Razionalismo romano perduto: Villa Petacci alla Camilluccia

Villa Petacci alla Camilluccia
Era un tipico esempio dell’architettura degli anni Trenta

Villa Petacci, Via della Camilluccia. La villa sorgeva al n.355 e fu costruita dagli Architetti Luccichenti e Monaco tra il 1938 e il 1939. Era un tipico esempio dell’architettura degli anni Trenta. Fu costruita in una zona fuori dal centro città, motivo per cui alcuni storici la ricordano come Villa Camilluccia. Il progetto razionalista con prospetti lineari e asciutti che ricordano Le Corbusier nella villa Savoye, i cui rimandi sono individuabili anche nella composizione generale. Linee essenziali a disegnare l’imponente vetrata del piano terreno che permetteva il collegamento diretto con il giardino. La scala elicoidale che conduce alla terrazza appare una citazione di quella della Gil di Trastevere di Luigi Moretti.

Villa Petacci alla Camilluccia e la scala a piano inclinato

Un interno hollywoodiano con bagni in marmo bianco e nero, mosaici e vasca infossata nel pavimento. La casa editrice Electa con un volume su Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti colma un inspiegabile vuoto di conoscenze e ricostruisce, sullo sfondo di una storia del paese che va dal finecorsa dell’Italia mussoliniana all’Italia del boom e della dolce vita. Un capitolo di architettura italiana: quello scritto da Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti. Significativi interpreti del filone più vivo del movimento moderno hanno contribuito ad affermare l’identità e la vitalità dell’architettura italiana nel mondo negli anni della ricostruzione e dello sviluppo economico e industriale del paese.

Prospetto principale

Attivi a Roma dalla prima metà degli anni Trenta, con progetti alcune tra le più belle palazzine di Roma, il primo nucleo dell’aeroporto “Leonardo da Vinci” e il Villaggio Olimpico e la sede della Confindustria all’EUR. Nel 1938 la famiglia Petacci gli affida la progettazione di quella che diventerà Villa Petacci a Roma, storia di cui si può trovare testimonianza anche sfogliando le pagine di A Clara, volume che pubblica per la prima volta l’epistolario di Mussolini con Claretta Petacci.

Veduta dall’alto di villa Camilluccia

Nel novembre del 1944 si insediò l’Amministrazione guidata dal principe Filippo Doria Pamphili e il Tribunale di Roma dispose il sequestro di tutti i beni della famiglia Mussolini ma la sentenza venne estesa ai parenti comprendendo anche la famiglia Petacci e la villa alla Camillina fu quindi confiscata. Nel dopoguerra fu data in affitto all’OMNI come orfanotrofio, poi divenne “Palazzi Restaurant”. Nel 1975 venne abbattuta, forse per “Damnatio memoriae”, ed attualmente nel nuovo edificio, vi è la sede dell’Ambasciata dell’Iraq.

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