Cherofobia, la paura di essere felici

Sono oltre 400 le fobie dell’uomo riconosciute. Ma se vi dicessimo che tra queste c’è una fobia sulla felicità?

Incredibile, ma vero. L’avversione alla felicità, si chiama Cherofobia e induce le persone che ne soffrono ad avere paura di emozioni forti che evocano sentimenti di gioia o benessere.

Una delle cause del manifestarsi di questa fobia, è la convinzione che la gioia o gli eventi che danno felicità, siano destinati a interrompersi bruscamente, causando infelicità e dolore. Una sorta di “punizione” alla soddisfazione. Questa credenza è molto sviluppata nei paesi asiatici, dove la tradizione insegna la teoria del karma.

Un karma positivo andrà sempre compensato con uno negativo. Nei paesi occidentali invece, il pensiero comune è quello di ricercare sempre la felicità e il benessere, scavalcando l’equilibrio con le preoccupazioni e la tristezza. L’avversione alla felicità è associata alla fragilità delle credenze di felicità, suggerendo che una delle cause di questa paura potrebbero essere l’instabilità e la fragilità, caratteristiche proprie della felicità in sé.

Le caratteristiche della Cherofobia

Sono 4 le ragioni più importanti, che inducono i cherofobici a scansare la felicità.

  1. Pensare che essere felici porterà ad eventi negativi
  2. Credere che la troppa felicità porti le persone a diventare cattive ed egoiste
  3. Pensare che esprimere troppa felicità sia un male per se stessi e gli altri
  4. Credere che perseguire la felicità sia un male per se stessi e le altre persone

Ad esempio, una delle paure più ricorrenti è che gli eventi negativi come malattie, sofferenze morte accadano più spesso alle persone felici. In alcune culture, la felicità eccessiva è associata al peccato. Alcune religioni ad esempio non festeggiano alcun evento, compleanno, festività, come nel caso dei Testimoni di Geova, che celebrano soltanto la morte di Cristo. Essi cercano la felicità nell’adorazione di Dio.

Il fattore religioso spesso incide. Sesso, cibo, divertimento, idolatria (verso attori, cantanti o altro), vengono visti come un atto peccaminoso. Queste persone si privano consapevolmente e non, della propria libertà di sorridere e trovare piacere dalle cose “del mondo”. Una sorta di credenza che si aveva già con gli Antichi Greci, che credevano gli Dei fossero invidiosi della felicità umana.

In epoca moderna alcuni filosofi come Arthur Schopenhauer ed Emil Cioran, hanno definito la vita come “una colpa da scontare”.

 

 

 

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