A Roiate un esempio di monachesimo femminile

Tutti noi conosciamo i monasteri maschili, magari abbiamo letto qualcosa o abbiamo visto qualche films dedicato a questo, ma di quelli femminili, invece, ne sappiamo poco o nulla.

Sembra che i monasteri femminili siano più antichi di quelli maschili; secondo gli storici, le prime tracce risalirebbero al II secolo d. C. Purtroppo le notizie relative all’evoluzione e alla presenza del monachesimo femminile sono molto scarne. Ciò è dovuto al fatto che molte monache vivevano in isolamento religioso, spesso in clausura. Dunque,

le fonti storiche sono, in alcuni casi ancora oggi, inaccessibili agli storici. Dalle poche notizie, sappiamo con certezza che Ambrogio di Milano, patrono oggi del capoluogo lombardo,  conobbe una comunità di religiose femminili bolognesi. Inoltre, sempre da una lettera del Santo milanese (384 d. C) egli abbia avuto modo di entrare in contatto con un’altra comunità femminile stanziata nell’alto Egitto, nei pressi di Tebe.

Con l’avvento dei primi ordini monastici maschili, come quelle di San Benedetto o San Domenico, si sarebbero sviluppati di pari passo anche quelli femminili. Le prime testimonianze provengono da Sant’Agostino, il quale in uno dei suoi epistolari chiama “preposita”, la superiora di un monastero. Il termine “preposita” è la voce che assegna San Paolo ai sacerdoti e dunque sarebbe una traccia che gli ordini monastici femminili avrebbero avuto un magistero dottrinale e gerarchico.

Dipinto che ritrae le monache durante le celebrazioni del Santo Natale. Wikipedia.

Inizialmente, quindi, si sarebbe trattato di donne che avrebbero scelto la vita religiosa, vivendo secondo i dettami della cristianità, rifiutando il matrimonio e vivendo in un regime di isolamento. In seguito poi si sarebbero riunite in comunità più o meno grandi. I pochi monasteri femminili di cui abbiamo traccia nell’alto Medioevo riguardavano soprattutto donne di alto lignaggio, nobili e aristocratiche e solo con la comparsa degli ordini mendicanti, tale modello religioso si sarebbe ampliato anche a classi sociali meno abbienti.

È bene, dunque, analizzare la loro evoluzione in ogni traccia rimasta, in tal senso è importantissimo l’epitaffio che sembra attestarne la presenza a Roiate (provincia di Frosinone).

L’epitaffio a Roiate

Roiate è un caratteristico borgo, adagiato sopra un colle tufaceo, nonostante sia di piccole dimensione esso può vantare un’importantissima Storia.  Anni fa, infatti, fu rinvenuto un epitaffio che recitava chasta virgo, ossia la casta delle vergini; presumibilmente questo potrebbe essere una traccia della presenza del monacato femminile. L’espressione chasta virgo sarebbe un riferimento a una delle condizioni fondamentali delle monache, ossia la verginità. Risalirebbe al IV secolo d. C e dunque se, questo fosse confermato, sarebbe antecedente alla venuta di San Benedetto e alla conseguente fondazione del monastero benedettino.

Nonostante le conferme sia poche e flebili, a mio avviso è plausibile pensare che si tratti di un indizio del monacato femminile. Inoltre la Storia ci insegna che non tutto è stato tramandato diligentemente poiché nella trasmissione di fatti o documenti storici sono molti i fattori che interferiscono, come la concezione misogina di molti e quindi la perdita di importanza per questo tipo di monachesimo. Perdipiù ancora oggi Roiate è ricordato come meta di pellegrinaggio e può vantare la presenza di molti religiosi nel suo territorio.

Se fosse così, ancora una volta il borgo roiatese non smetterebbe di sorprendere, continuando a svelare una Storia poco nota.

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