Il mito olimpico della Teocosmogonia

Creazione del mondo e degli dei

Nel corso dei secoli il progresso scientifico ha relegato in un ruolo di secondaria importanza le narrazioni mitiche della creazione del mondo attribuendo loro un ruolo negativo di alterazione della realtà, incompatibile con le leggi che regolano l’universo. Di recente, tuttavia, è stato riconosciuto che il mito, nella sua accezione più ampia, costituisce un ineliminabile atteggiamento intellettuale dell’uomo nei riguardi della realtà esterna, circostanza che lo pone alla base della cultura di ogni popolo.
Il mito assume oggi particolare rilievo nello studio delle scienze sociali e viene considerato un’importante forma primaria di conoscenza e, considerato che si va sempre più rivalutando il valore del mito, e con esso l’importanza della cultura tradizionale, riprendiamo con piacere il discorso sulle antiche cosmogonie, interrotto in questa sede a ottobre scorso dopo la trattazione del mito pelasgico e di quello orfico sulla creazione.

Omero

Esiodo

Cosmogonia e cosmologia

La cosmogonia, è l’unione di miti e teorie che ogni popolo ha elaborato per spiegare l’origine dell’Universo. Oggi al termine “cosmogonia”, in molti testi, è attribuito il significato di mito della creazione.
La cosmologia, invece, è il complesso di dottrine scientifiche o filosofiche che studiano l’ordine, i fenomeni e le leggi dell’universo.
Le cosmologie del mondo classico arcaico ritenevano che la Terra fosse costituita da un disco circolare circondato dal grande Fiume Oceano, sormontato dalla conca emisferica del cielo.

Teocosmogonia di Omero ed Esiodo

Furono Omero ed Esiodo, secondo lo storico Erodoto(II,53) che “crearono ai Greci la loro teogonia, trasformando, elevando e consolidando in figure e rappresentazioni determinate, rispondenti al genio del loro popolo, le confuse tradizioni e concezioni di varia origine, da loro rinvenute intorno a sé”.
Nella visione di entrambi i poeti la creazione degli dei (teogonia) viene fatta risalire ad un momento successivo alla formazione dell’Universo (cosmogonia). Tutto il mondo degli dei si ritrova nei poemi omerici (sec.IX-VIII a.C.), dove gli dei sono caratterizzati per l’antropomorfizzazione e per l’immortalità, grazie all’assunzione di ambrosia.
Ciò non toglie che essi scendano spesso ad un livello comportamentale spregevole, ricorrendo, come gli umani, ad astuzie, raggiri, spergiuri, tradimenti, millanterie, stravizi. In Omero l’origine del mondo è una versione leggermente modificata del mito pelasgico della creazione, perché Teti regnava sul mare come Eurinome e Oceano avvolgeva l’Universo a somiglianza del serpente Ofìone.
Come per Omero, affabulazione mitica ed intento didascalico trovano ancora un punto di sutura nel racconto cosmogonico della Teogonia (sec. VIII a.C.) di Esiodo, il primo dei rapsodi, che si avvale della scrittura per fissare, lasciando una traccia indelebile, i contenuti innovatori della sua opera.

Magnum_Chaos

La Teogonia di Esiodo si articola nella triplice enumerazione delle generazioni divine corrispondenti ai tre periodi della storia del mondo: di Urano, di Crono, di Zeus:
a) Gli elementi primordiali, ingenerati.
In principio erano il Caos, infinito ed oscuro spazio vuoto, la Terra (Gea) dal largo grembo, ed Eros, il più bello fra gli dei immortali. Il Caos, da solo, genera Erebo e la nera Notte, mentre Gea, parimenti da sola, senza accoppiamento carnale, dà vita ad Urano, personificazione del Cielo Stellato. Dall’unione di Erebo e della Notte vedono la luce i loro contrari: Etere ed il Giorno.

b) La prima generazione divina.
Dall’unione di Gea con il figlio Urano compare la prima generazione divina, costituita dai Titani e dalle sei Titanidi. Il primo nato è Oceano, il dio dai gorghi profondi, cui fanno seguito Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Teia, Rea,Temi, Mnemosine, Febe, Teti, ed infine Crono, il dio dai pensieri tortuosi, destinato a spodestare il padre. Ancora dalla coppia furono generati i tre arroganti Ciclopi monocoli e i tre Centimani, esseri mostruosi dotati di cento braccia e di cinquanta teste.

