L’uomo che volle farsi imperatore delle mosche. Jean Bedel Bokassa.

In quanto imperatore, i potenti mi hanno dovuto portare rispetto.

Questa è un’affermazione di Jean Bedel Bokassa, uno dei più terribili dittatori africani che governò la repubblica centrafricana dal 1966 al 1979.

Nato nel 1921 da una famiglia abbastanza agiata, dopo la morte del padre e il conseguente suicidio della madre per la scomparsa del marito, fu allevato dagli zii paterni che lo mandarono a studiare presso una scuola di missionari cristiani. Nell’adolescenza svolse lavori saltuari, come il cuoco.

La sua vocazione fu però, da sempre, l’esercito, tanto che decise di arruolarsi volontario nelle truppe coloniali francesi durante la seconda guerra mondiale. In tale ambito, si distinse dagli altri arrivando a ottenere importanti onorificenze, come la Legion d’Onore e la Croce di ferro. Dopo la fine della guerra, frequentò la scuola-ufficiali, arrivando a ricoprire il ruolo di capitano. Nel 1962 lasciò l’esercito francese per arruolarsi in quello africano.

Presidente della repubblica centrafricana era suo cugino, Dadko, e così il ruolo di capitano e la parentela lo portarono a essere fra i personaggi più in vista dell’esercito. Riuscì a ottenere il grado di comandante, diventando il capo unico delle forze armate.

La presa di potere

Questo ruolo gli permise di organizzare un colpo di stato e, il primo gennaio del 1966, esautorando il cugino, assunse il potere di presidente della repubblica centrafricana. Pochi giorni dopo, per timore di colpi di stato e attentati, abolì la Costituzione, emanata nel 1959. In pochi anni, dunque, diventò il capo indiscusso della sua nazione. Decretò illegali tutti i partiti a lui avversi e iniziò a instaurare uno dei regimi più drammatici nella storia della repubblica centrafricana. Nonostante vari colpi di stato contro il suo governo, il suo potere non si scalfì mai, anzi ne uscì consolidato, tanto che nel 1972 si fece proclamare presidente a vita.

Dopo un suo incontro con il leader libico Gheddafi, decide di convertirsi all’Islam, assumendo il nome di Salah Eddine Bokassa.  Molti si domandano ancora oggi se fu mera bizzarria o una mossa calcolata: infatti, molti sostengono che la conversione sia servita per invogliare il dittatore libico a inviare aiuti finanziari al suo governo, quindi si trattò, se così fosse, di una mossa ragionata. A supporto di questa ipotesi, dobbiamo considerare che riabbracciò la fede cristiana dopo pochi mesi.

Non soddisfatto di aver fondato una dittatura, la trasformò in una monarchia, facendosi proclamare re. Dopo un anno, nel 1977, dichiarò la nascita dell’impero centroafricano, facendo di lui l’imperatore Bokassa I.

La repubblica centroafricana è fra i cinque paesi più poveri al mondo, ma la miseria del proprio popolo non interessò a Bokassa. La cerimonia di proclamazione fu tra le più sfarzose e appariscenti. Con uno scettro d’oro in mano, si cinse la testa da solo con una corona tempestata di diamanti. Bokassa giustificò la pomposa cerimonia, nascondendosi dietro l’intento di voler mostrare il prestigio del suo paese, ma in realtà fu solo un atto di profonda megalomania. La cerimonia però risultò pomposa solo nei termini ma non nella sostanza, poiché nessun leader straniero partecipò e quindi il suo intento non riuscì.

L’ex presidente e cugino Dadko riuscì a ottenere l’aiuto della Francia e così con un altro colpo di stato riuscì a spodestarlo nel 1979.

Da prima si rifugiò in Costa d’Avorio per poi riparare in Francia dove aveva acquistato un castello ottocentesco tempo addietro. Il tribunale della repubblica centrafricana lo condannò a morte in contumacia. Nel 1988 fece inaspettatamente ritorno. Ne seguì il processo che commutò prima la condanna a morte in ergastolo e poi in venti anni di carcere. Morì nel 1996.

Oltre che affetto da una megalomania devastante, molte testimonianze riportarono denunce di massacri e mattanze contro i rivali politici e civili. Inoltre, molti sostennero che fosse cannibale, ma tale accusa cadde nel vuoto. Ciò che rimane è la pazzia di un uomo che ha governato la sua nazione e che ha portato verso il disastro una nazione già molto fragile.

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