Il monumento sepolcrale di Caio Maenio Basso.

Testimonianza di architettura funeraria tra Tivoli e Vicovaro.

L’architettura funeraria nel mondo romano.
Nel mondo romano l’architettura funeraria vantava una grande varietà di tipologie. Lo mostrano tuttora i celebri esempi della piramide di Cestio, gli edifici lungo la via Appia o la tomba del fornaio Eurysace presso Porta Maggiore. Le imponenti tombe a tumulo, come il mausoleo di Augusto e di Adriano, erano riservate per di più al mondo aristocratico e imperiale. Allo stesso tempo erano in voga costruzioni ad edicola a più piani, altari monumentali ed edifici a forma di tempio. Nelle città ad alta densità abitativa, tra I sec. a.C. e II d.C. ebbero invece massima diffusione le sepolture collettive ipogee ad incinerazione conosciute come “colombari”, per la caratteristica forma delle nicchie che ricordava i ricoveri per l’allevamento dei colombi.
La funzione rappresentativa della tomba
La tomba fungeva da strumento rappresentativo del rango a cui il suo titolare e la famiglia appartenevano e dello status raggiunto. Dunque le sepolture nelle immediate vicinanze dei margini stradali ed in particolare nei pressi delle porte urbiche erano le più ambite. Fu così che nacquero le vie sepolcrali. Queste in età imperiale, per la crescente penuria di spazio, iniziarono ad occupare la seconda o terza fila rispetto al margine stradale, dietro a quelle più antiche.
L’esempio di Caio Maenio Basso
Il monumento sepolcrale di Caio Maenio Basso sorge presso il km 42,300 della via Tiburtina Valeria, alle pendici del colle Ramanna, nell’area di una cava moderna. E’ di fondamentale importanza proprio perché, assieme a qualche altro raro esempio ad oggi ancora visibile, identifica la suddetta via consolare come “via sepolcrale”.
Il rinvenimento dell’epigrafe
Dall’epigrafe si evince la carriera politica, religiosa e militare del proprietario della costruzione. Fu rinvenuta, assieme ad altri elementi in marmo, nel 1825 durante i lavori per la realizzazione della linea ferroviaria Roma-Sulmona. Fu questa l’occasione per la ricostruzione del monumento poco più a nord rispetto alla posizione originaria. Questo si compone infatti sia di elementi moderni, come i tre gradini sul podio di base, che antichi.
Il monumento
Il monumento rientra nel tipo architettonico dell’altare sepolcrale in forma monumentalizzata che veniva posto davanti alle tombe a camera.  Le paraste laterali che incorniciano l’iscrizione, a forma di trapezofori, con zampa leonina, ovvero la riproduzione di supporti per la tavola, suggeriscono che l’ara riproducesse la forma di una mensa. Di particolare interesse è la rappresentazione della testa di medusa sulla sommità delle paraste. Assume qui un valore apotropaico, ovvero la funzione di scacciare il male, grazie alla facoltà del personaggio mitologico di pietrificare coloro che incrociavano il suo sguardo.
Caio Menio Basso
Stando all’iscrizione, Caio Maenio Basso fu un cittadino di Tivoli afferente alla tribù Camilia, edile e quattuorviro, magister del collegio degli Herculanei et Augustales, ovvero gli addetti al culto di Ercole Tiburtino e dell’imperatore. Fu inoltre praefectus fabrum di M. Silano a Cartagine e tribuno della III legione augustea. Grazie alla menzione di quest’ultimo, che sappiamo essere stato console nel 19 d.C. e proconsole d’Africa nel 35-40 d.C., si può datare il monumento alla metà del I secolo d.C.
La carica di praefectum fabrum
Il prefectum fabrum era un’importantissima carica nel mondo romano, rimasta attiva fino al periodo claudio, che veniva esercitata all’interno delle legioni con il compito di coordinare il genio militare. Aveva dunque il comando su moltissime figure che ruotavano attorno all’esercito, dai costruttori di edifici e macchine d’assedio, a coloro che si occupavano di tracciare i confini dell’accampamento.

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