Killer, psicologia criminale

Assassini nella storia

Un editoriale e una inchiesta di copertina molto difficili quelli che andremo a presentare su questo articolo del Prometeo Magazine. Un po’ per la delicatezza dell’argomento, che potrebbe urtare la sensibilità del lettore, quanto perché sarebbe meglio non dare visibilità a questo terribile fenomeno: l’omicidio!

Tuttavia non è nascondendo quella che è stata la storia dell’umanità, fin dai tempi di Caino e Abele, che si può reprimere l’istinto primordiale di porre fine alla vita di qualcuno.

L’uomo è una creatura complessa ed imperfetta, che a differenza degli animali, che uccidono per necessità, lo fa per il puro piacere di farlo o per prevaricare su qualcuno.

Perchè uccidono?

Ci sono infinite ragioni per cui un uomo può decidere di uccidere un suo simile. Si va dalla causa accidentale a quella premeditata. Nel caso della prima, l’omicida agisce con violenza efferata, preso da un raptus e pone fine alla vita della sua vittima, senza magari neanche voler arrivare a tanto.

Nel secondo caso invece vi sono differenti ragioni:

Una guerra ad esempio. I soldati uccidono per necessità e per obbedire agli ordini. Negli eserciti moderni i soldati sono tutti volontari, ma in passato molti erano coscritti e furono costretti a uccidere per sopravvivere. Durante la Prima Guerra Mondiale dietro ai fanti della linea d’assalto, erano schierati plotoni di Carabinieri che dovevano sparare su chiunque avesse cercato di disertare o avesse indietreggiato davanti al nemico.

Un litigio. Un duello all’ultimo sangue. Il terrorismo. Queste sono altre ragioni, ma anche l’odio covato a lungo verso qualcuno, che porta a meditare, preparare e portare in esecuzione un omicidio.

La mano della follia

Ciò che più però stupisce e conturba, è quando una vera ragione non c’è, se non un insensato feticismo verso la morte di qualcuno. Quando un uomo inizia a uccidere persone che conosce, ma anche persone sconosciute per il solo gusto di farlo o per “punire” una determinata categoria. Costoro rientrano nella categoria dei “Serial-Killer”.

In questo articoloandremo alla scoperta dei Serial-Killer più feroci della storia, affacciandoci anche nel panorama italiano. Se siete particolarmente sensibili, consigliamo di saltare ed andare oltre …

A cura di Francesco Digiorgio

Gli Hashashin

Gli assassini più famosi che la storia ricordi sono la setta degli “Hashashin”, resa celebre dalla saga di videogiochi di Assassin’s Creed.

L’Ordine degli Assassini fu una setta iniziatica maschile di tipo religioso-militare, di credo ismailita fondata nel Medioevo in Siria. Fondatore del gruppo, il “Vecchio della Montagna”, Hassan-i Sabbah.

Gli adepti della setta si drogavano pesantemente con hashish prima di ogni battaglia, o omicidio, e da questo presero il loro nomignolo che poi ha dato origine nel lessico italiano alla parola Assassino.

Il gruppo fu attivo fino al 1275, anche se nell’ipotetico universo di Assassin’s Creed, ancora oggi e nel corso dei secoli successivi al Medioevo, gli Assassini avrebbero operato e continuino a farlo.

Una setta fanatica

Gli Assassini furono particolarmente attivi nella lotta contro i Crociati e le autorità dell’Impero Selgiuchide, del quale furono uccisi due califfi, diversi visir e sultani, oltre molti comandanti dei Templari.

Questo fu il primo vero gruppo organizzato che la storia ricordi, per omicidi su commissione.

Ma se uccidere per alcuni è un mestiere, per altri è un piacere.

Jack the Ripper

Nell’immaginario collettivo è famosa per esempio la figura di “Jack lo Squartatore”, il terribile assassino londinese che tra l’estate e l’autunno del 1888 terrorizzò la capitale inglese, entrando nella storia e nella leggenda, al punto da essere a volte associato a una figura mitologica, quando invece è una ben nota persona storica.

