Giornata mondiale dell’orso polare, ma c’è poco da gioire

Il 27 febbraio è la Giornata Mondiale dell’Orso Polare.

L’orso polare è uno tra i più grandi mammiferi predatori del mondo, ma nonostante tutto la sua razza è a serio rischio di estinzione a causa del cambiamento climatico. Si calcola che ormai non restino più di 16.000-25.000 individui sparsi in 19 popolazioni tra Groenlandia, Canada, Alaska, la Norvegia, l’Islanda e la Siberia.

L’orso bianco è sempre più costretto a spingersi per molti chilometri, spesso entrando anche nei territori urbanizzati, in cerca di cibo. Spesso l’orso deve rimanere a digiuno anche per lunghissimi periodi a causa della carestia innescata dallo scioglimento dei ghiacci. Aumenta purtroppo anche il rischio di uccisione per bracconaggio o per paura.

Gli orsi vengono catturati con facilità perchè indeboliti, o vengono uccisi nei centri abitati per difesa, poichè la fame li rende talvolta aggressivi verso l’uomo

Secondo il WWF, l’Artico sta sgelando a una velocità doppia rispetto al normale. I ricercatori hanno constatato che nel novembre 2020, il ghiaccio avrebbe dovuto estendersi e consentire agli orsi di avere maggiori territori di caccia. Al contrario il surriscaldamento climatico ha ridotto la distesa ghiacciata. Se prima si estendeva dal Polo Nord alla Baia di Hudson, ora proprio in quell’area stanno scomparendo gli orsi.

Su una popolazione di 943 orsi polari, oggi ne rimangono 780, con un calo del 17%. Gli animali migrano in cerca di territori di caccia, oppure si avvicinano ai centri abitati per rovistare tra i rifiuti.

Il modo in cui gli orsi polari si stanno estinguendo, nonostante le continue campagne mediatiche che sono partite negli anni ’80, rappresenta il più totale fallimento della nostra società e l’inettitudine dei Governi, nell’affrontare il problema.

 

A cura di Francesco Digiorgio

 

 

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