Donne di altri tempi: la storia della rivoluzionaria Olympe de Gouges che combatté per i diritti delle donne durante la Rivoluzione francese.

Uomo, sei capace di essere giusto? È una donna che ti fa questa domanda. Dimmi: chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso?

È così che si apre uno dei discorsi più memorabili di Olympe De Gouges –al battesimo Maria Gouze-, la quale rivolse questa temibile domanda all’Assemblea Nazionale francese che era, ovviamente, tutta maschile. Olympe era una donna grintosa, scomoda e sincera che combatté tutta la vita per i diritti delle donne, per il divorzio e l’abolizione della pena di morte.

L’infanzia

Nata nel 1748 nel Sud della Francia (Montauban) in una povera famiglia, fu data in sposa alla sola età di sedici anni. Il matrimonio non durò che appena anno, poiché il marito L.Y. Aubry morì poco dopo. Dalla relazione nacque un figlio. Rimasta vedova e con un figlio da mantenere decise di lasciarsi alle spalle l’infelice infanzia e il breve matrimonio, trasferendosi a Parigi in cerca di fortuna insieme al nuovo fidanzato, un ricco imprenditore.

A Parigi

Nella capitale francese. ebbe modo di dedicarsi ai piaceri della vita parigina; si appassionò al teatro e alla scrittura, frequentò gli ambienti artistici e intellettuali ed ebbe modo di conoscere pittori e poeti. Nonostante avesse un’educazione molto scarna, infatti sapeva a malapena leggere e scrivere, seppe ugualmente distinguersi per la sua mente brillante e originale.

Ritratto di Olympe de Gouges. Wikipedia.

Olympe era conscia di questo suo limite, ma non si fermò davanti a quest’ostacolo: dettò opere teatrali, poesie e opuscoli politici con una forte connotazione sociale. S’ispirava soprattutto alla sua vita privata: infatti, le prime denunce furono contro l’oppressione di mariti e padri. Un tipo di oppressione che lei aveva vissuto in prima persona.

I suoi scritti irritarono molti che l’accusarono di occuparsi di temi inadatti alle donne, criticarono le sue opere e ne infangarono la figura per la sua vita amorosa, considerata libertina e dissoluta.

La Francia iniziava a respirare i venti della Rivoluzione e con essa, Olympe sperava di poter ottenere qualche risultato per la lotta ai diritti delle donne. Ciò però non accadde. Nonostante il motto Libertè, Egualitè e Fraternitè le donne rimanevano ai margini della vita sociale e non potevano svolgere cariche pubbliche. La carismatica Olympe non si arrese e iniziò così a far sentire la sua voce tramite petizioni da portare all’Assemblea nazionale francese.

Dato che la Carta dei diritti dell’uomo e del cittadino, emanata nel 1789, non aveva riferimenti alla condizione femminile, Olympe decide di emanare la propria Carta. Così fu pubblicata nel 1792 la Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine, con lo scopo di ristabilire l’uguaglianza fra i due sessi. Non scaturì l’effetto sperato. Fu considerata scandalosa ed eccessiva non solo dagli uomini, ma anche dalle donne che avevano il timore di irritare i mariti e i padri.

La condanna a morte

Nel 1792 fu proclamata la Repubblica e iniziò il processo a Luigi XVI. Olympe, che da sempre aveva combattuto per l’abolizione della pena di morte, si propose di difendere il monarca francese. L’offerta non fu accettata, ma questo fece sì che fosse accusata di essere filomonarchica.

Ritratto di Olympe de Gouges mentre va al patibolo. Wikipedia.

Si dimostrò, inoltre, contraria a uno dei principi base della nuova costituzione, ossia quello che la Francia fosse una e indivisibile, la donna invece credeva che dovesse essere un governo federale, dove ogni distretto poteva eleggere il proprio governo. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. La imprigionarono e la ghigliottinarono il 3 novembre del 1793, dopo un processo sommario in cui non le fu affiancato nemmeno un avvocato.

Fu una delle poche donne a essere giustizia per le sue idee politiche. Ancora oggi rimane una figura ancora poco conosciuta, ma che merita di essere riscoperta per il suo carisma e le sue idee all’avanguardia.

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