Piglio, il convento di San Lorenzo. Storia e origini

I monumenti più interessanti del vasto panorama storico-artistico di Piglio sono rappresentati dai due conventi francescani intitolati a San Lorenzo e a San Giovanni Battista.
Già dai nomi dei due Santi titolari (non francescani) si deduce come l’impianto serafico si sia insediato in edifici già preesistenti.
Il cenobio di San Lorenzo affonda le sue radici nel XIII secolo anche se purtroppo degli antichi fabbricati non resta nulla.
Le prime citazioni di Piglio in un contesto di storia serafica, ci vengono dalle illustri penne di Tommaso da Celano e di Bonaventura da Bagnoregio.
Nel suo trattato dei miracoli (1250) Tommaso da Celano narra:
Nel paese di Piglio, nella Campagna di Roma, nella festa di san Francesco, una donna eseguiva in fretta un suo lavoro. Rimproverata da una nobildonna, essendo tale festa osservata da tutti con religiosa venerazione, rispose: “Mi manca poco a finire il mio lavoro, veda il Signore se commetto una colpa!” Subito vide nella figlia che le sedeva accanto, avverarsi il grave giudizio. La bocca della bambina si era storta fino alle orecchie, e gli occhi uscivano dalle orbite stravolti in modo orribile. Accorrono donne da ogni parte e imprecano contro l’empietà della madre, causa di disgrazia alla figlia innocente. Senza indugio essa si getta a terra accasciata dal dolore, promettendo di osservare ogni anno il giorno del Santo e di dar da mangiare in tale occasione ai poveri per riverenza a questo Santo. All’istante cessò il tormento della figlia, quando la madre che aveva peccato, si pentì della sua colpa” .
Dal racconto di Tommaso da Celano si deduce come la devozione a San Francesco fosse allora ben radicata tra gli abitanti del Piglio, sentita dai pigliesi come festa di precetto che giustifica la presenza dei minoriti in loco tra il 1228 e il 1250.
Questo potrebbe essere valido elemento in favore di una fondazione anteriore al 1228, magari ad opera dello stesso San Francesco.
Tra le tante supposizioni comunque, una data è assolutamente certa: nell’anno 1265 si trovava da vari anni un nucleo di minoriti insediatisi sullo scosceso versante meridionale del Monte Scalambra, Da quell’anno troviamo infatti nel cenobio un frate illustre: il Beato Andrea Conti (1240.1302).
Il periodo che segue, e più precisamente l’arco di anni che va dal 1622 al 1628, è caratterizzato da un fervore di lavori, e quindi anche di scambi epistolari che ce li documentano per la costruzione e successivamente la decorazione della cappella votiva in onore del Beato Andrea, voluta dalla nobildonna Lucrezia Tomacelli-Colonna.
E’ questo il primo non ultimo intervento edilizio.
Nell’anno 1652, il papa Innocenzo X emanò una Costituzione Apostolica riguardante la vita e l’organizzazione interna delle case dei Regolari di ogni ordine.
Una delle novità di cui il documento era latore, consisteva nella soppressione di tutti i Monasteri e conventi che non disponevano di rendite sufficienti per alimentare almeno dieci membri di comunità.
Questa ordinanza che mirava soprattutto a ripristinare nei conventi l’aspetto cenobitico della vita religiosa, spesso degenerata in una sorta di mal vissuta idioritmìa, suscitò parecchio malcontento tra le popolazioni che si vedevano private di una capillare assistenza pastorale.
Questa ordinanza non toccò il convento di San Lorenzo perché i frati corsero subito ai ripari provvedendo ad aumentare il numero dei religiosi.
Nel 1656 periodo della peste di manzoniana memoria il convento ospitò il lazzaretto degli appestati. Nel 1672 c’è una lite tra i frati di San Lorenzo con i Riformati di San Giovanni sulla questione della precedenza nelle processioni risolta a favore di questi ultimi.
Tornando alla posizione giuridica del convento è certo che fu posto sotto la vigilanza e la giurisdizione del Vescovo e che vi restò fino nel 1720.
