A Trevi nel Lazio un esempio di storiografia sacra Memorie del Lazio: l’opera di Domenico Antonio Pierantoni.
Lo storico è l’artigiano della memoria. J. Le Goff.
È così che potremo definire Domenico Antonio Pierantoni, lo storico ecclesiastico di Trevi (provincia di Frosinone).
Nato nel borgo trebano il 17 gennaio del 1646, ha il merito di fornirci una delle prime testimonianze storiografiche del territorio laziale. I genitori, Bernardino e Maddalena Germani, abitavano nei pressi del castello Caetani, la rocca che domina Trevi.
Fin dalla giovinezza esprime il desiderio di prendere i voti. Riuscirà all’età di quindici anni, entrando nel seminario romano. Dimostra subito una forte predilezione per lo studio e le ricerche archivistiche. Si laureerà nel 1668 in Filosofia, grazie alla guida del suo mentore Giovanni Battista Menocchio.
Dopo la laurea, decide di tornare a Trevi per un breve periodo, fin quando non entrerà nell’ordine dei Gesuiti (la Compagnia di Gesù), ricoprendone vari incarichi. Egli infatti fu insegnante, archivista presso la Casa Professa del Gesù a Roma e infine il direttore spirituale del seminario romano.

L’incontro con l’ordine religioso dei gesuiti fu determinante per la formazione di Pierantoni. I gesuiti, infatti, erano noti per la loro dedizione all’insegnamento. Crearono numerosi collegi per mettere in pratica la loro attività educativa. Fra questi, infatti, era presente la Casa professa del Gesù, oltre che sede della Compagnia di Gesù a Roma dal 1544. Inoltre dobbiamo all’ordine gesuita lo sviluppo della storiografica sacra, ossia quel ramo della storiografia che tiene in memoria gli aspetti religiosi della nostra società. Nata in risposta al protestantesimo, aveva inizialmente lo scopo di sfruttare la storia come luogo di esempi volti a consolidare il ruolo e l’immagine della Chiesa.
Nel corso degli anni divenne, però, un esercizio accademico e si sviluppò in diverse tipologie, come l’agiografia (l’insieme di testimonianze, fatti e miracoli della vita di un Santo), la storia degli ordini religiosi oppure quella delle diocesi. A cavallo fra il Seicento e il Settecento, questo tipo di storiografia ebbe un punto di svolta poiché cambiò l’approccio intellettuale. Le grandi novità su questo piano furono l’erudizione e le ricerche d’archivio che permisero di creare un dinamismo intellettuale e una profonda consapevolezza culturale.
Memorie del Lazio
È proprio qui che s’inserisce il grande contributo dello storico trebano, ossia Memorie del Lazio: un’opera di 25 volumi, due dei quali introvabili, che ripercorre la storia ecclesiastica laziale. L’intento di Pierantoni era la diffusione di massa dell’opera. Ogni volume è preceduto da un indice degli argomenti per agevolare la consultazione e anche la struttura stessa ricorda tale intento, infatti i volumi, divisi numericamente (vol. I, II, III), sono rilegati in pergamena con lacci per la chiusura. Nel suo complesso si mostra come uno zibaldone: una serie di appunti e di annotazioni che fa presumere che sia stata solo una bozza preparatoria, per comporre in seguito la pubblicazione definitiva.
Nonostante questa ipotesi, Memorie del Lazio rimane una testimonianza fondamentale, non solo della storiografia ecclesiastica settecentesca, ma anche della memoria del luogo: l’autore va oltre il genere e inserisce nei volumi anche la biografia di scrittori e medici. Si tratta di un surplus che dimostra come Pierantoni avesse sia la vocazione spirituale sia quella scientifica, dandone prova in questa enorme opera.
Giada Marzocchi