Il Triangolo Barberini

Esiste nel territorio di Palestrina un edificio molto molto particolare detto “il Triangolo Barberini” per la sua forma originalissima a triangolo. La costruzione di questo edificio si data intorno alla metà del XVII sec. e se ne attribuisce il progetto all’arch. Giovan Battista Contini, l’architetto della famiglia Barberini.

L’idea di fare questo strano fabbricato è attribuita al principe Maffeo Barberini. Si è molto discusso sulla destinazione di questa torre, si è detto che fosse un casino di caccia, una dimora per riposare o il richiamo allo stemma Barberini. Con le tre api ai vertici di un triangolo, ma non abbiamo purtroppo, alcun documento che avvalori questa o quella ipotesi. Infatti tutti i documenti di archivio relativi a questa costruzione andarono persi durante i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale.

Dobbiamo, per poter fare una ipotesi attendibile inserire questa costruzione nel suo contesto storico dove “l’architettura era strettamente connessa allo studio della scienza. In particolare nel seicento le scienze esatte si intrecciano con l’occulto, l’astrologia, l’alchimia, e le opere d’arte sono ricche di significati espressi in simboli, allegorie e metafore. Comprensibili agli interlocutori di allora, ma non sempre ad un odierno osservatore profano.”

Nel seicento c’è una vera e propria esplosione di interesse per l’alchimia, la magia e l’esoterismo, basti pensare al Marchese Palombara e la sua Porta  Magica a Roma insieme al suo testo, “la Bugia”, tutto dedicato all’alchimia. Oppure alla contemporanea regina Cristina di Svezia ed alla sua scuola di alchimia in via della Lungara a Roma. Non vanno dimenticati, ancora, il principe Vicino Orsini con il suo spettacolare Parco di Bomarzo con le straordinarie e simboliche statue ed iscrizioni, o i filosofi Tommaso Campanella o Giordano Bruno.

Tutto il secolo del Barocco ebbe come  guida il Corpus Hermeticum e di alchimia sono impregnate moltissime opere d’arte dell’epoca. In genere nella storia, ed in particolare in questo secolo, tutte la costruzioni fatte con forme di figure geometriche particolari, non nascono a caso. Ma hanno un significato ed uno scopo preciso.

Ė difficile immaginare che si crei un casino di caccia o una dependance di forma triangolare per puro caso o piacere estetico, proprio da un personaggio come Maffeo  Barberini con un forte interesse per l’alchimia, come del resto era di moda fra i nobili dell’epoca. Quindi dobbiamo partire dall’inserire la forma triangolare fra la simbologia alchemica e magica. Pensare ad un uso molto particolare di questa torre. Prendo come esempio Castel del Monte in Puglia, opera voluta dall’imperatore Federico II di Svevia. Il Castello ha una forma ottagonale circondato da otto torri ottagonali, alcune delle quali hanno all’interno una scala a chiocciola per salire ai piani superiori.

Questa strana costruzione, di cui anche l’orientamento fu oggetto di studi molto particolari, con il suo cortile interno anch’esso ottagonale, non è mai stato, infatti, una semplice abitazione, come tutti i castelli. Ma era una specie di Università in cui l’imperatore, molto dedito alla conoscenza ed alla cultura in generale, seguiva vari corsi di studio con sapienti di varie discipline, anche arabi, Ciascuna stanza, a seconda di alcune precise caratteristiche, l’orientamento, la forma, il piano, era destinata ad una disciplina particolare. Ogni stanza era munita di caminetto.

Il mistero delle Piramidi

Anche le Piramidi egizie furono pensate nella loro forma, per ottenere risultati particolari e, da studi fatti, sembra che ci sia uno stretto rapporto proprio tra la piramide di Cheope e Castel del Monte. Anche Tommaso Campanella, nel suo: La Città del Sole, immagina il tempio della città rotondo, come lo spazio alchemico. La forma di un edificio, quindi, se serve per scopi diversi dalla semplice abitazione, deve poter assolvere a funzioni particolari sia interne che esterne. Esternamente la forma triangolare che richiama in qualche modo quella piramidale, serve per attrarre energia. Concentrare l’energia che sale dal sottosuolo come quella che viene dall’universo in un unico punto. Ovvero il centro dello spazio interno, che parte dalla punta di un triangolo e passa per la base dell’altro.