Il fatto è ricordato nelle visite “ad Limina” fino al 1712.
Il riconoscimento canonico del culto del Beato Andrea Conti venne concesso dalla Sede Apostolica romana l’11 Dicembre del 1724 essendo papa Innocenzo XIIIMichelangelo Conti, discendente del Beato, e la sua festa, fino ad allora celebrata il 25 Novembrevenne fissata all’ultima domenica di Agosto, mentre al 1° Febbraio  si ricorda l’anniversario della morte del Beato.
Il complesso del convento e della chiesa suddetta venne rimaneggiata nel XVII secolo.
Subentrato a Carlo De Dominicis come architetto dei padri Conventuali di san Lorenzo, Giuseppe Ferrosi, portava a termine, verso il 1765, il restauro del convento, e per gli stessi padri, tra il 1761 ed il 1773, realizzava l’annessa chiesa ellittica, in tardo stile barocco, simile per forma e dimensione alla chiesa di Sant’Andrea al Quirinale in Roma.
Il 18 Maggio 1761 si diede inizio ai lavori e il sacro edificio che fu aperto al culto il 12 Aprile del 1773 e solennemente consacrato il 12 Settembre dello stesso anno da Mons. Giovanni Battista Filippini-Zanderini vescovo diocesano di Anagni.
L’8 Marzo 1799 il cenobio venne assediato dalla truppa repubblicana.
Il 21 Giugno e di nuovo il 6 Luglio il paese di Piglio fu dato al sacco e fu appiccato il fuoco a circa 300 case.
Anche il convento fu saccheggiato dai Francesi Cisalpini che ruppero porte e finestre e fecero incetta di vasi sacri, denaro e vari oggetti.
Il 27 Settembre 1815 i religiosi ripresero possesso del convento e dei beni invenduti.
La legge governativa del 19 Giugno 1873 che ordinava la soppressione delle cosiddette “Corporazioni Religiose” considerate   Enti inutili, colpì anche il convento di San Lorenzo.
La situazione poi si aggrava nel 1877 perché il convento lasciato in stato di abbandono era ridotto  al massimo deperimento e poi  successivamente l’8 Aprile 1878 il Comune di Piglio si rifiuta di accettare la cessione della chiesa.
Alcuni mesi dopo, il 24 Dicembre del 1878, dall’Intendenza di Finanza di Roma veniva dato ordine di passare al Demanio   il Convento di san Lorenzo.
Il 22 Giugno 1884 l’architetto Raffaello Ojetti scriveva al Prefetto di Roma una lettera prot.. protocollata dalla Prefettura il 24 Giugno 1884.
 Ne riportiamo il testo:
Illmo Sig Prefetto, con lettera della Prefettura in data 3 Giugno corr. n° 18431 mi si dava incarico di recarmi nel paese del Piglio, onde esaminare il Convento e la Chiesa di S. Lorenzo. In adempimento del mandato e sulla missione effettuata riferisco alla S.V. Ill.ma quanto segue:
Non molto distante dal paese del Piglio, a mezza costa della montagna che gli sta di fronte,è situato l’edificio in parola del tutto isolato  e lungi da qualsiasi abitazione. Si accede alla Chiesa per alcuni gradini che mettono ad un atrio di cancellata. Il Prospetto è di costruzione grezza e con la decorazione non terminata.
La Chiesa è di forma ellittica (m 14,12 x 11,35) con architettura di ordine dorico, graziosa solo per la sua regolarità e le buone proporzioni. Ha quattro fondi lateralmente per le cappelle ed altro più grande di fronte all’ingresso, ove trovasi l’altare maggiore. Sopra al vano d’ingresso è ricavata una loggia che ha l’organo e che serviva pure di coretto ai religiosi dell’annesso Convento.
Le parti ornative di questa chiesa, intorno al grande vano ellittico e nell’interno di ciascuna cappella sono ricavate a semplice stucco e colorate ad imitazione di svariati marmi.
Ricopre il vano ellittico una volta a cupola, su cui nel mezzo elevarsi un lanternino.
