La storia di Lucrezia Borgia, nata nel borgo di Subiaco.

Nella storia ci sono dinastie e/o personaggi che sono tramandati di generazione in generazione e che, ancora oggi, suscitano curiosità e sono avvolti da un certo mistero. Molti di questi sono passati alla storia come personalità controverse e, spesso ignobili, e godono dunque di una pessima fama. È il caso della famiglia Borgia.

I Borgia -in spagnolo Borja- sono stati una delle casate più note dell’Italia cinquecentesca e seicentesca. Furono tra le famiglie più chiacchierate nella storia d’Italia; con i loro intrighi e complotti hanno cercato di cambiare più volte l’assetto politico e sociale.

L’ascesa con Alfonso Borgia

È il 1238 quando il re d’Aragona Giacomo I è riuscito a riprendersi i territori di Valencia, conquistati in tempi addietro dagli arabi e, come gesto di gratitudine verso i suoi cavalieri più meritevoli, decise di donarli alcune terre. Tra questi sono presenti anche i Borgia, i quali essendosi distinti in battaglia, ricevono in dono da Giacomo I le terre di Xativa. Si trova nella parte più est della Spagna e fa parte della provincia di Valencia; all’epoca del dono non erano terre feconde e fertili, quindi non si trattò, in realtà, di un grandissimo omaggio, ma permise comunque la scalata di questa famiglia fino al Vaticano.

Lo stemma di famiglia originario prevedeva un bue e gli steli d’orzo, i quali simboleggiavano che la loro ricchezza proveniva dai campi. Ben presto, però, il bue fu sostituito da un toro che, invece, rappresentava la loro forza militare, tanto che molti feudi nelle vicinanze iniziarono a temere una possibile aggressione da parte loro.

Il punto di forza, come riportano le cronache del tempo, era la saldissima unione tra i loro membri, che li configurava come un vero e proprio clan e questo poteva significare solo che nel momento di una minaccia esterna, le rivalità interne si annullavano perché l’onore della famiglia veniva prima di qualunque cosa. Tale atteggiamento permise ai Borgia di entrare, prima alla corte d’Aragona, e poi arrivare a dominare Roma, centro del cristianesimo.

Dalla Spagna a Roma

Il primo punto di svolta fu dato da Alfonso Borgia (1378- 1458), il quale intraprese la carriera ecclesiastica. Considerato dai molti suoi contemporanei, un uomo austero e severo con un’ambizione sfrenata riuscì sia a diventare consigliere intimo del re d’Aragona, Alfonso V il Magnanimo, sia a far entrare alla corte reale i membri della sua famiglia. Dotato di uno spirito diplomatico ineguagliabile, ottenne da papa Eugenio IV l’assegnazione del Regno di Napoli al suo sovrano, facendo passare così l’Italia meridionale sotto la dominazione spagnola (1443).

Come ricompensa per tale manovra diplomatica, gli fu offerto il cardinalato e così si recò a Roma, nella quale portò anche la maggior parte della sua famiglia. Tanti erano i suoi parenti che per le vie di Roma si notò la loro presenza e, sempre secondo le cronache del tempo, molti furono i romani che s’infastidirono poiché all’epoca gli spagnoli erano considerati rozzi e volgari.

Come si seppe distinguere alla corte aragonese, così fece alla corte papale, nonostante la sua reputazione. Egli infatti, quando arrivò a Roma, era già considerato anziano e la sua origine spagnola certo non lo aiutava.  Si mantenne sempre quasi a disparte nelle controversie interne alla Chiesa, cercando di non esporsi troppo per non compromettere la sua figura. L’occasione arrivò alla morte di Papa Niccolò V. Gli Orsini e i Colonna non riuscivano a trovare un accordo per il nuovo Pontefice. A questo punto, entrambi arrivarono alla conclusione che servisse un cardinale che durasse poco, quindi già in là con gli anni, e che non avesse ambizioni politiche. La persona adatta era, quindi, Alfonso.

