Piglio, 720 anni dalla morte del Beato Andrea Conti
Settecento venti anni fa moriva a Piglio il Beato Andrea Conti, ispiratore del Giubileo. La figura del Santo è strettamente legata al Convento di San Lorenzo a Piglio, dove visse da eremita per quaranta anni.
Convento di San Lorenzo a Piglio
Le origini del Beato
Andrea De Comitibus nacque ad Anagni attorno al 1240 nella nobile famiglia dei Conti di Segni. L’llustre casata, imparentata con i Caetani, diede i natali a cinque Pontefici. Il padre, Stefano Conti, era fratello di Alessandro IV e nipote di Innocenzo III e Gregorio IX. Il nome della madre non è noto. È noto, invece, il nome della sorella Emilia, madre di Benedetto Caetani, futuro Papa Bonifacio VIII. Andrea Conti era, dunque, lo zio materno di Bonifacio VIII.
L’influenza e la vocazione francescana
Andrea Conti crebbe in un ambiente di formazione culturale e religiosa fortemente improntato dall’influenza dei Francescani, dovuta tanto al contatto diretto che i suoi congiunti ebbero con Francesco d’Assisi, quanto alla cospicua presenza del medesimo ordine in Anagni. Qui i seguaci del Poverello di Assisi si insediarono presso un piccolo romitorio, l’odierno Convento di San Francesco Fuori Le Mura. Dopo aver espresso la volontà di entrare nell’ordine per ricevere la dovuta formazione teologica, Andrea Conti conseguì il sacerdozio. Gli venne proposto un ruolo prestigioso nella gerarchia ecclesiastica, ma Egli lo rifiutò. Nel 1262 lasciò la casa natale per trasferirsi a Piglio sull’eco della Sua vocazione.
Il viaggio da Anagni a Piglio
Con un rude bastone nella mano destra e uno scarno bagaglio nella sinistra, nel 1262 l’umile frate intraprese, a piedi, sentieri impervi e sassosi che da Anagni lo condussero presso il piccolo romitorio dei Frati Minori di San Lorenzo sul Monte Scalambra. Dopo alcune ore di cammino, si fermò in Contrada Pietra Toda, località sita tra il Santuario della Madonna delle Rose e l’ex stazione ferroviaria in Piglio, dove sostò e prese a pregare. La tradizione vuole che il frate anagnino lasciasse le impronte delle ginocchia e dei gomiti sul masso su cui si era inginocchiato. Nei secoli successivi, precisamente nel 1896, il masso venne rimosso per agevolare i lavori di ampliamento stradale. Dopo aver benedetto Anagni, dove non avrebbe più fatto ritorno, Andrea Conti si rimise in cammino. A Piglio Egli soggiornò per quaranta anni, scegliendo come dimora un’angusta spelonca del pendio del Monte Scalambra, dove visse secondo le regole francescane della povertà, della castità e dell’obbedienza. La permanenza in questo luogo ristretto non deve essere stata affatto agevole se si pensa che Andrea Conti fosse molto alto e slanciato di statura. Dalla grotta si dedicò allo studio di materie sacre e, soprattutto, alla preghiera e alla meditazione. Compose un trattato, De partu Verginis, andato perduto. Nel Concistoro del 1295 suo nipote, Papa Bonifacio VIII, gli offrì il Cappello Cardinalizio, ma Andrea Conti lo rifiutò.
Il Convento di San Lorenzo nel XIII secolo
Quando Padre Andrea giunse a San Lorenzo, il Convento non presentava le fattezze attuali. All’epoca il monastero francescano si presentava come un primitivo romitorio, la cui fondazione risultava recente. Pochi anni prima, nel 1215, il Cardinale Giovanni Colonna, Vescovo di Sabina, donò il lotto di terreno di sua proprietà, situato a mezza costa del Monte Scalambra, a Francesco d’Assisi. Questi, di ritorno dalla Terra Santa e diretto al Sacro Speco di Subiaco, accettò l’offerta dopo aver ispezionato il terreno. Il luogo non era molto distante dall’Eremo di San Michele Arcangelo, cui il Poverello di Assisi era particolarmente devoto; inoltre, si prestava alla preghiera e alla meditazione, grazie alla natura lussureggiante che lo circondava. Francesco d’Assisi vi insediò, dunque, un primo gruppo di Frati presso una piccola chiesetta dedicata al martire cristiano, San Lorenzo, fondando il primo nucleo del convento. I lavori di costruzione terminarono nel 1223. Quando nel 1262 Andrea Conti giunse a Piglio da Anagni, Egli venne accolto dal Padre Guardiano, che gli assegnò una camera scarna, dotata solo di pagliericcio e di uno scrittoio, dove poter trascrivere i testi antichi. Tuttavia, il Nostro umile frate scelse come rifugio una scarna spelonca, sul modello di San Francesco d’Assisi. Nella grotta, che oggi è ben conservata e visitabile, trascorreva il tempo in penitenza e preghiera, in profonda comunione con Dio.