Se la parte muraria e decorativa è buona in tutta la chiesa, nella cupola che la sovrasta è danneggiata non poco. Vi sono grandi macchie di umidità pervenutavi dalla copertura del tetto.
Tenuto conto della sua architettura di stile barocco, ed alla sua modesta decorazione di non aver trovato e nei quadri delle quattro cappelle e nei pochi arredi sacri niente di valore intrinseco e di pregio veramente artistico. Reputo che questa parte, la più importante dell’edificio religioso, non presenta motivo alcuno di dover reclamare dall’autorità competente provvedimenti per la sua conservazione in vantaggio dell’arte.
L’annesso Convento, a cui si può entrare e dalla Chiesa predetta e dal piazzale che trovasi innanzi la chiesa, è di piccole proporzioni e di modesta costruzione, tali quali si dovevano attribuire a romitorio anziché ad un convento.
Anche questa parte non offre alcuna cosa interessante.
Di più, per cedimenti nei fondamenti sul prospetto principale e su i punti ove discende più ripido il terreno, il fabbricato mostra nel suo interno lungo le pareti e più di ogni altro nelle volte lesioni fortissime.
Questo suo stato che minaccia maggiore ruina reclama urgenti riparazioni, le quali saranno di non di piccola spesa, fatta maggiore per le molte infiltrazioni di umidità nei muri del piano terreno.
Per l’abbandono tenuto in vari anni anche tutti gli infissi sono in grande deperimento.
Nulla vi è in questa altra porzione dell’edificio visitata, che sia in qualche modo degno di considerazione per lo studioso ed il curioso dell’arte.
Per quanto espresso dunque il Convento e la Chiesa di San Lorenzo al Piglio, opera della fine del secolo passato, per il vantaggio e decoro dell’arte non merita alcuna cura del governo.
La S.V. Ill.ma mi faceva trasmettere il rapporto in indirizzatole dal Sig. Cav. Petriconi Ispettore in Anagniper i monumenti e gli oggetti d’arte.
Esaminato il V. rapporto, riconosciute vere le notizie storiche date sull’edificio di cui si tratta, sono di avviso che esso rapporto non può dare molto peso volendo riconoscere pregievole l’edificio almeno per il lato storico.
Si tenga conto che il Municipio di Piglio rifiutò per modistissimo prezzo l’aquisto che gli proponeva il R. Demanio, non trovando di nessun utile il fabbricato e per la sua lontananza ed asprezza dell’ubicazione e per le poco buone sue condizioni statiche. La popolazione del Piglio poi non può trarre motivo di lamento e di biasimo, se il governo in qualche modo alienerà questa proprietà, a cui le tradizioni riferitesi al Beato Andrea Conti danno un ricordo d’interesse religioso. A questa eventualità la stessa popolazione e il clero stesso provvide in vario tempo, trasportando alla Cattedrale i resti del venerato religioso, che prima della demanazione del Convento e Chiesa di San Lorenzo erano in questa stessa chiesa conservate al pubblico culto.
Per la minuziosa visita fatta sul luogo, per gli apprezzamenti fatti da ogni parte, che l’edificio potesse presentare giudicandola sotto il lato storico ed artistico, e per le informazioni prese dalle autorità locali, trassi il convincimento che la Commissione Conservatrice dei Monumenti e degli Oggetti d’Arte della provincia romana non avrebbe ragioni di chiedere al Governo provvedimenti ad utilità del Convento e della Chiesa di San Lorenzo al Piglio.
Nella pienezza di avere adempiuto, per il meglio ch’io poteva, all’incarico affidatomi, ossequio la S.V. Illma dichiarandomi   Dev.mo Raffaello Ojetti Architetto”
A questa lettera ne segue un’altra in data 7 Gennaio 1888 del Cav. Petriconi Ispettore di Anagni inviata al Prefetto di Roma.
Ne riportiamo il testo:
ECCELLENZA, fui nel luogo indicatomi dall’E.V. con foglio N° 10460 ed osservai la Chiesa di S. Lorenzo non quasi distante dall’antica strada (e ne rimangono ancora alcune vestigia) la quale conduceva alla villa sublacense di Nerone posta nei prati d’Arcinazzo.
