Le Motte dell’età del bronzo di Castello di Godego, Treviso

Un cumulo di terreno denominato Motta
Forse contenevano dei Tumuli sepolcrali andati perduti

Le Motte sono situate sul confine tra i comuni di Castello di Godego (Treviso) e San Martino di Lupari (Padova) in prossimità della strada statale che congiunge Cittadella a Castelfranco Veneto. In passato le Motte si pensava fossero un Castrum (accampamento romano). Successivamente si è evidenziato che dovevano essere antecedenti perché i romani avevano centuriato questa zona e l’orientamento della motta non seguiva le linee ortogonali del sistema viario della colonia.

Una Motta

Ma cos’è una Motta? Per Motta si identifica una collina artificiale eretta con il terreno di risulta proveniente dallo scavo del fossato che circonda l’altura stessa. Possono esserci all’interno della Motta anche delle sepolture di epoca arcaica. ma Un Tumulo, quindi, dal latino tumulus, sempre una collinetta circolare che copre una sepoltura composta da una o più camere sepolcrali oppure, semplicemente, da un’urna cineraria di un personaggio eminente. Le Motte di Castello di Godego sono ubicate in corrispondenza di un argine di un terrapieno difensivo ottenuto ammassando del terreno a sostegno di una fortificazione di forma quadrangolare con assi interni lunghi 230-206 metri, alto in media 4 metri.

Veduta aerea della zona archeologica di Castello di Godego

L’area interna è lievemente sopraelevata rispetto al livello campagna. Alcuni studi condotti sul nostro territorio mediante mappe e satelliti hanno consentito di rilevare una serie di allineamenti ed equidistanze che ci fanno ipotizzare l’inglobamento delle motte sparse nel nostro territorio in un sistema territoriale più complesso. Nel 1900 il manufatto era ancora essenzialmente completo. Dai disegni dell’epoca è possibile rilevare la presenza, ancora oggi riscontrabile, di tre aperture degli argini del terrapieno. Si può notare inoltre la peculiare struttura del lato sud-orientale, in parte composto da tre rialzi tumuliformi. Il ritrovamento di alcuni importanti reperti appartenenti all’età del Bronzo (es. cocci di rozzo impasto, un piccolo pugnale ecc.) consentì di datare il sito all’epoca protostorica (a partire dalla fine del XIV a.C,) poi abitato, sempre stando ai reperti, fino all’epoca romana.

Un piccolo pugnale ritrovato nella zona delle Motte

Attualmente, nelle nostre zone, tumuli sepol­crali in terra sono piuttosto rari da trovare: l’azione distruttiva e l’erosio­ne atmosferica ne hanno cancel­lato le evidenze. Non possiamo escludere che, in epoche più o meno recenti, la camera sepolcrale fosse usata come ghiacciaia. Due esempi di tumulo sepolcrale sono quelli di Salvarosa di Castelfranco Veneto (TV) e di Cendrole di Riese Pio X.

 

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