Un Medioevo inedito
Lo conosciamo davvero il Medioevo?
Il Medioevo, da sempre, considerato un periodo storico buio e lugubre, in realtà riserva ancora oggi numerose soprese. Fra queste c’è sicuramente la comicità, un aspetto ancor poco noto, ma che ci mostra un Medioevo inedito.
L’ironia medievale ci è stata trasmessa attraverso il filone della poesia giocosa. Un tipo di poesia che si sviluppa parallelamente a quella aulica e stilnovistica cioè a quella che si esprime nel linguaggio alto e nei temi sublimi.
Nasce nella realtà comunale toscana, dandoci dunque anche uno spaccato di vita quotidiana dell’epoca. L’ispirazione per tali poeti era quasi sempre la loro esistenza. Riesce dunque a riflettere, sebbene influenzati dalla satira e dalla caricatura, le contrapposizioni politiche, le diatribe personali, magari indirizzate a qualche avversario sociale o amoroso, gli amori, l’avidità o la bramosia di qualche personaggio oppure la povertà che essi vivevano. Insomma ci offre un panorama sociale a tutto tondo. Ognuno di questi poeti racconta le proprie disgrazie o vicende amorose. Mette quindi in primo piano l’uomo e poi il poeta. Per questi motivi è anche denominata poesia comico-realistica.
Molto spesso, è sintetizzata infatti con un celebre verso di una poesia di Cecco Angiolieri: Tre cose solamente m’enno in grado: la donna, la taverna e ‘l dado.
Cecco Angiolieri è tra i poeti più noti della poesia comica medievale. Vissuto alla fine del Duecento, apparteneva a una delle famiglie più in vista della città. La sua opera conta quasi cento sonetti, in cui si mostra per la sua indole esuberante e leggera. Tra i soggetti più cari ci sono l’amore carnale e i divertimenti come il gioco d’azzardo e la cucina.
Oltre che a decantare le loro passioni, questi poeti mostrano anche le proprie dispute attraverso il vituperium, ossia l’attacco personale. Esso può essere basato su fatti accaduti realmente, o può essere solo un comico gioco letterario. Nel caso di Meo dei Tolomei, altro poeta senese, il vituperium ha un’importanza fondamentale. Egli spesso e volentieri accusa la propria famiglia di farlo vivere nella miseria più assoluta. Arriva addirittura ad accusare la propria madre di tentato omicidio. È chiaro che si tratta di un’esagerazione parodistica, ma mostra come il comico aderisca alla realtà sociale e alla quotidianità di ogni singolo poeta.
Non dobbiamo credere che la poesia giocosa sia una poesia minore rispetto a quella stilnovistica. Basti pensare che lo stesso Dante si cimenta in questo genere, nella tenzone con Forese Donati. Uno scambio di sei sonetti (tre ciascuno) in cui i due si prendono in giro vicendevolmente. Dunque la poesia giocosa non mostra solo una visione d’insieme dell’esistenza medievale, ma si tratta anche della prima attestazione di realismo duecentesco.