Si ascende al tempio per una gradinata esterna, che mette in una cancellata munita di chiave situata al di dietro della porta principale.
La chiesa è di forma ellittica d’ordine dorico  e d’un’architettura totalmente regolare ed elegante come a V.E. era stato affermato. Ha quattro sfondi lateralmente, ed altro più grande ove è l’altare maggiore dietro il quale sono panche una volta per uso dei religiosi.
La cupola, che si eleva sui pilastri è maestosa comenché alquanto danneggiata dalle acque per difetto del tetto.  
In quanto a me credo che debba conservarsi perchè demolendoli non resterebbero che negli scogli su i quali è la chiesa edificata lì perchè ove anche volesse applicarsi ad usi profani non servirebbe al più momentaneo ricetto di animali se ancora perchè San Lorenzo, cui è dedicata, è il Santo Patrono del Piglio ed il Popolo con sommo dispiacere vedrebbe rovinare l’unica chiesa bella del luogo e che nello stesso tempo porta il nome del suo Santo protettore. Si aggiunga che essendosi presso quel luogo ritirato nel secolo XIII a far vita penitente il beato Andrea Conti Anagnino e zio di Bonifacio VIII è perciò in grande venerazione anche nei popoli vicini.
Questi segnatamente le principali famiglie anagnine vedrebbero così grave afflizione ridotta ad uso profano la chiesa adiacente ai luoghi, che viva ne conservano la memoria.
Queste sono le poche notizie, che nel proposito mi pregio trasmettere al V.E Mi onori dè suoi comandi e mi creda. Anagni 7 Gennaio 1888 Suo Dev.mo Servo Cav.  Petriconi
Per copia conforme Il Segretario di Prefettura di Roma”  
Dopo essere stato amministrato dal frate laico fra Luigi Santucci il 18 Giugno 1889 il convento fu riacquistato dai padri Simplicio Bonafede e Benedetto Fratelli per la somma di 3.276 lire.
Il 18 Settembre 1892 il corpo del Beato Andrea fu per la seconda volta (la prima volta è stato il 13 Settembre 1815) solennemente traslato dalla collegiata di Santa Maria alla chiesa conventuale di San Lorenzo.
Il 1° Febbraio 1902 nella ricorrenza dell’anniversario della Morte del Beato Andrea venne scritto un “Dramma Sacro” in quattro atti edito dalla Casa editrice Cattolica la “Vera Roma” di Enrico Miliziani –Palazzo Carafa, Via dell’Orso 28 Roma.
Del Beato si evidenziano le seguenti annotazioni:
nacque in Anagni dalla mobilissima stirpe dei Conti di Segni (anno 1240; dimorò nei conventi di san Francesco in Anagni e di San Lorenzo nel Piglio; solito a ritirarsi in una grotta scavata nel sasso che ancora esiste nel Piglio; dopo 420 anni furono trovate delle particelle di cilizio infisse alle sue ossa; la porpora offertagli più volte da Papa Bonifacio VIII suo nipote nel 1295.
Scrisse un celebre trattato “De Partu Virginis”; col segno di croce diè vita agli uccellini portatigli arrostiti a ristoro della sua inappetenza; mandatigli dal Papa dei pesci in regalo, e avendone il messo nascosti alcuni alle falde del monte,, quando ivi si recò per prenderli trovò in lor vece un serpente; nel mese di Gennaio fece coglier dalla pianta dei fichi freschi, da portarli in dono al Papa; con le preghiere liberò dal Purgatorio l’anima di Carlo I Re della Sicilia; celebre nel discacciare lo spirito maligno dal corpo degli ossessi”.
Nello stesso anno nel convento, restaurato, vi fu posto il noviziato della Provincia Romana che vi rimase fino al 1969 con dei piccoli periodi di interruzione sotto la guida dell’ottimo maestro padre Quirico Pignalberi ora Venerabilecoadiuvato da padre Onorio Lucchese.
Il convento ha subito il danno del terremoto del 13 Gennaio 1915 che lesionò i tetti e alcune murature importanti perimetrali.
