L’uomo che salvò il mondo … E fu punito per averlo fatto

Se vi dicessero che negli anni ’80, il mondo ha rischiato di scomparire, forse non tutti voi sapreste perché.

Era il periodo in cui vigeva la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Gli arsenali nucleari delle due potenze erano puntati vicendevolmente, per assicurarsi la distruzione mutua assicurata.

Un evento che stava per verificarsi, a causa di un errore delle apparecchiature sovietiche, ma che è stato fermato da uomo che si trovava lì per caso.Stanisláv Evgráfovič Petróv.

Petróv, nato a Vladivostok il 9 settembre del 1939, ricopriva il ruolo di tenente-colonnello durante la Guerra Fredda.

Il suo ruolo fu determinante il 26 settembre 1983, quando identificò un falso allarme missilistico. Mantenendo sangue freddo e andando contro gli ordini, decise di non contrattaccare, salvando di fatto l’umanità da una catastrofica guerra nucleare.

L’incidente

Il tenente-colonnello Petróv, il 26 settembre 1983, si trovò casualmente a sostituire l’ufficiale di servizio al bunker Serpuchov 15 nei pressi di Mosca.

Il suo compito era quello di monitorare il sistema satellitare di sorveglianza dei siti missilistici statunitensi. Petróv doveva informare i superiori di un eventuale attacco nucleare, al quale sarebbe seguito un immediato contrattacco sovietico.

Secondo i piani di Mosca, bisognava adottare la dottrina della mutua distruzione assicurata. Quindi per gli Stati Uniti era un deterrente il fatto che se avessero lanciato anche un solo missile nucleare, l’Unione Sovietica avrebbe scaricato l’intero arsenale.

Alle 00.14 (ora di Mosca), il sistema satellitare OKO, segnalò il lancio di un missile partito dalla base di Malmstrom in Montana. OKO era composto da una costellazione di satelliti della serie Cosmos, ebbe fino a 101 satelliti associati. Successivamente venne rimpiazzato col nuovo Tundra/EKS nel 2000.

Petróv ritenendo il lancio di un solo missile inverosimile come attacco, pensò subito a un errore del sistema, non informando i propri superiori. Ma pochi minuti dopo il sistema segnalò altre quattro volte un report uguale, per un totale di 5 missili nucleari.

Chiunque in questa situazione avrebbe probabilmente informato immediatamente i superiori. Ma Petróv non lo fece, convinto che 5 missili fossero ancora troppo esigui per un attacco da parte degli Stati Uniti.

Se gli USA avessero voluto attaccare, lo avrebbero fatto su vasta scala. Se Petróv avesse informato i superiori, probabilmente sarebbe stato dato ordine di contrattacco immediato. Un contrattacco che in realtà sarebbe diventato un attacco, con la conseguente risposta da parte degli Stati Uniti e degli stati europei.

Al termine delle analisi, Petróv decise di segnalare l’accaduto ai superiori come un malfunzionamento, non come un attacco nucleare.

Eventi successivi

Accertamenti successivi dimostrarono che si trattava di un falso allarme dovuto a una particolare congiunzione astronomica tra la Terra, il Sole e l’orbita del sistema satellitare OKO – collegata all’equinozio d’autunno appena trascorso.

L’evento aveva dato inaspettatamente luogo a consistenti riflessi solari su nubi ad alta quota, erroneamente identificati come lanci missilistici.

L’intuizione di Petróv aveva salvato il mondo, ma aveva messo in cattiva luce la tecnologia adottata dall’Unione Sovietica. Pertanto la storia non venne fuori che soltanto 10 anni dopo, insabbiata dalle autorità.

Petróv si giocò la sua carriera, trovarono delle scuse per mandarlo in pensione anticipatamente. Si ritirò a vita privata a Frjazino, vicino Mosca. Visse i suoi ultimi anni in condizioni economiche precarie. Morì il 19 maggio 2017.

 

 

 

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