I “giganti dell’acqua” nel territorio di Vicovaro.

Maestose opere di ingegneria idraulica dell’antica Roma.

A partire dal 2015 l’associazione Cultura Vi.Va. ha avviato una campagna di ricognizioni per approfondire la conoscenza dei numerosi resti degli acquedotti romani presenti sul territorio di Vicovaro. Questi rappresentano una delle più significative opere ingegneristiche ed edilizie del genio romano, tanto da aver meritato la definizione di ‘giganti dell’acqua’.

I quattro acquedotti di Vicovaro.

L’Anio Vetus deve il suo nome alla captazione delle acque direttamente dal fiume Aniene nella zona compresa tra Vicovaro e Mandela e risale al 272 a.C. Nel 144 a.C. il pretore Quinto Marcio Re realizzò l’Aqua Marcia, le cui acque, per la loro purezza e provenienza da sorgenti di ottima qualità, erano conosciute a Roma come “un dono fatto all’Urbe dagli dei”. Al periodo imperiale invece risalgono l’Anio Novus e l’Aqua Claudia, la cui costruzione tra 38 e 52 d.C. è attribuita all’imperatore Claudio.

I fattori storici e sociali.

Alcuni fondamentali fattori storici e sociali resero necessaria la costruzione di tali opere monumentali: un consistente incremento demografico attorno al IV sec. a. C. fece sì che l’acqua captabile dalla zona di Roma non fosse più sufficiente a sopperire alle esigenze idriche del popolo romano. Contribuirono sicuramente a questo grandioso progetto le crescenti disponibilità economiche derivanti dai bottini di guerra . Un altro fattore consiste nelle numerose iniziative di grandi personalità e nell’affluire a Roma di schiavi impiegati nei cantieri.

La costruzione dell’acquedotto.

La costruzione di un acquedotto implicava infatti una serie di complesse operazioni e coinvolgeva competenze diverse, che andavano a formare la cosiddetta familia acquaria. Un’approfondita conoscenza dell’orografia e della morfologia del territorio da attraversare, specifiche abilità tecniche in ambito idraulico ed edilizio, una capillare organizzazione del cantiere, la gestione dell’indispensabile manodopera, nonchè una costante e dispendiosa opera di manutenzione.

L’acquedotto come sistema.

Sesto Giulio Frontino, nel suo trattato De Acquaeductu Urbis Romae, presenta l’acquedotto come un sistema, ovvero un insieme di manufatti coordinati tra loro realizzati per meglio adattarsi alla natura dei luoghi, all’orografia e alla morfologia del percorso dalle sorgenti alla città. Tra questi la sorgente, lo speco, i pozzi di ispezione, le vasche per la decantazione dell’acqua, il serbatoio terminale e la rete idrica urbana.

Quote e pressione.

Una delle fasi più delicate era l’esecuzione di livellazioni ed il calcolo delle quote di partenza e di arrivo del condotto in relazione alla pressione da raggiungere affinché l’acqua potesse arrivare a destinazione. Questa infatti non veniva convogliata a pressione nel canale e il suo scorrimento era garantito da una leggerissima pendenza che garantiva una modesta pressione. Se quest’ultima fosse stata invece eccessiva, avrebbe determinato la frattura delle pareti del canale. Allo scopo di rallentare il flusso dell’acqua a volte i canali presentavano delle leggere curve.

La scelta della sorgente.

La scelta della sorgente e la valutazione della qualità dell’acqua erano di fondamentale importanza. Innanzitutto bisognava osservare lo stato di salute delle persone che abitavano nei pressi della sorgente. In un secondo momento si poteva versare dell’acqua all’interno di un vaso di bronzo per controllare se lasciava macchie o detriti sul fondo. Anche la cottura nell’acqua in esame di legumi poteva essere indicativa: se ben cotti in poco tempo la scelta era giusta. Per ultimo la presenza di muschi e giunchi nella vicinanze della fonte indicava un ambiente poco salubre.
Ancora oggi, a distanza di più di duemila anni abbiamo ancora la possibilità di fare un salto nel passato percorrendo alcuni tratti di questi acquedotti. E’ il caso del lungo canale dell’acquedotto Claudio che taglia la rupe a picco sull’Aniene presso gli eremi di San Benedetto a San Cosimato.

 

Dott.ssa Sabina Iacovelli, archeologa

 

 

 

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