Il sarcofago di Vicovaro presso i Musei Capitolini

Il mito di Meleagro e la caccia al cinghiale Calidonio

Il rinvenimento

Presso i Musei Capitolini di Roma, nel Palazzo dei Conservatori, è custodito un sarcofago a rilievo in marmo preconnesio datato alla prima metà del III sec. d.C.

E’ stato rinvenuto nel 1871 all’interno di un uliveto in località Boccoccio a Vicovaro, nella proprietà all’allora sindaco Vincenzo Ottati. Nei pressi era presente un terrazzamento in opus incertum attribuibile ad un’antica villa romana.

La rappresentazione figurata

Sulla cassa sono rappresentate tre scene di caccia in una sequenza continua: una caccia al leone sul lato breve sinistro a bassorilievo, il mito di Meleagro e la caccia al cinghiale calidonio sul lato lungo frontale ad altorilievo e la caccia al cervo sul lato breve destro, sempre a bassorilievo.

Foto gentilmente concessa dal Sig. Giancarlo Iacovelli

Le fonti scritte che raccontano il mito: Omero e Ovidio

Omero, nel libro IX dell’Iliade, descrive così gli avvenimenti che spinsero Meleagro, figlio di Eneo, re di Calidonia, ad organizzare la spedizione con al seguito alcuni compagni per dare la caccia al cinghiale:

“Ella dunque, stirpe divina, l’Urlatrice, irata, gli mandò contro un feroce cinghiale selvaggio, zanna candida, che prese a conciar male la vigna d’Eneo; molti alberi alti stendeva a terra, rovesci, con le radici e con la gloria dei frutti. L’uccise Meleagro, il figliuolo d’Eneo, chiamando cacciatori da molte città e cani, ché vinto non l’avrebbe con pochi mortali, tant’era enorme, e gettò molti sulle pire odiose”.

Eneo, mentre faceva delle offerte agli dei, dimenticò di sacrificare ad Artemide, protettrice della regione. La dea, adirata, per vendicarsi mandò un enorme cinghiale a devastare i possedimenti reali. Fatto confermato anche da Ovidio, nel libro VIII delle Metamorfosi: “La popolazione scappa, e solo dentro le mura della città si sente al sicuro, finchè Meleagro e tutta una scelta schiera di giovani bramosi di gloria non organizzano una spedizione…”

Le figure si dispongono su tre piani diversi ed occupano tutto il campo a disposizione.

La rappresentazione della caccia

La scena principale sulla fronte è composta da sinistra verso destra da un uomo barbato con mantello, tunica, calzature da caccia e nella mano destra una spada corta. Seguono un giovane cavaliere con ai piedi un cane con collare che ha catturato una lepre ed un uomo barbato simile al primo, con uno scudo nella mano sinistra e una pietra nella destra. Al centro il giovane Meleagro nudo infilza con la lancia il cinghiale, a sua volta attaccato da due cani da caccia disposti l’uno di fronte all’altro. Su un secondo piano rispetto a Meleagro, è raffigurata Atalanta nelle vesti di Artemide-Diana. Indossa una corta tunica e un mantello legato attorno alla vita ed è immortalata nell’atto di afferrare una freccia dalla faretra con la mano destra, mentre con la sinistra tiene l’arco. Segue un altro cavaliere vestito con tunica cinta in vita, mantello e stivali da caccia, che tiene le redini nella mano sinistra ed una lancia spezzata nella destra. All’estremità destra della scena si trova un uomo barbato che volge lo sguardo a sinistra e brandisce con la mano destra una spada, mentre con la sinistra tiene un lembo della veste.

Foto dell’autrice

Il lato breve sinistro

Nella testata sinistra un cacciatore barbato sul punto di cadere da cavallo è assalito da una leonessa e da un leone che riesce però ad uccidere con un pugnale, mentre quello che è stato identificato con un orso, se ne sta accovacciato ai piedi del cavallo. Giungono in aiuto del compagno anche due cavalieri, uno dei quali colpisce il leone con una pietra.

Il lato breve destro

Nella testata destra invece due uomini barbati indossano tuniche e stivali. Incedono sostenendo una rete arrotolata, mentre dietro di loro sono presenti due alberi, verosimilmente allori, un cervo in corsa, uno atterrato, un cane in atto di addentare una lepre e una capra ferita tra le gambe dell’uomo a destra.

Il coperchio

Sul coperchio, realizzato in forma di letto conviviale con sponda, è rappresentata invece la coppia dei coniugi committenti in posizione semisdraiata e con i volti appena sbozzati.  Indossano entrambi una tunica leggera, quella della donna stretta alla vita da un nastro. La figura maschile cinge col braccio la donna e tiene nella mano sinistra un volumen in parte srotolato. La donna suona una sorta di liuto. L’antico mito di Meleagro era molto amato nel contesto funerario imperiale e aveva probabilmente la funzione di enfatizzare l’aspetto eroico del defunto.

 

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