Le tradizioni focolari: dal ceppo di Natale allo Jo focone di Trevi nel Lazio

Tra pochi giorni si celebrerà il Natale, fatto di tradizioni e usanze. Tra quelle più antiche c’è sicuramente quella dell’accensione del ceppo natalizio. Si tratta di un’usanza risalente al XII secolo, diffusa nell’Italia del centronord, nei paesi iberici, scandinavi, tedeschi e balcanici.

L’accensione del ceppo

La cerimonia dell’accensione si svolgeva il 24 dicembre, quando il capofamiglia con un particolare brindisi accendeva un ceppo, facendolo bruciare per i dodici giorni consecutivi fino all’Epifania. Il 6 gennaio, poi, i resti del tronco venivano conservati come segno ben augurante; infatti, credevano che essi favorissero il raccolto, evitassero le malattie e portassero prosperità.

Litografia rappresentante l’accensione del ceppo. Wikipedia.

 

Gli alberi utilizzati erano perlopiù alberi da frutto, come in Inghilterra, o pini, frassini o le querce. Gli scozzesi  invece preferivano la betulla. La conferma della sua antichità la troviamo, oltre che dai documenti storici, anche in linguistica: ad esempio, in lituano Natale è kalėdos, letteralmente ”sera del ceppo”. Inoltre, ne troviamo alcuni indizi anche in pasticceria, infatti il noto dolce natalizio tronchetto di Natale deve il suo nome e la sua creazione proprio a tale tradizione.

In Toscana ed Emilia Romagna

In Italia, l’accensione del ceppo era un’usanza abbastanza diffusa. Frequentemente era il capofamiglia che si occupava di accendere un tronco di ginepro con sopra delle monete, recitando una particolare preghiera che cambiava da regione a regione.

Accensione del ceppo in Italia (Sicilia). Wikipedia.

Ancora oggi, infatti, troviamo alcune tracce di quest’usanza; ovviamente, non si tratta più di riti famigliari e privati, ma sono diventati pubblici e collettivi. In Romagna, ad esempio, in varie località la sera della vigilia ci si riunisce nelle piazze cittadine per accendere il ceppo e scambiarsi gli auguri di Natale.

Il paese di Minucciano in Garfagnana

In Toscana, il paese di Minucciano (Garfagnana, Nord della Toscana), è noto come “paese dei natalecci”; infatti, è usanza accendere enormi falò la sera della vigilia, costruiti intrecciando rami di ginepro intorno a un palo di castagno. Ogni falò è posto in cima alla collina, essi sono accesi contemporaneamente al rintocco di campana. Anche in questo caso, i falò hanno lo scopo di augurare serenità e benessere.

Lo Jo focone di Trevi nel Lazio

Molto simile a quella del ceppo è la festa del “Jo Focone” di Trevi nel Lazio in onore della Madonna di Loreto che si svolge fra il nove e il dieci dicembre. Nel passato, i giovani del paese cercavano di costruire ognuno un falò più grande, creando una sorta di competizione fra i rioni.

 

Trevi nel Lazio

Oggi, invece, si crea un unico falò che viene acceso durante la notte del dieci dicembre e riunisce un gran numero di persone. Si tratta di una tradizione molto sentita che, oltre ad avere un valore religioso, ha sicuramente anche un valore sociale, poiché crea, oggi come in passato, un forte sentimento di unione.