Callisto III

Fu eletto nel 1455 e prese il nome di Callisto III. Grazie quindi alle manovre di Alfonso, i Borgia si ritrovarono in capo alla cristianità. È chiaro come egli fosse stato sottovalutato, poiché nessuno dei cardinali presenti al quel Conclave, conosceva le reali intenzioni di Alfonso, ossia quella di far entrare in Vaticano i suoi parenti, tanto che uno dei suoi primi atti fu l’elezione, come notaio papale, del figlio della sorella di Rodrigo Borgia, il futuro e noto Papa Alessandro VI. Non fu nominato direttamente lui, poiché ancora non aveva completato gli studi necessari in quanto aveva poco più che vent’anni. Il suo momento comunque non tardò ad arrivare: nel 1456 fu nominato cardinale insieme ad altri prelati spagnoli.

L’errore però di Callisto fu quello di non tenere conto delle famiglie aristocratiche romane che vennero così escluse dai suoi giochi di potere. Alfonso era un vero e proprio politico e sapeva benissimo che alla sua morte, l’ascesa dei Borgia sarebbe finita, così li assicurò un ricco futuro: li donò un principato all’interno dei domini della Chiesa e avviò il fratello di Rodrigo, Pedro Luis, sulle orme del cardinalato. In tal modo, Callisto assicurò l’ascesa dei Borgia. Fece a malapena in tempo, poiché morì nel 1458. Il suo papato era durato pochi anni, abbastanza però per mettere in pratica i suoi piani. L’unico che però dimostrò la sua attitudine fu suo nipote Rodrigo Borgia.

Rodrigo Borgia

È ancora oggi tra i personaggi più ambigui; passato alla Storia, come libertino e donnaiolo, fu eletto Papa nel 1492 (11 agosto) con il nome di Alessandro IV. La sua volontà fu nota fin da subito: egli non voleva limitarsi a essere solo una guida le, ma voleva essere un “Papa Imperatore”. Per tale motivo egli cercò con intrighi, matrimoni di convenienza, complotti di accaparrarsi gran parte dell’Italia dell’epoca, cercando anche di rilanciare il ruolo politico della Chiesa.

Ritratto di Alessandro VI

In tal senso, il primo passo fu quello di cercare l’appoggio di Ferdinando D’Aragona: il re voleva espandere i suoi territori in Italia, dall’altra parte Alessandro concesse a lui e a sua moglie, Isabella di Castiglia, il titolo di “Sovrani cattolicissimi” per ingraziarseli. In poco tempo però queste manovre non servirono più. Rodrigo, con la sua brama di espansione e ricchezza, aveva iniziato a irritare i vari sovrani europei, tra cui anche i suoi alleati spagnoli. Infatti, la vita dissoluta di Rodrigo cozzava l’austera religiosità di Isabella, la quale non poteva tollerare i comportamenti libertini di Rodrigo.

La prole di Rodrigo

Il Papa non era, infatti, solo Papa, ma era anche papà. Ebbe una numerosa prole da tre donne diverse. La più nota è sicuramente Giovanna, detta e passata alla Storia come Vannozza, Cattanei. Donna di origine lombarda, la cui stirpe non è certa; sembra però che fosse figlia di un pellicciaio. La loro relazione durò per sedici anni, dal 1465 al 1481 e dalla quale nacquero quattro figli: Giovanni, Goffredo, Lucrezia e Cesare. L’altra donna che fece battere il cuore al Papa fu Giulia Farnese, la quale rimase al suo fianco fino alla sua morte. L’attenzione di Alessandro fu sempre verso i figli di Vannozza, i quali furono trattati come pedine nei giochi di poteri di Rodrigo.