La fama da taumaturgo ed esorcista
Padre Andrea Conti divenne presto noto tra la popolazione locale per l’esistenza da eremita, taumaturgo ed esorcista. Ben presto attorno al Convento ebbe inizio un intenso fenomeno di pellegrinaggio, da parte di pigliesi e di abitanti dei paesi limitrofi, che giungevano al Suo cospetto per chiedere indulgenza o guarigione da mali misteriosi e incurabili. Numerosi sono gli atti prodigiosi legati alla Sua virtù da esorcista e taumaturgo. Salvò molte donne e uomini, tra cui spicca un’energumena di Filettino, Maria Angela Crocchi, che il Beato liberò dal demonio. Le partorienti solevano bere l’acqua che fuoriusciva dalle fenditure della parete della Grotta o staccavano dei pezzetti di roccia. I frammenti venivano immersi nell’acqua che i malati in un secondo tempo bevevano, perché considerata miracolosa.

I miracoli del Beato
Ad Andrea Conti vengono attribuiti oltre trenta miracoli e innumerevoli atti prodigiosi. I più famosi sono tre: il miracolo del pesce, dei fichi e degli uccelli. Dopo aver rifiutato il Cappello Cardinalizio, Papa Bonifacio VIII inviò, tramite un domestico, tre pesci come presente allo zio Frate che dimorava nella grotta. Il domestico rubò uno dei pesci, nascondendolo sotto una rupe, poco distante dal Convento. Quando il commesso si presentò al cospetto del Frate, questi gli chiese di andare a recuperare il pesce. Preso dalla vergogna, il giovanotto obbedì, ma al posto del pesce trovò un serpente. Padre Andrea Conti conseguì così la fama di conoscitore delle cose occulte. Un altro fatto prodigioso è strettamente correlato al miracolo del pesce. Per ricambiare il dono ricevuto dal nipote Pontefice, il Frate ordinò al domestico di raccogliere i fichi sull’albero poco distante dalla Grotta. Nulla di strano, se non fosse che la richiesta venne espressa in pieno inverno. Era gennaio, eppure il domestico raccolse fichi freschissimi. Nel 1670 l’albero sparì sotto una frana. Nel sito in cui avvenne il miracolo dei pesci fino al Settecento erano visibili le impronte lasciate dalle scaglie del pesce sul sasso, portate via dai devoti perché dotate di virtù miracolose. Il terzo miracolo venne compiuto durante gli ultimi giorni di vita, quando gli vennero offerti degli uccelli come cibo che il Santo riportò in vita con un segno di croce. Ad Andrea Conti viene attribuito anche un quarto miracolo, compiuto in vita. La tradizione vuole che Egli intercedesse per liberare l’anima di Carlo d’Angiò dalle pene del Purgatorio. Il Re di Napoli, dopo la morte, apparve in sogno all’umile francescano e questi intercedette per salvare la sua anima penitente. Nel momento in cui sollevò il calice, Andrea Conti vide l’anima del defunto ascendere al Cielo.
La potenza del segno della croce
Il simbolo della croce ricorre spesso nei luoghi legati alla figura del Beato in quanto Egli se ne serviva sia per liberare gli ossessi, sia per allontanare il demonio. Una delle croci è situata alla destra (di chi guarda la parete rocciosa) della grotta ed è stata incisa a mano dallo stesso Beato per allontanare il demonio che lo importunava, talvolta rompendogli la ciotola di coccio da cui beveva. La tradizione vuole che il Frate si allontanasse una sola volta dalla Grotta per fermarsi a metà strada tra il borgo di Piglio e il Convento di San Lorenzo (odierna Via San Lorenzo). Lungo la strada in forte pendenza si inginocchiò su un masso per pregare. Gli Angeli gli apparvero e gli donarono una stola sacra. Dalla roccia Andrea Conti liberò Piglio dalle infestazioni diaboliche con un segno di croce. Ancora oggi questa zona del paese è nota come la Cona del Beato Andrea. Qui, fino al 1835 vi era una Cona o cappella a Lui dedicata, ma venne rimossa e sostituita da un piedistallo con un masso su cui era visibile l’impronta della Sua mano. Sulla roccia si ergeva anche una croce che oggi non esiste più.