Giorgio Vasari Mutilazione di Urano da parte di Crono.

Urano, detestando tali creature dall’aspetto ripugnante, e temendone la forza smisurata, li incatenò nelle profondità della Terra. Ma Gea, non tollerando i soprusi patiti dalle proprie creature, macchinò un’atroce vendetta ai danni del compagno. Dopo aver modellato una micidiale falce di selce, la diede a Crono perché la usasse contro l’odiato genitore, ben sapendo che il figlio non si sarebbe tirato indietro, animato com’era da una insaziabile sete di potere. E così, mentre si stava consumando un rapporto amoroso tra lei e il marito (tra Cielo e Terra), Crono, uscito dal proprio nascondiglio, recise di netto, con un poderoso fendente, i genitali paterni, scagliandoli alle sue spalle in direzione del mare. Il mito vuole che dal membro inabissatosi si sprigionasse una candida schiuma, dalla quale sarebbe nata Afrodite, dea dell’Amore e della Bellezza.
Umiliato per la mutilazione subita, Urano si era dato alla fuga, lanciando all’indirizzo dell’eviratore la predizione che un giorno anche lui avrebbe subito la medesima sorte, proprio per mano di uno dei figli. Da allora il Cielo non si sarebbe più congiunto con la Terra.

Crono e Rea

c) La seconda generazione divina. Unitosi in matrimonio alla sorella Rea, Crono ebbe da lei sei figli: Hestia, Demetra, Era, Ades, Poseidone e Zeus. Ossessionato dalla maledizione paterna, anche lui diffidava dei figli, ed allora, nell’intento di rimuovere il pericolo che un giorno qualcuno di essi potesse nuocergli, giunse alla determinazione di inghiottire i maschi, man mano che venivano generati.

Rubens: Crono divora uno dei figli

L’ultimo nato, Zeus, non incorse però in tale infausta sorte, poiché la madre, quando era sul punto di partorirlo, chiamò in aiuto i genitori, Urano e Gea, i quali la condussero a Creta. E’ lì che il futuro capo degli dei vede la luce, rimanendo nascosto in un antro, dove viene allattato dalla capra Amaltea. Poi, dopo aver avvolto nelle fasce una grossa pietra, Rea la porge a Crono, in sostituzione del piccolo, perché consumi il suo pasto. Il marito, cadendo nell’inganno, la inghiotte . Come era scritto nella profezia, Zeus detronizza il padre dopo avergli fatto vomitare i fratelli che erano stati da lui ingurgitati, compresa la stessa pietra (collocata a Delfi), e può assumere la suprema autorità sul mondo degli dei, della natura e degli uomini.
Viene a determinarsi così un nuovo assetto, nel segno dell’ordine definitivo: si tratta della conquista di un più alto livello di civiltà basato sul rispetto delle regole e su una più matura coscienza morale. Tale evoluzione si spiega anche alla luce dei vari legami nuziali contratti da Zeus con divinità personificanti vantaggi e benefici per l’umanità: con Persefone, la dea delle Messi, con le Ore (le Stagioni), le Muse, le Grazie, la Giustizia, Eumonia (il buon governo), la Pace. Tramite gli accoppiamenti con immortali e mortali comincia la generazione degli eroi e la teogonia si viene a collegare con le tradizioni mitiche dell’età eroica.

Jupiter Zeus

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