Piglio: Le ville di epoca romana

In una pubblicazione universitaria la professoressa Matilde Mazzolani aveva segnalato nella collana ANAGNIA -“FORMA ITALIAE” (1969) che nella campagna di Piglio vi erano oltre le cisterne, gli acquedotti anche delle ville rustiche che rappresentano un patrimonio ricco e diversificato che abbraccia un arco di tempo che si estende dall’antichità romana al tardo barocco.
Questo è il caso di Piglio. Accanto ad un paesaggio suggestivo ed eccezionale di bellezza naturale dei luoghi, troviamo anche un paesaggio storico di elementi artistici appartenenti ad età e culture differenti. E tutte di notevole livello qualitativo nel quale i valori ambientali ed archeologici sono complementari.
Giungendo a Piglio, prima di addentrarsi nel Borgo Medievale, al visitatore attento amante delle cose belle non sfuggono le cospicue testimonianze della civiltà romana disseminate nella campagna pigliese.
Riguardo alle giacenze archeologiche inesplorate degne di particolare attenzione da parte degli organi della Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio, sono ubicate nelle zone che gravitano attorno a diverse località. Le Fattora, Vacchereccia, Santo Eligio, Fontana di Grano e Fontana  Abate  segnalati rispettivamente con i numeri  126, 128, 132, 134 e 135  nella collana ANAGNIA -“FORMA ITALIAE” (1969) che la professoressa Matilde Mazzolani  aveva già individuato c’è da aggiungere la Villa dell’imperatore Nerva che colpito dalla squisitezza del vino del Piglio, costruì una sua residenza imperiale nel comprensorio del convento di San Giovanni i cui resti sono tuttora visibili così come riportato su “ItineSegni.com -Piglio-“.
Poco distante dal suddetto Convento sono visibili i resti di quello che fu un cospicuo complesso monumentale sito nella zona denominata “Santo Eligio”, dove si possono ammirare stupendi esempi di opere murarie in “OPUS RETICULATUM” fra le più belle ed interessanti del Nord Ciociaria.
Dopo la villa di Nerva è stata riportata alla luce una Villa “Patrizia” in località Fontana di Grano, già segnalata dalla Mazzolani, con resti di pavimenti in mosaico policromo a tesserine in pasta vitrea e costruzioni in “opus latericium” risalente al II° sec. A. C., una statua in pietra, in mezzo a resti umani, finemente lavorata, acefala e mancante del braccio sinistro.
Questi reperti fanno di Piglio un sito importantissimo nell’ambito delle scoperte archeologiche che ci portano agli splendori della Roma Repubblicana.
La Statua, genericamente riconducibile al tipo diffusissimo nell’arte romana di statua funeraria femminile, (sorta di divinità protrettrice dell’oltretomba. Derivata da prototipi greci, in particolare dal tipo della Pudicitia) è notevole per la finezza dell’esecuzione ed in particolare del delicato panneggio.
Gli Hernici, agli albori della storia, avevano in queste zone le loro roccaforti . Alla loro disfatta, i Romani abitarono queste terre generose e ricche di sorgenti e di boschi ed in questi luoghi costruirono le loro ville.
Ci si augura che da più accurati rilevamenti si possa portare alla luce quanto di più bello il mondo dei Romani ci può regalare.
Queste testimonianze del passato dovrebbero essere oggetto di migliore attenzione da parte degli amministratori perché costituiscono un patrimonio storico-culturale da valorizzare.
Ci auguriamo che anche Piglio ritorni alla ribalta con nuove eclatanti “emozioni” archeologiche. Il fine di valorizzare questa terra che nasconde un grande tesoro quello dell’arte e della cultura.
Giorgio Alessandro Pacetti