Da Bellegra a Roma: l’affascinante storia di Tommaso Saulini

Tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 era usanza per l’alta aristocrazia compiere il Grand tour europeo, un viaggio di formazione culturale che non aveva una durata definita. Il tour consisteva nel visitare le principali, e non solo, città europee per apprezzarne l’arte, la cultura, la storia. I giovani aristocratici, i quali erano i principi destinatari del viaggio, trascorrevano il loro tempo studiando, visitando i siti archeologici e, ovviamente, facendo acquisti.

L’Italia era meta privilegiata di questo tour, soprattutto Roma. Con la sua imponente storia divenne tra le mete preferite. I giovani non solo apprezzavano i monumenti della Roma antica e le sculture rinascimentali, ma facevano acquisti nelle numerose botteghe artigiane. Tra queste, una tappa fissa era quella di Tommaso Saulini, la cui bottega divenne un punto di ritrovo mondano.

Accenni biografici

Tommaso Saulini, nato a Civitella nel 1784, fu un noto mosaicista, mastro incisore di cammei e ritrattista. La sua bottega artigiana era famosa in tutti le corti europee. I giovani nobili si fermavano per ammirare e acquistare le sue preziose opere. Bellegrano di nascita, studiò alla scuola di nudo presso l’Accademia di San Luca: un importantissimo istituto di Belle Arti, riconosciuto in tutta Europa. L’apice dell’Accademia fu raggiunto tra il Settecento e l’Ottocento grazie a una serie di concorsi indetti dalla scuola stessa. Lo stesso Saulini ne partecipò a due. Li vinse entrambi, riuscendo così a dare lustro al suo nome.

La vera svolta fu la partecipazione alle esposizioni internazionali. Egli partecipò a quella di Londra nel 1851, la Great Exhibition of the works of industry of all nations, una mostra internazionale organizzata

Busto di uomo barbuto con un berretto. L. Saulini, Metropolitan Museum di New York.

dai principi consorti inglesi –la regina Vittoria e il principe Alberto- per mostrare la potenza dell’impero britannico. Saulini ricevette un notevole consenso soprattutto per la raffinata opera di incisione sui cammei: piccoli quadri, come ritratti o scene mitologiche, impresse su pietre dure oppure su conchiglie.  Unì la maestria incisoria alla bellezza di questi oggetti che li permisero di aprire la sua prima bottega artigiana in Via della croce a Roma. In seguito ne aprì un’altra, in Via del Babbuino (Roma), nella quale continuò l’opera di incisore, tramandando la sua passione al figlio adottivo Luigi.

Luigi era figlio del primo matrimonio di Teresa Zannetti. La madre, dopo la precoce dipartita del padre di Luigi, si risposò con Tommaso, il quale  lo adottò. I due ebbero otto figli. Tra i fratellastri di Luigi, possiamo ricordare anche Antonio che dimostrò la stessa abilità del padre.

Il cammeo era un ornamento che non poteva mancare nel guardaroba ottocentesco. Carico di significato, era un elemento polisemico. Dunque, oltre ad avere una funzione decorativa, aveva anche una funzione sociale: molte vedove facevano ritrarre il volto del marito defunto oppure le neo mamme, quello del figlio appena nato. Fu anche una sorta di precursore delle foto: molti regàli europei facevano incidere i volti delle figlie da far vedere alle corti con lo scopo di trovarli un marito.

L’arte incisoria dei cammei, come quella di Saulini, non era solo mera moda, ma aveva in molti casi anche scopi più specifici. Alla fin fine i volti che sono lì impressi sembrano essere dotati di anima e movimenti, come fossero dipinti su tela. I maestri incisori, così come Saulini, si possono dunque annoverare fra i grandi artisti ottocenteschi, tanto che i suoi cammei oggi sono conservati nei principali musei  (Metropolitan Museum di New York, Ermitage di San Pietroburgo e al British Museum di Londra).

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