Cisterne ed Acquedotti romani nel territorio di Piglio

In una pubblicazione universitaria la professoressa Matilde Mazzolani aveva segnalato nella collana ANAGNIA -“FORMA ITALIAE” (1969) che nella campagna di Piglio vi erano oltre alle ville rustiche, anche le cisterne e gli acquedotti. Essi rappresentano un patrimonio ricco e diversificato che abbraccia un arco di tempo che si estende dall’antichità romana al tardo barocco.
Le giacenze archeologiche inesplorate degne di particolare attenzione da parte degli organi della Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio sono ubicate nelle zone che gravitano attorno alle località: Civitella, Cornacchie, Gricciano, Pedicate, Prati San Biagio,
segnalati rispettivamente con i numeri: 137, 138, 141,182, 192 nella collana ANAGNIA -“FORMA ITALIAE” (1969) che la professoressa Matilde Mazzolani  aveva già individuato; ad esse c’è da aggiungere un tratto di acquedotto romano in “opus reticulatum” che la dott.ssa Sandra Gatti della Soprintendenza Archeologica di Roma, sollecitata dal geom. Luciano Pacetti, qualificava come reperto archeologico di grande importanza.
Questo ritrovamento ci permette infatti di trovare una linea sommaria di un immenso patrimonio archeologico che giace sotto la nostra terra.
L’acquedotto, interrato, che da “Romagnano” portava l’acqua nella sottostante località “Lago” è ancora ben visibile e consiste di un manufatto in muratura, alto centoottanta centimetri e largo 50 cm., intonacato nelle pareti interne con tanto di sfiato nella copertura.
Sicuramente, in tempi remoti, da queste parti scorrevano calde acque curative dalle quali i nostri padri traevano benefici.
Un altro acquedotto sotterraneo costruito con coppi si intravvede sulla via che conduce al convento di San Lorenzo denominato “Le fontanelle” la cui acqua arrivava nel centro del Paese.
Ma dove sono andate a finire queste sorgenti?
Si sa che la terra ha i suoi sconvolgimenti e là dove scorreva un fiume oggi è solo sabbia e là dove erano i boschi ora esiste un deserto, ma qui a Piglio il paesaggio si è conservato nella sua bellezza:
sicuramente qualche agricoltore ignaro trae dal suo pozzo rurale dell’acqua termale anche se in molte sorgenti menzionate dalla professoressa Matilde Mazzolani il flusso di questo prezioso liquido è diminuito a causa dei due pozzi in località San Rocco, edificati dalla civica amministrazione ed ora passati all’ACEA ATO 2.
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Giorgio Alessandro Pacetti

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