L’ispirazione del Giubileo
Avendo particolarmente a cuore l’indulgenza delle anime, il Frate suggerì al nipote Papa Bonifacio VIII la proclamazione della “salutare perdonanza o penitenza”. Il Pontefice, che più volte avrebbe fatto visita allo zio eremita presso la Grotta in Piglio, accolse la proposta e nel 1300 indisse il “novello Jubileo”. Fu il primo Giubileo della Storia. Si dice che la bolla con l’indizione dell’Anno Santo fosse custodita in una cassa lignea, nascosta nel refettorio del Convento, ma venne distrutta in un incendio.
La fama del Beato post mortem
Andrea Conti morì di lì a poco il 1° febbraio 1302 a Piglio, da cui non si era più allontanato. Bonifacio VIII si era reso conto della Santità dello zio materno e il miracolo dei pesci e dei fichi non fecero altro che persuaderlo sulla canonizzazione. Sfortunatamente, il Pontefice anagnino non ebbe il tempo di canonizzarlo perché morì l’anno seguente, nel 1303. La fama da Santo non si arrestò neanche dopo la morte. Numerosi saranno i miracoli attribuitigli negli anni successivi, fra i quali spiccano la salvezza dell’Umanista Benedetto De Pileo nel 1415, la liberazione dal demonio della nobildonna Lucrezia Tomacelli Colonna nel 1626 e la liberazione di Piglio dalla peste del 1656. Nel corso del Concilio di Costanza (1414-1418) Benedetto De Pileo, celebre Umanista, originario di Piglio, venne arrestato e incarcerato per otto mesi. Grazie all’intercessione del Beato Andrea Conti, riuscì a scampare alla condanna a morte. Era il 25 novembre 1415, giorno della festa liturgica dedicata al Beato. Nel 1626 Lucrezia Tomacelli, moglie del Principe Filippo I Colonna, commissionò la costruzione di una Cappella, dedicata al Frate, accanto alla chiesetta che, in quegli anni, si presentava ancora nel suo scarno nucleo primitivo. La nobildonna era stata colpita da un misterioso male che neppure i medici più illustri furono in grado di curare. Donna Lucrezia, data ormai per spacciata, tentò un atto estremo: chiedere la grazia al defunto Padre Andrea Conti. Si fece così condurre a Piglio dove, al cospetto delle Sue spoglie, si inginocchiò e prese a invocarlo. Misteriosamente, tutti i malanni che fino a quel momento l’avevano abbattuta, scomparvero all’istante. In onore del Beato, la nobildonna avviò la costruzione di una sontuosa Cappella, alla quale si accedeva attraverso una Scala Santa, composta da 19 gradini. Lungo le pareti, gli affreschi raffiguravano i miracoli dei pesci, degli uccelli e dei fichi. All’interno del monumento fece collocare un altare, sotto il quale venne sepolto il corpo del Santo Beato. I lavori di restauro compiuti negli anni successivi portarono alla demolizione della Cappella e della Scala Santa e alla distruzione dei dipinti. Qualche anno più tardi, il Beato Andrea Conti tornò in soccorso dei Pigliesi. Nel 1656 l’epidemia di peste di manzoniana memoria seminò lutti e disperazione anche tra gli abitanti di Piglio. In seguito al miracolo attribuito alla Madonna delle Rose, la quale liberò la popolazione dal contagio, gli effetti devastanti e dolorosi non si arrestarono. Fu così che il Parroco di allora, Don Gianardi, chiese l’intercessione ad Andrea Conti, organizzando un pellegrinaggio dalla Chiesa di Santa Maria Assunta al Convento di San Lorenzo. Ancora oggi, la processione, nota come Corteo, si svolge ogni anno nel mese di agosto per onorare il Beato e rendergli grazie per aver contribuito alla salvezza del paese. Il Corteo è in gran parte in salita e prevede delle soste presso i luoghi più cari al Santo eremita: la Cona del Beato (lungo l’odierna Via San Lorenzo) e la Cappella dei Pesci.
La beatificazione di Andrea Conti
Andrea Conti venne beatificato solo nel 1724, dopo oltre quattrocento anni dalla morte. Papa Innocenzo XIII, ultimo pontefice esponente della famiglia Conti, ne portò a termine il processo di canonizzazione, avviato quattro secoli prima da Bonifacio VIII.

