Pier Andrea Mattioli: medico e botanico senese nel Rinascimento italiano

Siena, città della Toscana, è tra le più magiche d’Italia; con la sua storia, i suoi edifici medievali e la sua arte ancora oggi affascina i turisti che s’imbattono in lei. È una città che ha attraversato i secoli, sapendo dare al mondo poeti, scienziati, architetti, Papi e Santi.

Torre del Mangia e Palazzo comunale di Siena. Foto di Giada Marzocchi

Una città come ce ne sono poche altre: camminare per i vicoli e attraversare le sue piazze vuol dire passeggiare nella storia e conoscere, almeno in parte, la storia di Italia.

Tra i personaggi sicuramenti più noti c’è sicuramente Pier Andrea Mattioli, umanista, medico e botanico. È tra le figure più note e conosciute nell’ambito naturalistico.

Accenni biografici

Nato a Siena il 12 marzo del 1501, era il tredicesimo figlio di Francesco e Lucrezia Buoninsegna. La famiglia Mattioli era ben nota in città, infatti essa faceva parte dei cosiddetti “Risieduti”, ossia coloro che partecipavano al Concistoro del Comune e dunque alla vita pubblica. Nonostante la fama della casata, i Mattioli, al momento della nascita di Pier Andrea, non navigavano in buonissime acque a livello economico: secondo numerose testimonianze storiche la famiglia aveva perso parte dei suoi averi. Nonostante questo, Pier Andrea iniziò a studiare a Siena presso una scuola che seguiva i precetti di Erasmo da Rotterdam (1466/69 – 1536). Non tutti sono, però, d’accordo con tale interpretazione. Secondo altri, il rampollo senese avrebbe trascorso la sua infanzia a Venezia ma questa tesi, a oggi, non trova conferma nei documenti d’archivio. È dunque plausibile credere che il giovane Pier Andrea fosse vissuto a Siena durante la giovinezza, tra l’altro questo è avvalorato da un documento d’archivio del 1516. Oltretutto, in questo si fa accenno anche difficoltà economica della famiglia di quel momento.

La formazione

I precetti di Erasmo da Rotterdam lo influenzarono molto, soprattutto nei primi anni di studio della materia. In seguito, effettivamente, la famiglia si trasferì a Venezia e il padre Francesco lo mandò a Padova per intraprendere gli studi in Filosofia, Latino e Greco. In questo periodo di formazione, Pier Andrea s’interessò alla Medicina, tanto che frequentemente si recava ad ascoltare le lezioni.

Dopo la morte del padre, tornò a Siena, ma la situazione politica della città non gli permisero di continuare gli studi intrapresi . Tale permanenza fu molto breve, infatti poco dopo si recò a Perugia, dove s’iscrisse alla facoltà di Chirurgia.

In seguito, si recò a Roma: qui, iniziò a far pratica presso gli ospedali popolari della città. Sembrava, dunque, che Pier Andrea avesse trovato la propria pace dopo i vari spostamenti, ma il sacco dei lanzichenecchi nel 1527, cambiò nuovamente le carte in tavola. Fu costretto a trasferirsi nuovamente e si recò in Trentino, dove ufficialmente iniziò la sua professione. Divenne celebre in tutta la Val di Non per le sue cure e la sua dedizione al paziente. Qui, si dedicò pure allo studio della sifilide, malattia che imperversava tra la popolazione. La sua fama divenne talmente diffusa che fu chiamato come medico personale del vescovo Bernardo Cles, con il quale rimase per alcuni anni.

L’opera più nota

Alla sua morte, il vescovo successore, C. Mandruzzo, non lo riconfermò. Mattioli dunque cambiò di nuovo città e questa volta si recò a Gorizia.

Volume I discorsi di “M. Pietro Andrea Mattioli sanese, medico cesareo nelli sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo della materia medicinale”. Wikipedia.

Qui, si dedicò con fervore alla sua opera più importante: I discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli sanese, medico cesareo nelli sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo della materia medicinale. Ebbe ben tredici ristampe e traduzioni nel corso del tempo in altre lingue, come quella in francese, in boemo e in tedesco.

Nell’opera sono descritte più di cento piante in cui s’indicano la morfologia e gli effetti benefici di ognuna. Fu fra i testi di botanica farmaceutica più diffusi all’epoca.

Dopo la fine dei rapporti con la corte ecclesiastica, fu chiamato come medico da Ferdinando I d’Asburgo come medico personale del suo secondo genito, l’arciduca Ferdinando del Tirolo, poi governatore di Boemia.

Purtroppo, colpito dalla peste mentre si trovava a Trieste, morì nel 1578 tra gennaio e febbraio.

Siena lo ricorda ancora. Sulla facciata dell’Accademia dei Fisiocratici della città è visibile una lapide che lo ricorda e gli è stata intitolata una via del centro, segno della stima che è presente tutt’oggi

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