La Torre piezometrica FUTURISTA di Rovigo dell’ architetto Giuseppe Vaccaro

La Torre piezometrica futurista di Rovigo di Giuseppe Vaccaro
Può un Serbatoio idrico a torre essere annoverata tra i capolavori architettonici?. Sembrerebbe una forzatura perché il compito che svolgono queste strutture, di cui è pieno il territorio nazionale, è molto ‘banale’. Se raccogliere e distribuire l’acqua, elemento essenziale per la nostra vita e del pianeta, si possa definire banale.

Sta di fatto che anche un serbatoio per Giuseppe Vaccaro meritava una ricerca progettuale di primo ordine. Come d’altronde egli è stato come architetto nel difficile periodo del ventennio nazionale.

Per Giuseppe Vaccaro anche una Torre piezometrica (cosi si chiama il serbatoio) merita una progettazione in “sintesi d’Arte”, come l’architetto afferma.
La Torre piezometrica futurista di Rovigo

“L’architettura può esprimere i caratteri più essenziali e profondi della cultura attuale e formularli in sintesi d’arte? Se no, il suo interesse decade. Se sì, questo è il suo massimo compito. Alla luce di queste finalità se ne debbono ricercare i massimi valori”, si afferma nella sua biografia curata da archimagazine.

Questa domanda scandisce il tempo dell’attività progettuale di Giuseppe Vaccaro (Bologna, 31 aprile 1896 – Roma 11 settembre 1970), restituendoci la ragione profonda del fare sperimentale svolto, per quasi cinquant’anni, da uno dei maggiori architetti italiani del Novecento.

Laureato nel 1920 a Bologna, Vaccaro attraversa le vicende dell’architettura italiana del secolo scorso con indipendenza di pensiero e originalità di linguaggio.

“un’arte – si legge in un suo scritto del 1943 – che si esprime per mezzo del potere emotivo delle forme costruite per scopi inerenti la vita umana”.

Il Palazzo delle Poste di Napoli, autentico capolavoro di Giuseppe Vaccaro

Negli anni tra le due guerre, testimonianze tra le più significative di tale convincimento sono capolavori quali la Facoltà di Ingegneria di Bologna (1931-35), il Palazzo delle Poste di Napoli (1928-36), i progetti romani per l’Auditorium (1935) e per la Casa littoria (1937) – gli ultimi due in collaborazione con Mario De Renzi e Adalberto Libera. Sino al capolavoro assoluto costituito dalla colonia Agip di Cesenatico (1936-38).

La Colonia marina dell’Agip di Cesenatico

Opere in cui appare pienamente soddisfatta quella che lo stesso Vaccaro, echeggiando il suono delle parole di Sant’Agostino, aveva indicato essere la “sete spirituale” dell’epoca: “rendere bello ciò che la ragione dice essere vero”. La convinzione che solo “la vera arte potrà superare la tecnica: mai ignorarla”.

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