A Jack sono state attribuite ufficialmente 5 vittime, sebbene il conteggio sia incerto tra 10 e 16. Ad essere assassinate furono donne, delle prostitute che vivevano nell’area di Whitechapel. Il modus operandi era quello dello sgozzamento e la successiva eviscerazione dei corpi, con l’asportazione di organi interni.

Ipotesi sull’identità

L’identità di Jack lo Squartatore non è mai stata confermata, sebbene uno studio condotto nel 2014 sul DNA ricavato da del sangue rappreso su  un indumento indossato dalla quarta vittima, abbia rivelato attraverso la comparazione col DNA dei possibili discendenti, che l’assassino potrebbe essere stato un barbiere ebreo-polacco di nome Aaron Kosminsky , che trascorse gran parte della sua vita in manicomio a causa della schizofrenia. Il test tuttavia non è stato considerato attendibile a causa di alcuni errori commessi durante la procedura di analisi genetica dei campioni.

Secondo l’FBI, il profilo dell’assassino sarebbe corrisposto a quello di un uomo sui 28-36 anni, caratterizzato da una infanzia difficile, vissuta con l’assenza del padre. L’omicida viveva o lavorava nell’area di Whitechapel ed era di bassa estrazione sociale, ma esercitava probabilmente una professione che lo facilitava nelle sue tendenze distruttive. Poteva essere un assistente medico, o un macellaio, questo spiegherebbe la peculiarità con cui dissezionava i cadaveri.

Le vittime

La prima vittima

La prima donna ad essere uccisa fu Mary Ann Nichols di 43 anni, fu trovata il 31 agosto del 1888 vicino a uno dei mattatoi del quartiere. La donna aveva la gola recisa, quasi fino alla decapitazione, avendo le vertebre del collo tranciate e presentava molte ferite da taglio all’addome, da cui usciva l’intestino. Anche gli organi genitali erano stati mutilati. Secondo l’esame autoptico l’omicida sarebbe stato mancino, ma fu in seguito smentito.

La seconda vittima

La seconda vittima fu Annie Chapman di 47 anni, ritrovata l’8 settembre del 1888 in Hanbury Street. Similmente alla prima vittima aveva la gola squarciata fin quasi alla decapitazione, il ventre aperto e gli intestini posizionati sulle spalle, asportati gli organi genitali. Vicino al corpo furono rinvenuti una lettera insanguinata ed alcune monete.

Le indagini della polizia portarono all’arresto di un cuoiaio ebreo di nome John Pizer , che venne in seguito scagionato, in quanto il grembiule di cuoio trovato nei pressi del delitto non era suo, ma di un inquilino dell’edificio vicino a cui venne trovato il cadavere e che era stato lavato e steso ad asciugare.

La terza vittima

Terza vittima della follia di Jack, Elizabeth Stride di 44 anni, rinvenuta il 30 settembre che aveva solamente un profondo taglio alla gola, dal momento che fu trovata per strada da un cocchiere, si ipotizza che l’assassino sia stato disturbato dall’arrivo di quest’ultimo e non abbia potuto infierire ulteriormente.

La quarta vittima

La quarta vittima accreditata fu Catherine Eddowes di anni 46, trovata anch’ella il 30 settembre in Mitre Square. Stavolta la donna aveva subito il martirio delle precedenti, in maniera ancora più atroce. Il volto era stato completamente sfigurato, asportati lobo sinistro dell’orecchio e il naso, la palpebra dell’occhio destro. Il ventre aperto dalla gola all’inguine, gli intestini appoggiati alla spalla destra, alcuni organi tagliuzzati, altri asportati.

La quinta vittima

La quinta vittima fu anche la più giovane, Mary Jane Kelly di 25 anni. Il suo omicidio è considerato anche il più brutale tra quelli commessi. Il corpo venne trovato il 9 novembre 1888, nel letto della stanza in affitto dove la donna viveva, in Miller’s Court. La sua gola era squarciata, il viso orribilmente sfigurato e irriconoscibile, il petto e il ventre aperti. Il fegato giaceva in mezzo alle gambe, l’intestino era stato usato per legare le mani, asportati i muscoli degli arti così come neanche il cuore.

