C’è qualcosa di vero nella favola di Biancaneve? Le storie di due nobildonne tedesche

Conosciamo tutti la favola di Biancaneve. Ci ha accompagnato nella nostra infanzia e in quella dei nostri figli.

Biancaneve, costretta a vivere con la matrigna, donna tanto bella quanto perfida, è costretta a una vita da serva. Vestita di stracci, svolge i lavori più umili del castello. Tormentata dal pensiero che la figliastra potesse superarla in bellezza, la matrigna consulta ossessivamente lo specchio magico per sapere chi è “la più bella del reame”, finché un giorno lo specchio sentenzia che la più bella è Biancaneve. Così accecata dall’invidia, incarica un cacciatore di ucciderla: l’uomo però non riuscendo per pietà ad assassinarla, la fa scappare nei boschi. La giovane trova riparo, come sappiamo, nella casetta dei sette nani. La matrigna, una volta scoperta la verità, si trasforma in una vecchietta. Decisa a eliminarla per sempre, giunge alla casa e le offre una mela avvelenata che la fa cadere in un sonno mortale. I nani la pongono in una bara di vetro fin quando un principe, che l’aveva vista al castello, la riconosce, si ferma e le dà un bacio, salvando così la dolce ragazza.

Illustrazione tedesca del 1905. Wikipedia.

Questa favola è ormai di tradizione popolare e il merito è dei fratelli Grimm – Jacob e Wilhelm-, i quali raccolsero le memorie orali tedesche e ne pubblicarono una prima versione del 1812, poi una rivista e modificata nel 1857. Nonostante non manchino gli elementi tipici fiabeschi (la principessa in difficoltà, il principe, la matrigna) si può rintracciare un fondo di verità nelle biografie di due donne tedesche: Margaretha von Waldeck e M. Catherina von Erthal.

Le due nobildonne furono accumunate da un destino molto simile a quello della protagonista della favola dei Grimm.

La storia di Margaretha von Waldeck

Nata intorno alla metà del ‘500, fu un’aristocratica tedesca, figlia di un famoso proprietario di miniere, perse la madre in tenera età. Il padre, una volta rimasto vedovo, si risposò con K. Von Hatzfeldt, anch’essa nobildonna. Margaretha, dopo essere stata mandata via da casa a causa dei continui contrasti con la matrigna, fu educata presso le principali corti tedesche, fino a che non approdò alla corte di Maria d’Ungheria. Il padre decise di mandarla presso la corte asburgica per migliorare i propri rapporti con l’imperatore, ma lì la giovane attirò su di sé le attenzioni amorose dei cortigiani, infatti in molti chiesero la sua mano. Con il passare del tempo, però, la sua salute peggiorò. Molti all’epoca sospettarono che fosse stata avvelenata.

La storia di Catherina von Erthal

Catherina Von Erthal, invece, era figlia di un famoso magistrato di Lohr (Baviera). Nata nella prima del ‘700, perse anche lei la madre in tenerissima età, intorno ai quattro anni. Dopo la morte della madre di Catherina, il padre convolò a nuove nozze. La matrigna, donna arrivista e prepotente, usò la posizione privilegiata del marito per favorire i figli del primo matrimonio. Riuscì a ostacolare Catherina fino al punto di farle lasciare la casa paterna. La giovane morì qualche anno dopo di vaiolo.

Le due storie mostrano sicuramente qualche parallelismo con la nota favola, come le matrigne cattive o la fuga da casa. Non sappiamo con certezza quale delle due fosse stata d’ispirazione ai fratelli Grimm per Biancaneve, ma dimostra comunque come la tradizione orale abbia influenzato l’opera dei fratelli. Entrambe le storie, infatti, sono narrate anche dalla tradizione parlata tedesca, oltre che supportate da documenti d’archivio. Inoltre è da considerare che i fratelli Grimm, oltre che a essere scrittori, erano ricercatori di racconti popolari. Dunque è plausibile credere che un minimo di ispirazione fosse presente. Se così non fosse, si tratta di due storie sfortunate che vale comunque la pena ricordare.

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