E così per i suoi comportamenti insoliti, la Spagna non appoggiò più il papato di Rodrigo; a questo punto il papa rivolse la sua attenzione verso la Francia e iniziò a tramare con essa. Il re francese, Luigi XII, voleva il controllo del regno di Napoli e di Milano, inoltre voleva diseredare la prima moglie per sposare Anna di Bretagna per avere tale feudo.

L’aiuto arrivò da Rodrigo, il quale annullò il primo matrimonio, accontentando in tal modo il re francese. Il piano di ingraziarsi la Francia durò poco, poiché nonostante i favori del Papa a Luigi XII, il re francese non fu disposto a sottomettersi in Italia al papato e così anche quest’occasione sfumò. In seguito provò altri intrighi e complotti, ma nessuno servì a suoi piani. Le corti europee e gran parte del clero accolsero la sua morte, avvenuta nel 1503 (8 agosto).

Lucrezia Borgia

I figli per Rodrigo servirono a creare alleanze e accordi per i fini paterni. Tra i suoi figli, Rodrigo riuscì ad assoggettare alla sua volontà sicuramente Lucrezia e Cesare.

La figura di Lucrezia, ancora oggi, divide gli storici: fu vittima innocente del padre o una donna perfida e calcolatrice?

Ritratto di Lucrezia Borgia, Wikipedia

Terzogenita della prole di Rodrigo e Vannozza, nacque nel 1480 nella rocca abbaziale di Subiaco, alle porte di Roma.

Subiaco è un caratteristico borgo, immerso in un meraviglioso contesto naturale. Fu culla del monachesimo: i due monasteri benedettini, Santa Scolastica e San Benedetto, sono ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi.

L’unica figlia della prole di Rodrigo e Vannozza nasce, dunque, a Subiaco. Lucrezia crebbe in un’ambiente maschilista e fin dalla tenera età fu uno strumento nelle mani del padre per creare alleanze: infatti, a dieci anni fu promessa sposa al nobile veneziano Cherubino Juan de Centelles. Sfumato poi tale matrimonio, il padre ripiegò sul figlio del conte di Aversa (Gaspare da Procida). Dopo l’elezione al soglio pontificio, le mire di famiglia e di Rodrigo si fecero più vaste e Lucrezia divenne così ambita dalla maggior parte delle corti europee.

I matrimoni di Lucrezia

Così il padre la dette in sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro e nipote di Ludovico il Moro. Lucrezia, ancora una bambina, sposò Giovanni, nel 1493, quando aveva solo tredici anni. I due ebbero l’occasione di vivere a Roma e per Lucrezia fu questa un’occasione per dimostrare l’ormai tipica vena politica e diplomatica della famiglia Borgia, tanto che molti si rivolgevano a lei per ottenere favori dal Papa. Il matrimonio durò, però, solamente quattro anni.

Cambiati gli assetti politici italiani, Rodrigo trovò il modo per annullarlo. Costrinse suo “genero” ad ammettere di non aver mai consumato il matrimonio e che, dunque, Lucrezia fosse sempre vergine. Così il matrimonio non fu considerato legittimo. Giovanni Sforza si piegò alla volontà papale, ma senza vendicarsi. Fece circolare numerose voci di rapporti incestuosi tra Lucrezia e il padre e tra lei e i fratelli. Ovviamente, non ci sono prove di questi pettegolezzi, sebbene all’epoca fossero considerate veritiere. Queste peggiorarono la cattiva fama della donna, già compromessa con la scandalosa relazione con Pedro Calderon. Pedro, il quale lavorava presso la corte papale. Dalla loro relazione probabilmente nacque anche un figlio. I due, però, non poterono godersi il loro amore, poiché Pedro fu trovato assassinato nel Tevere. Il mandante dell’omicidio fu probabilmente il fratello Cesare che voleva ripulire la reputazione della sorella in vista del suo prossimo matrimonio.

