La Cappella degli Angeli in Santa Scolastica

Un capolavoro gelosamente custodito

 

Il Monastero dedicato a Santa Scolastica, è un monumento dalla bellezza unica, che unisce più stili e periodi storici tra le sue mura. Così come abbiamo visto, fondato nel 520 d.C. è (seguito da quello di Cassino), il più antico monastero italiano e del mondo.

Fondatore San Benedetto da Norcia, che volle dedicarlo all’amata sorella Scolastica.

Un notevole intervento di restauro fu applicato nel Medioevo, a seguito delle devastazioni occorse dall’invasione saracena. Il volto del Monastero mutò nei secoli, fino al 1770, quando la chiesa Romanica, venne restaurata con lo stile Neoclassico, oggi arrivato a noi. Ulteriori lavori di ristrutturazione furono necessari a seguito dei bombardamenti angloamericani a cui la struttura fu sottoposta, con la sola colpa di ospitare un Ospedale Militare Tedesco.

Ma se oggi i visitatori possono ammirare i tre magnifici chiostri, l’area dedicata ai ritrovamenti archeologici della Villa di Nerone e la chiesa Neoclassica, c’è una zona del Monastero che non è accessibile ai normali visitatori, per preservare un ambiente a rischio con l’umidità trasmessa dalla respirazione e che comunque ospita le spoglie di alcuni Abati.

Stiamo parlando della meravigliosa “Cappella degli Angeli”, così chiamata per gli eccezionali affreschi che ne adornano la volta.

La cappella è scavata nella roccia, nei sotterranei del Monastero di Santa Scolastica. Si raggiunge da degli appartamenti privati o altrimenti dal chiostro gotico, scendendo delle ripide scalinate. La sua costruzione fu voluta dal Vescovo Luis De Prades nei primi decenni del ‘400, divenendo anche il suo luogo di sepoltura nel 1429.

La cappella non è stata progettata per divenire un tumulo, ma fu edificata per valorizzare le grotte, utilizzate dai Santi eremiti e creare un luogo devozionale, che acuisse anche il culto di Michele Arcangelo. Gli ambienti sono diversi, si tratta di quattro grotte. Una di queste ospita delle are di marmo con le spoglie degli abati, seguono due grotte con altari e le volte gotiche, affrescate con cielo stellato.

Infine la cappella, che lascia letteralmente senza fiato, con diverse rappresentazioni cristologiche, la cui più importante si trova sul soffitto, riproducendo un Cristo Pantocratore Benedicente, anche se altri lo identificano proprio nella figura del Santo Padre. Se così fosse sarebbe ancora più sorprendente, dal momento che la Bibbia stessa pone il divieto della raffigurazione di Dio. La figura è circondata da nove schiere angeliche, che rappresentano le Gerarchie. Inoltre ci sono alcune scene dedicate a San Michele Arcangelo.

L’affresco subì un primo restauro nel 1854 per mano di Antonio Bianchini e Luigi Lais, l’ultimo risale al 2000.

Le affrescature, sono state attribuite al Maestro Caldora, autore anche delle storie riprodotte nella chiesa superiore del Sacro Speco, dedicato a San Benedetto.

Un tesoro che i monaci di Subiaco, custodiscono gelosamente (giustamente) e che è un unicum nel suo genere.

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