Il Teatro Olimpico di Vicenza progettato dall’architetto rinascimentale Andrea Palladio nel 1580

Il Teatro è una delle meraviglie artistiche della città.
È il primo e più antico teatro stabile coperto dell’epoca moderna
Il Teatro Olimpico di Vicenza è un teatro progettato dall’architetto rinascimentale Andrea Palladio nel 1580. Il Teatro Olimpico è una delle meraviglie artistiche della città. È il primo e più antico teatro stabile coperto dell’epoca moderna. La realizzazione del teatro, all’interno di un preesistente complesso medievale, venne commissionata a Palladio dall’Accademia Olimpica, una congregazione d’importanti personalità vicentine nell’ambito delle lettere, scienze ed arti, di cui lo stesso Palladio era socio.

Il progetto si ispirava al modello di teatro “all’antica”, sulla scia della riscoperta rinascimentale degli studi di Vitruvio. Il progetto del Palladio, settantaduenne, si ispira chiaramente ai teatri romani: una cavea gradinata ellittica, cinta da un colonnato, con statue sul fregio, fronteggiante un palcoscenico rettangolare e un maestoso proscenio su due ordini architettonici, aperto da tre arcate e ritmato da semicolonne, all’interno delle quali si trovano edicole e nicchie con statue e riquadri con bassorilievi.

La sua costruzione venne inaugurato il 3 marzo 1585, dopo la realizzazione delle celebri scene fisse di Vincenzo Scamozzi. Tali strutture lignee sono le uniche d’epoca rinascimentale giunte fino a noi in ottimo stato di conservazione. Palladio non ne vide la realizzazione, a causa della sua morte improvvisa. Sarà il figlio Silla a curarne l’esecuzione. L’Olimpico fu completato cinque anni più tardi e fu solennemente inaugurato. La prima rappresentazione, in occasione del Carnevale. Memorabile la messinscena che ricade su una tragedia greca, l’Edipo Re di Sofocle, e la scenografia riproduce le sette vie di Tebe che si intravedono nelle cinque aperture del proscenio con un raffinato gioco prospettico.

Nel Rinascimento un teatro non è un edificio a se stante – come diventerà di prassi in seguito – ma consiste nell’allestimento temporaneo di spazi all’aperto o di volumi preesistenti. L’opera è definita ’manierista’ per l’intenso chiaroscuro, accentuato tra l’altro da una serie di espedienti ottici. Il progressivo arretramento delle fronti con l’altezza, compensato visivamente dalle statue sporgenti; il gioco di aggetti e nicchie che aumentano l’illusione di profondità. L’artefice di questa piccola meraviglia nella meraviglia è Vincenzo Scamozzi, erede spirituale del Palladio. L’effetto è così ben riuscito che queste sovrastrutture lignee diventeranno parte integrante stabile del teatro.

Sempre allo Scamozzi viene affidata anche la realizzazione degli ambienti accessori. La fama del nuovo teatro si sparge prima a Venezia e poi in tutta Italia suscitando l’ammirazione di quanti vi vedevano materializzato il sogno umanistico di far rivivere l’arte classica. Scampato il pericolo dei bombardamenti aerei dell’ultima guerra, il teatro continua ad essere sede di rappresentazioni e concerti ed è stato incluso nel 1994 nella lista dei Patrimoni dell’umanità dal C.E.H.R. come le altre opere palladiane a Vicenza.