Il mito di Narciso: una storia d’amore per se stessi

La mitologia greca, e poi romana, ha cambiato per sempre la letteratura occidentale; fra le discipline più studiate, suscita un fascino profondo nella nostra mentalità, tanto che molti autori hanno rivisitato i miti più noti, come M. Miller in Circe o La canzone di Achille. Nei miti, non solo incontriamo eroi epici, Dei e Dee, ma sappiamo di orribili punizioni o trasformazioni. Inoltre, celato nelle righe del suo racconto, c’è sempre un monito morale che aveva lo scopo, come oggi del resto, di tenere in guardia i suoi lettori da peccati, vizi e difetti.

Tra i miti, sicuramenti più noti, c’è quello di Narciso. Figlio del Dio fluviale Cefiso e della ninfa Liriope, era un giovane cacciatore, famoso per la sua bellezza. Quando era in tenera età, la madre Liriope interrogò l’indovino Tiresia sul destino del figlio. Il noto indovino rispose che Narciso avrebbe raggiunto la vecchiaia “solo se non avesse conosciuto se stesso”, la ninfa rimase perplessa alle parole dell’indovino, non capendone pienamente il significato e lasciò cadere i suoi turbamenti, non dandoli molto rilevanza.

Raggiunta l’adolescenza, Narcisio era un aitante cacciatore che faceva innamorare ogni uomo o donna che incontrava. ma che lui prontamente rifiutava. Un giorno, mentre era nei boschi, la ninfa Eco iniziò a seguirlo furtivamente poiché, nonostante avesse il desiderio di parlargli, non riusciva. Eco era costretta a ripetere le ultime parole che udiva, a causa della punizione di Giunone (Era nella mitologia greca). Eco l’aveva distratta mentre le amanti di Giove ( Zeus nella versione greca) si nascondevano.

Dipinto di Eco e Narciso di Waterhouse. Wikipedia.

A un certo punto, Narcisio, sentendo dei passi e cominciò a chiedere “chi è là?”, Eco dall’altra parte rispondeva, ripetendo le parole del giovane. La situazione andò avanti così per un bel po’ finché la giovane non prese coraggio e corse verso Narciso, abbracciandolo. Narciso però non si fece intenerire da questo e l’allontanò prontamente. Eco, così umiliata, corse via e trascorse quello che le restava da vivere a struggersi per il suo amore, finché di lei non rimase solo la voce. Nemesi, accorgendosi del dolore di Eco, decise di punire Narciso.

Quando il giovane si fermò per bere presso un corso d’acqua e vide per la prima volta il suo riflesso, s’innamorò perdutamente del suo bellissimo riflesso, non rendendosi conto che era la sua immagine. Nel momento in cui comprese che era lui in quell’immagine, non poté accettare di possedere mai quell’amore e così si lasciò morire. In questo modo si avverava anche la profezia di Tiresia.

Eco e Narciso in un dipinto di Poussin. Wikipedia

Quando le Naiadi (ninfe delle acque dolci) e le Driadi (ninfe delle querce) si recarono a prendere il corpo di Narciso, trovarono al suo posto un fiore a cui dettero nome, appunto, Narciso.

Ci sono molte versioni del mito di Narciso, questa raccontata è secondo le Metamorfosi di Ovidio. Oggi l’antroponimo Narciso è entrato nella nostra lingua e significa una persona egocentrica che nota solo se stessa. Il mito però ha stimolato molti artisti, come Michelangelo, Caravaggio e Dalì. Ed è questo il fascino del mito che entrano nella nostra cultura e lasciano qualcosa di loro.

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