Successivi omicidi e le lettere di Jack

Seguirono come detto nei mesi successivi altri omicidi ai danni di prostitute, sebbene il modus operandi risultasse differente e indusse gli investigatori ad attribuire queste vittime ad altri assassini o comunque a dichiararle vittime “non ufficiali” di Jack lo Squartatore.

Tra le altre cose il sospetto fu che potesse trattarsi anche di casi di emulazione. Durante la fase degli omicidi di Jack, il caso mediatico sollevò un grande clamore ed alla polizia arrivarono centinaia di lettere di mitomani che asserivano di essere l’omicida oppure contenenti informazioni futili o non veritiere sul caso.

Soltanto alcune lettere furono tenute in considerazione e considerate autentiche, come quella ricevuta il 1 ottobre 1888 (datata al 25 settembre) che annunciava la doppia uccisione avvenuta il 30 settembre. Un’altra lettera venne ricevuta dalla polizia il 16 ottobre 1888, accompagnata da un cofanetto che conteneva la metà di un rene umano appartenuto con probabilità a Catherine Eddowes.

Il profilo criminale

Il profilo criminale di JacK Squartatore, fu delineato dal dottor Thomas Bond, che attribuì una natura sessuale agli omicidi, nonostante non vi fosse comprovazione di violenze carnali sulle vittime. La supposizione accolta, fu che l’omicida provasse una pulsione sessuale di piacere, durante la fase di asportazione degli organi e dei genitali.

I comportamenti collerici nei confronti delle vittime esanimi, fu associato a una particolare misoginia, dovuta probabilmente a una vita sociale costellata da insuccessi nell’ambito sentimentale. L’omicida era un uomo prestante e audace, che non si faceva scrupoli ad agire nella pubblica via con il rischio di essere individuato.

Perché uccidono

Come nasce un Serial Killer?

Alla base di tutto c’è un’infanzia difficile, costellata da carenze affettive, insuccessi in ambito sentimentale, lavorativo, scolastico o sociale. A loro volta gli assassini hanno subito violenze, abusi fisici o carnali fin da bambini, spesso dai genitori o da parenti stretti.

Ad esempio tra gli assassini più famosi possiamo citare John Wayne Gacy

John veniva picchiato dal padre, che lo derideva e gli affibbiava nomignoli denigranti quali “femminuccia” e “finocchio”. Gacy una volta cresciuto si sposò ed ebbe una vita normale, tuttavia massacrò 33 ragazzi da lui reputati “femminucce e finocchi”.

Il caso di Carrol Cole

Cole fu violentato dalla propria madre da bambino, costretto ad assistere ai tradimenti della stessa ai danni del padre, con altri uomini. Cole commise il suo primo omicidio a 8 anni annegando un altro bambino in un lago, mentre da adulto uccise 15 donne che intrattenevano relazioni extraconiugali e che gli ricordavano la madre.

Ed Gein

Ed aveva un padre violento, alcolizzato, mentre la madre era una fanatica religiosa che faceva vivere i figli isolati dal resto del mondo, perché “il mondo era immorale e che tutte le donne tranne lei fossero prostitute del demonio”. Gein subiva vessazioni dalla madre, che lo sorprese a masturbarsi e per punizione lo immerse nell’acqua bollente; secondo la donna i figli avrebbero dovuto fare sesso solo per procreare.

Ed Gein alla morte della madre si trasformò in un brutale assassino, tanto spudorato da profanare poi le tombe delle sue vittime e rubare parti dei cadaveri da utilizzare come arredi in casa.

Problemi mentali

In molti assassini seriali è stata tuttavia diagnosticata la schizofrenia. Secondo alcuni studi l’istinto di uccidere, gli assassini seriali lo avrebbero fin dalla nascita, ed i fattori che inducono a manifestare questa volontà distruttiva sono insiti nei geni, nel luogo e nelle circostanze di nascita.

In alcuni rari casi sono stati individuati degli assassini seriali che sembrerebbero non avere nessuna patologia mentale e non aver subito alcuna violenza pregressa, sebbene permanga il dubbio che possano aver non raccontato di averle subite, quanto il dubbio che invece se le siano inventate per giustificare i propri crimini.

Gli esperti hanno tuttavia stilato una lista dei “segnali di avvertimento” che possono indurre a sospettare il futuro Serial Killer in un bambino; comportamenti che sono stati riscontrati nella maggior parte degli assassini individuati:

Piromania.

