San Sebastiano, un santo per Piglio

PIGLIO: San Sebastiano un santo dimenticato dai pigliesi.

 

San Sebastiano, patrono dei Vigili Urbani (20 Gennaio), originario di Milano, che subì il martirio all’inizio del IV secolo a Roma, vittima della persecuzione di Diocleziano, venerato dalla comunità pigliese fin dal 1700 e riconosciuto tra i Santi protettori insieme a San Rocco e a Sant’Antonio Abate, è stato poi dimenticato dai pigliesi da ben 207 anni (1815-2022).

 

Le cappelline che ricordano questi Santi sono strategicamente situate, a mò di sentinelle protettrici, alle periferie del Paese come se i Santi volessero estendere le loro ali protettrici su tutto Piglio.

Storiografia

Il documento più antico che nomina l’esistenza di una chiesa di S. Sebastiano rinvenuto da don Marcello parroco a Piglio dal 2000 al 2009 nell’archivio della Curia Vescovile di Anagni dove è conservato un inventario dei beni di detta chiesa inserito negli atti della visita pastorale del 1642. (Archivio della Curia Vescovile B2 A5 f587r).

 

Negli atti della visita pastorale del 27/6/1689 conservati nella curia vescovile si nomina Don Loreto De Sanctis quale cappellano di S. Sebastiano.

 

Nell’archivio parrocchiale di S. Maria invece troviamo un inventario dei beni del 1720 nel quale ci sono elencati anche i beni della chiesa di S. Sebastiano, il cui cappellano fu Don Loreto De Santis. In altro inventario del 1725 nell’elencare i beni terrieri della chiesa di S. Sebastiano “fuori delle muraglie” si fa notare che “il frutto di dette possessioni servono per il mantenimento del tetto e chiesa e per soddisfare le Messe che si celebrano nella mattina della festa di detto Santo…”.

Ai tempi del colera

Il 24 settembre 1884 don Ferdinando Tardiola scrisse alla madre che il giorno precedente terminò il triduo di S. Sebastiano per ottenere la liberazione dal colera che in Italia andava “scemando, non essendo più fiero come sul principio”.

 

In un documento del 26 giugno 1773 si legge: ”

 

La comunità della terra del Piglio e per essa il Sindaco Giuseppe Andrea Pietrangeli promette e si obbliga di “rifar tutti li danni che per cagion dello scavo potessero succedere nella Chiesa di S. Sebastiano da farsi per rifondere la campana…”.

 

In un documento del 1815 si legge che esisteva una Cappellania, vacante per la morte del Cappellano don Lorenzo Favale, sotto il titolo di S. Sebastiano, annessa ad una piccola chiesa dedicata al S. Martire ma all’epoca ormai “tutta diruta e rovinata dalla disgrazia de tempi”.

 

In un altro documento coevo vengono elencati anche i vari cappellani succedutisi tra il De Santis e il Favale: don Gaspare De Rossi, don Giovanni Domenico Borgia e don Pietro Antonio Marchetti. Sul libro di amministrazione della Collegiata di S. Maria il 10 settembre 1867 viene registrata una spesa fatta per “accomodare il quadro di S. Sebastiano onde innalzarlo sull’Altare Maggiore ed esporlo all’adorazione del Popolo per esser liberati, mercè la di Lui intercessione dal Colera …”. In altro documento del 1921 si fa menzione ancora del “Colle S. Sebastiano”.

 

Sarebbe opportuno ripristinare la devozione verso San Sebastiano ricordandolo almeno con una bacheca (per altro già esistente lungo la Provinciale Piglio-Altipiani di Arcinazzo) che indica il luogo e la storia del Santo, non a caso don Marcello, ex parroco di Piglio, ha intitolato l’oratorio parrocchiale proprio a San Sebastiano.

 

 

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Giorgio Alessandro Pacetti

 

 

 

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