Il culto del Beato Andrea Conti
Il culto del Beato si era già diffuso in Italia e in Europa (soprattutto in Austria e Germania) nei secoli antecedenti la canonizzazione (1724). In particolare, a Piglio esso risulta ancora profondamente radicato. Il paese vanta una delle Confraternite più antiche esistenti con cui se ne attesta la venerazione. La Confraternita del Beato Andrea Conti venne istituita l’11 aprile 1371 con scopi devozionali e salvifici. La festa liturgica si celebrava il 25 novembre. Per la Città di Piglio venne spostata al 1° Febbraio, mentre per la Diocesi di Anagni e per tutto l’Ordine Serafico venne fissato al 3 febbraio. Per motivi legati al meteo, giacché in febbraio presso l’antico borgo montano è molto probabile la presenza di temperature rigide e di neve, la celebrazione popolare del Beato venne spostata alla quarta domenica di agosto. Nel 1479 il Beato Andrea Conti venne proclamato patrono di Piglio insieme a San Lorenzo.

I luoghi e le reliquie del Beato Andrea Conti
Nella Chiesa di San Lorenzo, alla sinistra di chi guarda l’Altare Maggiore, in una teca è custodita l’urna contenente le spoglie del Beato. Il corpo del Nostro caro frate riposa da sempre a Piglio, Suo luogo di adozione. Tuttavia, durante la Seconda Guerra Mondiale, in seguito al bombardamento aereo del 1944 per mano anglo-americana, l’urna risultò dispersa sotto le macerie del Convento. Il 6 novembre le spoglie vennero recuperate per intero e riposte in un’urna nuova. Anche la Tonaca appartenuta al Beato è conservata presso il Convento francescano in Piglio. Recuperata dalle macerie, venne restaurata dalla meticolosa opera delle Suore Clarisse di Viterbo, che la ricostruirono posandola su un’altra tonaca grigia. Al Beato Andrea Conti vengono attribuiti due Breviari, dei codici manoscritti di Sua appartenenza, attualmente conservati presso l’archivio della Curia Provinciale in Roma. Nel parco del Convento a Piglio è possibile visitare la Grotta dove il Santo eremita trascorse quaranta anni della Sua virtuosa esistenza. L’ingresso della Grotta è particolarmente stretta. Al suo interno, è visibile la Sua effigie e una lampada, donata nel 1954 dai discendenti della famiglia Conti. All’ingresso della Grotta vi era una cappella, demolita nel 1903 perché fatiscente. Attualmente, attorno alla Croce, fuori la Grotta, si possono notare delle fossette. L’incisione sacra era protetta da una grata, in cui nel corso dei secoli i fedeli vi infilavano le dita per devozione, scavando così i piccoli fori. La Cappella del Sacro Cuore è un altro luogo legato al Beato. Qui Egli amava ritirarsi in meditazione e dal medesimo luogo benedisse Piglio, Anagni e Segni. I Frati vi eressero una piccola cappella in Suo onore, che nell’Ottocento venne demolita per ricavarne le pietre con cui costruirono il muraglione del viale della Grotta. La Cappella attuale venne ricostruita successivamente per volontà di Padre Ciavardini di Alatri ed è spostata più indietro rispetto alla costruzione originale. La Cona del Pesce si trova lungo la strada asfaltata che dalla Provinciale n°20 conduce al Convento pigliese. Fino al Settecento erano visibili le impronte delle scaglie di pesce, ora scomparse per via dell’ingente flusso di pellegrini che scalfirono la roccia al punto tale da rimuoverne ogni traccia. Scendendo verso il borgo dalla Provinciale, è visibile la Cona del Beato Andrea lungo Via San Lorenzo, da cui Egli benedì Piglio con un segno della croce.
Piglio, culla del Giubileo
Sono trascorsi settecento venti anni da quando il Beato Andrea Conti lasciò il mondo conosciuto per passare a miglior vita. Eppure la venerazione che Piglio dimostra ogni anno verso il Suo compatrono non si è mai assopita. Carestie, guerre, pestilenze succedutesi nel corso dei secoli non hanno fatto altro che rafforzare il legame tra i Pigliesi e il Santo Eremita invece di spezzarlo. Ancora oggi il monastero francescano e i boschi circostanti presentano un fascino misterioso che ha il potere di richiamare a sé anche chi questo luogo lo conosce a memoria. Perché qui l’animo si nutre soltanto di silenzio e di pace e l’essere umano si sente in armonia con l’Universo. Non deve essere un caso se il Beato Andrea Conti scelse le terre di Piglio per la Sua elevazione mistica; e non deve essere un caso se ha reso il suggestivo borgo montano la culla del Giubileo.
A cura della Dott.sa Martina Pirosini
Bibliografia:
– P. ANGELO DI GIORGIO, Il Beato Andrea Conti, 2012;
– PIACENTINI ERNESTO, Il Beato Andrea Conti. Spiritualità, culto liturgico e popolare, miracoli, iconografia e iconologia, Herald Editore, Gennaio 2005.
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