Si può passeggiare nella Poesia? A Castagneto Carducci accade. La permanenza del primo premio Nobel italiano per la letteratura, Giosuè Carducci, nel borgo castagnetano.

Ci sono dei luoghi nei quali si respira ancora la poesia. Luoghi che sembrano essere rimasti sospesi nel tempo e nella Storia e dove ognuno di noi può vivere l’atmosfera suggestiva di quei versi che ci ricordiamo dalla scuola. E come ci sono dei luoghi così, ci sono anche delle poesie così: chi non si ricorda dell’Infinito di Leopardi, del X agosto di Pascoli o di San Martino di Carducci?

Un borgo così è Castagneto Carducci (provincia di Livorno) che prende il nome, appunto, dal primo premio Nobel italiano per la letteratura, ad esso il Poeta rimarrà legato tutta la vita.

Giosuè (Giosue) Carducci nasce a ValdiCastello (frazione del comune di Pietrasanta) il 27 luglio del 1835 da Michele e Ildegonda Celli. Nel 1838 inizia per la famiglia il periodo castagneto; infatti, il padre, medico-chirurgo, otterrà la condotta a Bolgheri, piccolo paese vicino a Castagneto. Il padre però non ebbe mai un percorso di vita lineare, chiamato “mangiapreti”, “mangia conti”, fu costretto varie volte alla fuga, come accadde a Bolgheri. La famiglia, costretta così a scappare, per i dissensi con i Conti della Gherardesca, cercò la protezione a Castagneto presso la famiglia Moratti.

Il soggiorno castagnetano

Per Giosuè non fu il primo soggiorno. La prima permanenza risale quando, malato di malaria, fu mandato qui per riprendersi dalla malattia nell’edificio accanto a quello dove oggi sorge il Museo-Archivio a lui dedicato. Era ospite presso la famiglia del Dottor Benedetto Bernieri.

Via Carducci dove si trova la Casa del Poeta.

I luoghi della sua infanzia rimarranno sempre nel cuore del Poeta. Non dimenticherà mai la campagna di Bolgheri e Castagneto, i posti dove tutto sommato ebbe una fanciullezza felice. Essi riecheggeranno nelle sue poesie: Davanti San Guido, San Martino, Traversando la Maremma toscana rievocano quei momenti, idealizzati nella mente del poeta,  le immagini di Maremma rivivono in quadro intramontabile, ancora oggi.

Talmente legato a tali luoghi che Carducci decise di tornare a visitarli (1879-1894) per ritrovare gli amici d’infanzia e per immergersi in quell’adorata campagna. Per le vie del borgo, i cipressi alti e schietti, sono ancora là ad aspettarlo, come se non se ne fosse mai andato. E così passeggiando nella Poesia, scopriamo un lato meno noto di questo grande Poeta: ad esempio, amante del buon cibo, era solito fare le classiche “ribotte”, pranzi talmente lunghi che si trasformano in cene, con i suoi vecchi amici.

Nonostante egli abitasse stabilmente a Bologna, avendo la cattedra di  Eloquenza italiana presso l’università, tornò spesso in questi luoghi. E così. ancora oggi, avventurarsi in queste vie, visitare il Museo Archivio e la casa dove visse, vuol dire entrare nella Poesia e assaporare a pieno quell’atmosfera genuina che impressionò questo grande Poeta.

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