Per fare pace, niente è meglio che combattere alla festa del Takanakuy in Perù il 25 dicembre

Fin dai tempi più antichi, l’uomo ha dovuto gestire conflitti individuali e famigliari che perduravano anche per moltissimo tempo. In Perù ancora oggi è presente una particolare festa locale che ha come scopo quello di porre la pace tra individui o famiglie. La festa si chiama Takanakuy che in lingua quechua vuol dire “colpirsi a vicenda”. È un’usanza con radici molto antiche e che ancora oggi manifesta una grande partecipazione.

Nata a Santo Tomas, capoluogo del distretto di Chumbivilcas (Perù), si svolge ogni 25 dicembre e consiste in combattimenti e balli rituali tra persone mascherate da personaggi della tradizione andina. Ognuno di loro indossa l’abito tradizionale del proprio ruolo e, spesso, il tipico passamontagna. Tale dettaglio è da collegare all’antichità della festa: l’unico giorno per malmenare il capotribù era, infatti, il 25 dicembre e così era fondamentale nascondere la propria identità per non avere ritorsioni durante l’anno.

La festa 

La parte centrale della festa è, senz’altro, il combattimento, nonostante la giornata sia corollata di cerimonie e parate che accompagnano all’evento centrale. Inizia con una processione, organizzata dai residenti del luogo verso il luogo del combattimento, gli abitanti intonano canti in falsetto. Inoltre per tutto il giorno si sentirà suonare la musica waylilla, un genere di musica nata intorno agli ’60 come espressione di libertà e rifiuto alla guerra. Nonostante il culmine si raggiunga il 25 dicembre, i rituali iniziano la settimana precedente con parata organizzata dai residenti, che sfilano nelle strade della città in abiti tradizionali bevendo e ballando al ritmo della musica andina.

Il combattimento ricorda le arti marziali e avviene frequentemente a mani nude, o, in alcuni, casi con pezzi di stoffa.  Non è permesso mordere o tirare i capelli. A prima vista può sembrare contraddittorio poiché per serbare o ritrovare la pace è necessario picchiarsi, ma tale usanza ritrova ancora oggi numerosi partecipanti, tanto che le stime parlano di almeno 300mila visitatori ogni anno.

Non va limitato solo a un mero combattimento, ma ha radici antichissime e una profonda connotazione sociale. Più volte il governo peruviano ha cercato di sradicare tale usanza, ma con scarsi risultati tanto che si sta diffondendo anche nelle aree urbane. È presente una festa simile anche in Bolivia, il Tinku, che prevede lo stesso combattimento rituale.

 

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