Breve storia dell’antica Trevi

I dati archeologici per la ricostruzione topografica

Un articolo di S. Quilici Gigli  (Appunti di topografia per la storia di Trevi nel Lazio, in Mélanges de l’École française de Rome Antiquité, 99, n°1, 1987. pp. 129-169) illustra in modo chiaro i dati di cui disponiamo per la ricostruzione della topografia e della storia antica di Trevi nel Lazio.
Importante centro di riferimento della zona meridionale del territorio equo, l’antica Treba viene iscritta nel 299 a. C. alla tribù Aniensis in concomitanza con l’occupazione romana ed in seguito inclusa tra i municipi della Regio I con il nome di Treba Augusta. Proprio a questo periodo sembrerebbero risalire i maggiori interventi di edilizia pubblica.
L’esistenza di un luogo di culto in località Caraccio, alle primi pendici di Trevi verso l’Aniene, è ipotizzata grazie al ritrovamento nel 1940 di un deposito votivo risalente al III-II secolo a.C. Si tratta della testimonianza più antica relativa al sito. Il deposito comprende un bronzetto, teste, arti e altre parti anatomiche in terracotta, statuette antropomorfe e animali in terracotta ceramica a vernice nera e acroma.
L’ipotesi della destinazione cultuale dell’area è attestata anche dal rinvenimento di terrazzamenti in opera poligonale nei pressi.
Nel paese si conservano mura in opera quadrata di pietra calcarea locale che racchiudevano l’acropoli dell’abitato, poi occupata dal Castello Caetani. Per lungo tempo datate ad epoca preromana, sono oggi attribuite al III-II sec. per la loro tecnica edilizia che si discosta da quella di cinte murarie di difesa in opera poligonale rinvenute in altri centri del territorio equo come Bellegra, Roiate, Canterano e Olevano.
I sei capitelli ionici a quattro facce in Piazza S. Maria e quello nella omonima chiesa testimoniano la presenza di un edificio pubblico risalente probabilmente all’età repubblicana, al III o al più tardi al II sec. a.C. Alla stessa epoca è datata una serie di terrazzamenti in opera poligonale, posti all’estremità orientale di Trevi e pertinenti ad un complesso a destinazione sacrale.

Nel II sec. a.C. appare esaurito a Trevi l’interesse per le costruzione di edifici pubblici e nel secolo seguente si assiste invece allo sviluppo dell’edilizia privata urbana. Edifici su terrazzamenti in opera quadrata di calcare vanno ad occupare le pendici meridionali. E’ il caso dei complessi ad O della chiesa di S. Nicola con ambienti mosaicati attribuibili al I sec. a.C.
Per la ricostruzione dell’abitato in epoca tardo-repubblicana ed imperiale vengono in nostro aiuto soprattutto le fonti epigrafiche che attestano sia la prosecuzione della sua vita che l’inserimento nell’organizzazione municipale.
Allo stesso periodo sono attribuite le due tombe ad inumazione rinvenute presso via Madonna del Riposo. Queste sono di fondamentale importanza per la ricostruzione di un asse viario che saliva verso l’abitato in corrispondenza dell’attuale Porta della Mola. Un’altra strada che entrava da nord è ipotizzata per la presenza di blocchi pertinenti ad un muro di terrazzamento rinvenuti in località Prato. La convergenza di questi assi ha permesso di ipotizzare la posizione del foro presso l’attuale Piazza Santa Maria Maggiore.

Dott.ssa Sabina Iacovelli, archeologa

 

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