Questa concentrazione di energia era pensata anche per le piramidi, con la differenza che l’energia dell’universo si concentrava con la punta d’oro della piramide e si incontrava con l’energia della terra, nello spazio interno. Proprio nella stanza dove era conservata la mummia del Faraone, ma su questo esistono un numerosissima quantità di studi e ipotesi. Ma torniamo al nostro Triangolo Barberini che, in aggiunta, è circondato da tutta una serie di figure geometriche, ricavate dalla disposizione delle piante e degli alberi da frutto. Fa pensare ad una specie di figura non solo simbolica, ma anche meccanica, tesa a portare tutta l’attenzione sia architettonica, sia energetica verso la torre triangolare. Infatti gli alberi sono ordinati ad esagoni concentrici con vertici sui sei viali, che convergono al triangolo. Ma inoltre, la forma subisce con la torretta sovrastante, una lieve modifica. Diventa infatti esagonale una volta interamente affrescata.

Il Faro di Alessandria

Questa differenza di forma dove una parte superiore più stretta diventa esagonale, mi fa pensare al Faro di Alessandria. Oramai scomparso, ma che ricorda nel suo complesso il nostro Triangolo. Anche questo richiamo potrebbe avere un significato: un luogo da dove si emana la luce della conoscenza. C’è chi ha visto in questa forma il richiamo ad una costruzione militare, ovvero al Rivellino, una specie di piccolo castello che in genere serve come guardia per una costruzione più grande. In effetti questo parallelo è fondato. Esistono molti esempi di questo tipo di struttura militare triangolare, da Leonardo da Vinci in poi, ma nel nostro caso non avrebbe alcun senso. Anche perché nel Rivellino non ci sono porte di accesso su ogni lato e tre facciate assolutamente identiche. Ma, tutto sommato, l’idea che si sia voluta realizzare una struttura che richiamasse anche un modello militare a custodia di attività interne che si voleva mantenere segrete non è affatto da escludersi.

Abbiamo scritto che il triangolo è una figura emblematica in alchimia, rappresenta volto verso l’alto il sesso maschile e verso il basso il sesso femminile.

Rappresenta inoltre con i tre vertici la trasformazione alchemica dalla nigredo, all’albedo, alla rubedo. Oltre ad essere il simbolo della trinità e della perfezione. Anche la forma del triangolo ha un suo preciso riferimento al creato: l’equilatero alla terra, il rettangolo all’acqua, lo scaleno all’aria e l’isoscele al fuoco. Oltre a rappresentare in generale il cuore.

Ora, però, entriamo e manteniamo come guida il paragone con Castel del Monte. La prima somiglianza sta nell’aver utilizzato uno degli angoli del triangolo, per inserirci una scala a chiocciola per accedere ai piani superiori, lasciando lo spazio interno completamente libero. Oltre, come vedremo, ad avere un caminetto in ogni stanza. Internamente la forma delle stanze diviene esagonale, con uno straordinario gioco di triangoli che si sovrappongono, come la famosa stella di David o il Pentacolo di re Salomone. Questa figura molto emblematica nell’esoterismo, nella magia o nell’alchimia, contiene un elemento importante nella nostra analisi della torre Barberini. La proporzione aurea o sezione aurea o proporzione di Fidia, da cui scaturisce il numero “aureo” 1,618. Ovvero quella proporzione ideale che sta alla base della bellezza. La sezione aurea è una proporzione fra le dimensioni che si ritrova anche in natura, in elementi particolarmente ”belli”, come alcuni fiori, alberi o animali. Scoperta fin dall’antichità dai Pitagorici, è da sempre molto rispettata, soprattutto nelle opere d’arte da Fidia a Leonardo , da Raffaello a Salvator Dalì.

