LA SPADA NELLA ROCCIA DELLA ROTONDA DI MONTESIEPI

All’interno della Rotonda di Montesiepi, nella Val di Merse, in privincia di Siena, una spada è conficcata nella roccia all’interno di una chiesetta a pianta circolare.

La Rotonda di Montesoepi

In stile romanico-senese, la chiesa risale al XII secolo.

Nella rotonda si conservano, in un discreto stato, preziosi affreschi attribuiti ad Ambrogio Lorenzetti.

Accanto alla Rotonda sorge l’Abbazia di San Galgano un monumento unico in Italia.

IL SANTO

Sia l’Abbazia che la Rotonda sono legate a San Galgano, un cavaliere vissuto in Toscana nel XII secolo.

Il suo nome, prima di diventare santo, era Galgano Guidotti da Chiusdino.

Egli si fece cavaliere dopo l’apparizione in sogno di San Michele.

In seguito a una seconda visione, si fece eremita in una capanna a pochi chilometri dal suo paese natale, Chiusdino.

LA SPADA BELLA ROCCIA

Qui, come segno di rinuncia alla violenza, Galgano conficcò la spada nel terreno con gesto simmetrico e opposto a quello arturiano (che la estrasse dalla roccia), adorandola come croce.

La spada nella roccia

Dopo nemmeno un anno, e alcuni miracoli, morì di stenti nel 1181.

La Rotonda (o Eremo di Montesiepi) fu costruita subito dopo la morte del Santo sopra l’antica capanna dove San Galgano visse l’ultimo anno della Sua vita.

La Spada di San Galgano è attualmente custodita all’interno di una teca che ricopre la roccia nella quale è conficcata.

L’interno della Rotonda

La protezione si rese necessaria dopo gli atti di vandalismo subiti dalla spada, che una volta era estraibile.

Una indagine metallografica condotta sull’arma ha comunque stabilito che si tratta di una spada del XII secolo.

L’ABBAZIA DI SAN GALGANO

L’abbazia di San Galgano, a croce latina, è costruita in gotico cistercense ed è poco distante dalla Rotonda nel luogo in cui visse San Galgano dopo la conversione.

Il luogo raggiunse l’apice dello splendore nel XIV secolo, ma poi l’abbazia venne depredata e lasciata cadere a pezzi.

L’abbazia di San Galgano

Nella seconda metà del Settecento crollarono il tetto e il campanile.

In questi avvenimenti si vide una comunanza con l’abbazia di Glastonbury in Inghilterra dove pare siano sepolti proprio Re Artù e la Regina Ginevra.

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