse il ruolo di direttore nelle sue mani.

Foto di Bombrini. Wikipedia

Anche la vita privata procedeva a gonfie vele: nel 1907, convolò a nozze con Lucie Henny, figlia di Taco Henny, noto avvocato di Amsterdam (Olanda) e governatore delle Indie olandesi. Dal matrimonio nacquero cinque figli, due maschi e tre femmine. I figli maschi purtroppo ebbero un tragico destino: morirono in un incidente aereo nel 1936, lasciando ai genitori un vuoto così profondo che non colmarono mai più.

Negli anni dopo il secondo conflitto bellico, decise così di ritirarsi presso la sua villa ad Altipiani di Arcinazzo.

Villa Parodi ad Altipiani di Arcinazzo.

Non fu scelto a caso il luogo della costruzione, Delfino amava questo borgo nei dintorni di Roma e, quindi, la scelta di costruire qui la sua villa, fu naturale. Morì in Arcinazzo Romano il 3 novembre del 1911.

In un’epoca difficile economicamente e socialmente per l’Italia, e non solo, Delfino Parodi fu un protagonista assoluto per il suo sviluppo e la sua economia. Delfino apparteneva a una nuova categoria di imprenditori: quella dove era presente una forte famiglia alle spalle, oltre che un’adeguata preparazione culturale.

Condividi