L’alchimia e la sua importanza

Vivere in un luogo in cui regna la bellezza delle proporzioni, fa si che si possa essere in perfetta armonia con se stessi. Pronti ad un salto decisivo verso la conoscenza divina.  Una volta entrati scendiamo nei locali sotterranei, illuminati da due aperture, in cui sono ancora presenti un forno, un pozzo ed una cappa semicircolare. Immediatamente pensiamo a delle cucine se il fabbricato fosse ad uso abitazione ma, escludendo tale destinazione, pensiamo ad una destinazione a laboratorio alchemico. Come erano per esempio un laboratorio alchemico i sotterranei di Palazzo di Sangro a Napoli o in genere tutti i laboratori alchemici per esempio dei castelli o palazzi francesi. Il laboratorio deve stare in un luogo poco frequentato, di difficile accesso, nascosto e poco illuminato. Altra caratteristica, come abbiamo detto, sta nella trasformazione dello spazio interno, infatti tutti i piani sono esagonali.

I piani

Al pian terreno , nell’ambiente centrale, a pianta esagonale spicca il pavimento formato da ciottoli di colore nero, bianco e arancione. Cosa importantissima, vi erano come arredo intorno solo sei panchetti in travertino, come per consentire di ospitare persone confrontandosi in modo paritario su vari argomenti. Una specie di aula, ma senza evidenziare nessun tipo di autorità. Elementi architettonici come tre lunette poste sopra le tre porte di ingresso alla sala servivano a contenere certamente elementi simbolici relativi alla “specializzazione” della stanza.

Il piano superiore, certamente quello più importante, si caratterizza per un bel pavimento in ceramica smaltata. Costruito con mattonelle che formano prismi di colore bianco e nero con cornice arancio. Curiosamente, orientato in modo non conforme alle pareti. Anche l’originalità del pavimento e il suo particolare orientamento erano una specifica caratterizzante il tipo di attività culturale che vi si svolgeva. Confermata anche dalla decorazione pittorica che decorava il soffitto e di cui, purtroppo, restano pochissime tracce.

Stiamo nella parte della torre che esternamente si restringe rispetto alla base, come il faro di Alessandria. Questa presenza di prismi sembra richiamare il concetto della luce, che il prisma trasforma in fasci di luce di vari colori . Non a caso fu proprio un alchimista come Isaac Newton a utilizzare il prisma per dimostrare che la luce bianca è composta di vari colori. Nella sala la luce della sapienza dell’alchimista si irradia per ogni dove e li si concentra da tutto il creato.

Il terzo ed ultimo piano ripete la pianta esagonale degli altri. La copertura con  volte era completamente affrescata con un pergolato , vedute esterne e due grandi aperture alle pareti. Anche da questo piano una scala a chiocciola permette di salire al terrazzo di copertura, dove sono poste due statue di cariatidi . Quindi anche il terrazzo era utilizzato.

In conclusione

La presenza delle cariatidi e di un parapetto particolarmente curato, permette di immaginare un suo uso astrologico. Fortissimo era il collegamento fra il cielo e la magia o l’alchimia, in quella continua ricerca e studio della presenza dell’Anima Mundi, o Spirito Divino, o Soffio Vitale, o Spirito Santo. Che permettesse di carpire i profondi segreti del creato e raggiungere con l’interpretazione di questi segreti, la conoscenza di se stessi e del divino, per arrivare all’eternità. “La volta azzurra” di cui parla Jung o, per dirla con Kant: “il cielo stellato sopra di noi, la legge morale dentro di noi”. In conclusione è lecito e fondato immaginare che in questa particolarissima, torre, dove si concentravano le energie del creato, dove Cariatidi ed altre figure mitologiche erano a guardia della fortezza, il principe Maffeo Barberini cercasse nel suo laboratorio la Pietra filosofale. Avendo contatti con sapienti di varie discipline di allora, e mirasse a raggiungere l’eternità.

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Guglielmo Viti, Archeologo

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