Il bambino si diverte ad accendere fuochi con lo scopo di distruggere cose.

Zoosadismo.

Il bambino maltratta e uccide piccoli animali o animali domestici.

Enuresi.

Il bambino continua a farsi la pipì addosso anche in età adulta.

Sono ovviamente dei tratti caratteriali generici che non possono essere associati per forza al fatto che il bambino diventi un pericoloso criminale.

 

Assassini celebri

Il killer più famoso negli Stati Uniti è certamente Samuel Little, ottantenne, attualmente detenuto in un carcere di massima sicurezza a Los Angeles.

Little rivendica di aver compiuto oltre 90 omicidi, compiuti dal 1970 al 2005 in 19 differenti stati americani, anche se fino ad adesso la polizia gliene attribuisce “solo” 60, tutte donne.

Le sue vittime erano tutte donne deboli, disadattate e generalmente “homeless”, ovvero donne che vivevano in strada come la madre di Samuel.

Tutte le donne uccise erano generalmente strangolate, dopo essere state scelte minuziosamente anche per il tipo di collo. In alcuni casi le donne venivano rapite e portate in luoghi appartati.

Secondo a Little, Gary Leon Ridgway

Conosciuto col soprannome di “Green River Killer”, al quale sono stati attribuiti 49 omicidi femminili compiuti a cavallo degli anni ’80 e ’90; anche in questo caso si trattava di donne vulnerabili che vivevano in strada o prostitute, e come Little, anche Ridgway usava lo strangolamento.

Harold Shipman

Serial Killer britannico, che uccideva le proprie vittime avvelenandole e si stima abbia assassinato un numero compreso tra le 260 e le 345 persone, anche se al processo furono solo 15 gli omicidi di cui si poté accusarlo ufficialmente.

Shipman da bambino fu traumatizzato dalla morte della madre per un cancro e rimase affascinato dagli effetti che aveva la morfina su di lei. Il bambino una volta cresciuto divenne un medico stimato e con una vita apparentemente normalissima.

Tuttavia i primi sospetti si verificarono quando venne scoperto un testamento palesemente falsificato redatto da una anziana donna in cura al dottore, a cui lasciava una ingente somma; il corpo fu riesumato e si potè appurare che la morte non era avvenuta per cause naturali, ma per un’overdose di morfina. Questo portò a compiere altre riesumazioni di pazienti di Shipman deceduti, confermando la terribile verità: Harold Shipman era un assassino.

Jeffrey Lionel Dahmer

Noto come “il cannibale di Milwaukee” tra il 1978 e il 1991 uccise e mangiò parti anatomiche di 17 persone. I delitti stavolta gravitavano nella sfera dell’omosessualità, dove Jeffrey adescava le proprie vittime. Il primo ad essere ucciso un giovane autostoppista di 19 anni.

Andrei Romanov Cikatilo

“Il macellaio di Rostov”, è stato un kliller sovietico ucraino che si è lasciato alle spalle 52 vittime accertate e altre 4 sospettate. Le sue vittime furono prevalentemente donne, ma anche bambini ed adolescenti di entrambi i sessi.

Anche nella vita di Andrei si contemplava un insuccesso, non era riuscito a laurearsi ed aveva ottenuto un modesto impiego come tecnico telefonico. La molla del raptus omicida scattò dal 1978 e terminò nel 1990 quando venne arrestato definitivamente (un primo arresto lo aveva avuto nel 1984, ma era stato scagionato per l’incompatibilità genetica tra il suo liquido seminale, trovato sulle vittime, ed il gruppo sanguigno, che lo rendevano un individuo unico nel suo genere). Cikatilo venne giustiziato nel 1994 con un colpo alla nuca dopo essere stato condannato a morte.

Il Killer dello Zodiaco

“Zodiac”, è uno dei più efferati Serial Killer ancora a piede libero e mai individuati, sebbene si creda che ormai sia morto. Autore di 5 omicidi (37 quelli sospettati), compiuti con coltello e armi da fuoco, ha sfidato per anni le forze dell’ordine americane inviando missive dove annunciava le sue “gesta”.