La chiesa venne chiusa dieci anni (1944-1954) per i necessari restauri post-bellici, eseguiti dall’impresa Filippo Pacetti di Albano Laziale sotto la direzione dell’Ing. Mario Berucci di Roma.
La chiesa venne di nuovo riaperta al culto il 23 Agosto 1954 dal Vescovo di Anagni, Mons. Enrico Romolo Compagnone che consacrò l’altare maggiore e quello del beato Andrea Conti, ambedue ricostruiti in marmo, e sotto quest’ultimo venne posto un elegante sarcofago con le reliquie del frate “esorcista”.
Con l’occasione, anche il corpo del Beato Andrea rimasto schiacciato durante il bombardamento, venne per la terza volta traslato da Santa Maria alla chiesa del convento.
L’attuale facciata è originale solo in parte.
Solo dopo il bombardamento del ’44 si pensò di rialzarla. In seguito alla sopraelevazione del convento ad archi che venne eseguita nel 1954 realizzando un timpano.
Il convento e la chiesa di San Lorenzo è stato nel Settembre 1983 progetto di studio, eseguito a perfetta regola d’arte sia grafico che scritto da un gruppo di studiosi di Roma  e precisamente : dal l’Arch. Maurizio Crocco dall’Arch. Sandro Perozzi e dal dott. Stefano Parenti di origine pigliese.
Questi studiosi amanti delle cose belle hanno adottato il metodo del loro lavoro essenzialmente analogico e critico-comparativo. Metodo basato quasi esclusivamente su documenti inediti, e su stampati, alcuni dei quali del sec. XVIII.
Il 12 Marzo 1983 tre ladri entrati di notte nel convento hanno chiesto a padre Augusto Agostani, di tirare fuori il “tesoro” di San Lorenzo e i soldi.
L’impresa non andò in porto in quanto il terzetto è stato messo in fuga da un altro frate ben robusto, padre Angelo Gricia.
Dal 2003 al 2004 il Convento è stato oggetto di importanti interventi murari e idraulici tesi a rendere più solido, funzionale e confortevole tutto l’edificio che denunciava chiari segni di vetustà per diventare una Casa di Spiritualità dei frati minori conventuali della Provincia Romana.
Nel 2006 anche la chiesa settecentesca è stata oggetto di lavori interni che hanno interessato l’impianto elettrico e di illuminazione, l’altare maggiore e il coro in legno.
Al centro dell’abside vi è il nuovo altare maggiore in marmo benedetto il 24 Settembre 2006 da Mons. Lorenzo Loppa, vescovo della diocesi Anagni-Alatri.
Il nuovo altare ha sostituito quello edificato dopo il bombardamento del 12 Maggio 1944 sempre in marmo e che a sua volta questo ultimo altare aveva preso posto di quello ubicato al muro anteriore al bombardamento.
Dove ora si trova la moderna pala d’altare raffigurante la Madre di Dio, San Lorenzo e San Francesco, si trovava quella già esistente nella chiesa antica a forma rettangolare.
Dove si trovava il tabernacolo sul fondo dell’abside ora si trova il coro monastico realizzato in legno.
Il tabernacolo si trova ora al lato sinistro dell’altare maggiore.
Ai lati del coro, dentro due ovali di stucco, vi erano due tele raffiguranti Santa Chiara e Santa Agnese eseguiti nel 1793 e rimpiazzate dopo il bombardamento dalle nuove tele di S. Giuseppe da Copertino e quella di B. Bonaventura da Potenza, sostituita in seguito da un ritratto di San Massimiliano Kolbe che fu ospite del convento dal 4 al 6 Febbraio 1937.
Al Beato Andrea è dedicata la cappella a destra dell’altare maggiore. In questa originariamente vi si trovava una pala in stucco rappresentante il Beato e i suoi miracoli, nonché le sue pareti nel 1793 vennero affrescate con finte colonne e motivi ornamentali.
Una foto in bianco e nero d’epoca della famiglia Pacetti ne è la riprova.