Alfonso D’Aragona

Tra i pretendenti alla mano di Lucrezia, la scelta ricadde su Alfonso d’Aragona, diciasettenne principe di Salerno. I due si unirono in matrimonio nel 1498 e restarono sposati per circa un anno, fin quando le trame di famiglia non ripresero a intrecciarsi. Cesare, fratello di Lucrezia, vedeva nel giovane napoletano un ostacolo nella sua carriera politica e così lo costrinse a lasciare Roma, abbandonando Lucrezia. Il giovane tornò a Roma solo per la nascita di suo figlio, chiamato Rodrigo come il nonno materno.

Cesare probabilmente fece uccidere Alfonso, strangolandolo, nel 1500.

Alfonso d’Este

Così Lucrezia, a soli venti anni, si trovò con un figlio e due matrimoni falliti alle spalle. Dopo anche questo duro colpo decise di ritirarsi nei pressi di Nepi (Roma) per ritrovare se stessa. Fu l’occasione che le permise di allontanarsi dalle mire fraterne e paterne. Rifiutò il matrimonio con un Orsini, voluto dal padre e si dedicò attivamente alla pianificazione dell’unione con Alfonso d’Este.

Lucrezia s’impegnò molto per convincerlo a sposarla, poiché la sua fama era piena di onta. Alla fine, Alfonso cedette e i due si sposarono per procura nel 1502. Lucrezia in seguito raggiunse il marito a Ferrara. La accompagnavano non solo un maestoso corteo, ma anche le numerose dicerie sul suo conto.

Nella città ferrarese, la giovane donna si dimostrò ben diversa da come la dipingevano: sensibile, colta e gentile, la corte estense ebbe modo di apprezzarla. Lucrezia riuscì, qui, a trovare una certa serenità. Si circondò di intellettuali, artisti e poeti, come Ludovico Ariosto e Pietro Bembo, dimostrando un’incredibile cultura e diventando una grande mecenate.

A turbare la quiete fu la morte del padre nel 1503 e la preoccupazione per le sorti del fratello Cesare che, nonostante gli sforzi di Lucrezia per aiutarlo, scapperà in Spagna dove morirà nel 1507.

Tra Lucrezia e Alfonso s’instaurò un rapporto di profondo amore e di rispetto reciproco. Alla morte del padre di Alfonso e succeduto a lui, il duca ferrarese si fiderà perdutamente della moglie e le affiderà la gestione della città nei momenti in cui egli era assente. Lucrezia dall’altra parte si mostrò all’altezza del compito e riuscì a gestire bene gli affari politici. In questi anni si avvicinò molto alla religione, fondò un convento e iniziò a vestire gli abiti di terziaria di san Francesco, ossia una persona laica che decide di adottare i dogmi religiosi del santo.

Dalla loro relazione nacquero sette figli e l’ultima nascita spezzò la vita di Lucrezia, morì infatti, per un’infezione post parto il 24 giugno del 1519. Dopo la sua morte, il consorte e la città di Ferrara piansero la sua dipartita, ricordandola come donna colta e di notevole sensibilità.

Cosa rimane di Lucrezia?

La Storia, come sappiamo, non fa sconti e così Lucrezia pagò la cattiva fama della sua famiglia e, ancora oggi, è da molti considerata alla pari del fratello e del padre.

In realtà Lucrezia, come detto, fu solo una pedina nelle mani di un padre ambizioso e pagò lo scotto di vivere in un mondo prevalentemente maschile e nel quale l’unione di due persone serviva a scopi politici.

A incrementare questa terribile reputazione, fu, sicuramente, Giulio II che le scatenò addosso tutte le dicerie più perfide in circolazione. Molti autori, come A. Dumas nell’opera lirica Donizetti, ripresero quest’immagine e sfruttarono la fama di avvelenatrice nelle loro opere.

A più di cinquecento anni dalla sua morte, Lucrezia continua ad affascinare e a suscitare numerosi dubbi e curiosità e non smette, dunque, di porre interrogativi non solo sulla sua vita, ma anche sulla famiglia Borgia.

 

 

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