La prima di queste lettere recitava:

“MI PIACE UCCIDERE LE PERSONE PERCHÉ È MOLTO DIVERTENTE È PIÙ DIVERTENTE DI UCCIDERE ANIMALI SELVAGGI NELLA FORESTA PERCHÉ L’UOMO È L’ANIMALE PIÙ PERICOLOSO UCCIDERE QUALCOSA È UN’ESPERIENZA ECCITANTISSIMA PER ME È PERSINO MEGLIO DI VENIRE CON UNA RAGAZZA LA PARTE MIGLIORE È CHE QUANDO MUOIO RINASCERÒ IN PARADISO E TUTTI QUELLI CHE AVRÒ UCCISO DIVENTERANNO MIEI SCHIAVI NON VI DARÒ IL MIO NOME PERCHÉ CERCHERESTE DI RALLENTARE O FERMARE LA MIA COLLEZIONE DI SCHIAVI PER LA MIA SECONDA VITA EBEORIETEMETHHPITI”

Nel corso della storia anche delle donne sono state assassine seriali

Marie Madeleine d’Aubray

L’avvelenatrice, che nella Parigi del ‘600 uccise centinaia se non migliaia di persone, avvelenando personalmente le persone o vendendo i suoi veleni. Oltre a Marie, vennero rinviati a giudizio quasi 500 dei suoi acquirenti.

Elisabetta Bathory

Bathory era una nobile di nazionalità ungherese. Visse a cavallo del 500’ e del 600’, ed è ricordata come una crudele “donna-vampiro”, accusata assieme ai suoi servi di aver ucciso tra le 100 e le 300 donne, al solo scopo di fare bagni nel sangue. Elisabetta credeva di mantenere eterna la propria giovinezza con il sangue delle vergini. Un diario trovato in casa sua stima la cifra oltre le 650 vittime.

Nessuno l’avrebbe mai scoperta fintanto che uccideva popolane che mandava in giro a rapire, ma quando a scomparire furono delle giovani aristocratiche, l’imperatore Mattia II inviò degli uomini al castello della contessa che la scoprirono sul fatto proprio mentre compiva torture su alcune prigioniere e trovarono membra sparse ovunque di precedenti vittime.

Elisabetta murata viva, perì 4 anni dopo lasciandosi morire di inedia, ormai preda della pazzia.

Il più noto caso italiano è certamente quello di Donato Bilancia.

Bilancia era un Serial Killer attivo negli anni ’90 con 17 vittime accertate, è morto lo scorso anno in carcere. Il Covid-19 ha ucciso lui.

Fin da Adolescente il killer aveva avuto una vita difficile e problemi con la giustizia, iniziando con piccoli furti e poi finire a compiere vere rapine, gioco d’azzardo e la sua prima vittima fu proprio un biscazziere.

Le vittime successive furono un secondo biscazziere, dei commercianti di gioielli a scopo di rapina ed un metronotte; successivamente la sua attenzione si portò nei confronti di prostitute e transessuali, uccidendone alcune e togliendo la vita ad altri metronotte intervenuti in soccorso delle vittime.

Il cambio repentino del modus operandi di Bilancia ne rendeva difficile l’arresto. Infatti l’omicida si focalizzò a compiere i suoi reati sui treni dove uccise altre persone.

La fine di Bilancia

L’arresto avvenne quasi per caso. Un amico di Bilancia si presentò in caserma a denunciare il fatto che non fosse avvenuto il passaggio di proprietà della vettura venduta da questi a Donato e che fossero giunte moltissime contravvenzioni in virtù del fatto che Bilancia avesse il vizio di accodarsi al veicolo che lo precedeva al casello autostradale per non pagare il pedaggio.

I Carabinieri confrontando l’identikit del “Mostro della Liguria” con quello di Bilancia trovarono una corrispondenza perfetta ed approfondirono le indagini, anche in virtù del fatto che le tracce dei pneumatici lasciate nei luoghi dei delitti corrispondevano con l’auto segnalata. Arrestato il 6 maggio 1998, Donato Bilancia, dopo pochi giorni confessò tutti gli omicidi.

 

Francesco Digiorgio

Direttore Responsabile

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