Gli altri altari sono dedicati alla S. Concezione con tela del 1773, a Sant’Antonio di Padova, alla Crocifissione a Santa Rita da Cascia, questo ultimo inaugurato nel 1963 è stato posto tra l’altare maggiore e quello della Concezione.
Una mostra storico-iconografico-agiografica sul Beato Andrea Conti è stata allestita nel corridoio del convento adiacente la chiesa.
Ogni anno il 17 Novembre, festa di Santa Elisabetta d’Ungheriapatrona dell’Ordine francescano secolare, la locale fraternità francescana OFS “B. Andrea Conti”, guidata dalla Ministra, festeggia la sua patrona con una Santa Messa nella chiesa di San Lorenzo officiata sempre dal padre spirituale della fraternità.
Il 10 Novembre 2012, giorno in cui la Chiesa festeggia San Leone I° Magno, a Piglio, alle ore 10, Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Loppa, vescovo della diocesi Anagni-Alatri, ha concelebrato la Santa Messa con il Provinciale P. Vittorio Trani O.F.M. Conv., padre Taddeo Mikoda superiore del convento di san Lorenzo e il parroco di Piglio Don Gianni Macali e, durante il rito, ha benedetto l’artistica “Porta Vetrata” di accesso alla chiesa di San Lorenzo a Piglio.
La nuova ed artistica “Porta Vetrata”, è stata progettata da P. Paolo Bocci, Frate Francescano Conventuale di Osimo e realizzata dalla Ditta Pinzauti di Firenze.
La “Porta Vetrata”, opera di fede e d’amore, è stata donata dal popolo pigliese e dai devoti del Beato Andrea Conti; nella parte alta raffigura Gesù Glorioso con le braccia aperte tese ad abbracciare il mondo con tutta la sua umanità, con tutta  la sua solenne divinità, contornato da due angeli in posizione orante e dal suo corpo, su cui sono visibili i segni della passione sulle mani e sul costato, scendono fasci luminosi ad irradiare le figure del beato Andrea Conti e di san Lorenzo martire (patrono di Piglio), poste sulle due vetrate basse una a destra e una a sinistra della Vetrata centrale da cui si accede nella chiesa; l’espressione ed il gesto del braccio delle due figure invitano ad andare verso Gesù, alla fonte della vita.
Luminosità, appropriate sfumature di colore, espressività di sguardi e di gesti rendono veramente bella quest’opera.
Dall’Agosto 2014 fino al Febbraio 2015 l’ex noviziato è stato interessato ai lavori di manutenzione straordinaria.
Le opere di ristrutturazione, affidate all’Impresa PMC srl di Amaseno, sotto la Direzione dell’Arch. Mattia Dangelo, con studio in Amaseno. Hanno interessato la manutenzione ordinaria delle coperture, la sostituzione delle gronde e dei pluviali. Inoltre il rifacimento e il restauro parziale delle facciate, come da progetto redatto dall’Arch. Mattia Dangelo, tecnico di fiducia della PREMCONV. coadiuvato dagli Architetti Martina Bianchi e Valerio Pacciani.
Le lavorazioni e la tipologia dei materiali usati, sono in sintonia con il valore storico dell’immobile, oggetto di intervento e nel pieno rispetto della DD.LL. e/o sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di competenza e non hanno alterato la superficie utile, la volumetria dell’edificio.
Il tutto nel pieno rispetto delle caratteristiche architettoniche dell’immobile, con il solo obiettivo di mantenere in sicurezza e preservare dal degrado del tempo il fabbricato.
Nel 2019 grazie a P. Angelo Di Giorgio il convento di San Lorenzo è la sede, oltre della fraternità “Beato Andrea Conti”, anche del “Comitato B. Andrea Conti” e del Gruppo Immacolata “Venerabile P. Quirico Pignalberi” amico di San Massimiliano Kolbe confondatore della Milizia dell’Immacolata nel 1917.
 Il convento di S. Lorenzo è veramente un’oasi di pace, di spiritualità, di invito al raccoglimento: è un patrimonio di sacre memorie da conservare, tutelare e onorare.
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Giorgio Alessandro Pacetti

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