Cosmonauti perduti, tra leggenda e verità

Leggenda metropolitana o verità?

In questo articolo di inchiesta de il Prometeo tratteremo un argomento poco conosciuto e che abbiamo voluto approfondire: I cosmonauti scomparsi.

Iniziamo con spiegare che a differenza di Europei o Americani, che hanno denominato “Astronauti” coloro che vanno nello spazio, l’ex Unione Sovietica, scelse l’appellativo di “cosmonauti” per i propri colonizzatori della galassia. I cinesi invece si avvalgono dei “Taikonauti”.

Russian Search and Rescue teams arrive at the Soyuz MS-11

La corsa allo spazio e gli incidenti

Jurij Gagarin, sovietico, nato in un villaggio di quella che oggi è la Russia, fu il primo uomo in assoluto a volare nello spazio, dopo il sacrificio di Laika, la prima cagnetta, alla quale abbiamo dedicato in passato degli articoli sulla nostra rivista.

Gagarin non fu ovviamente l’ultimo uomo nello spazio e seguirono moltissime altre missioni, con uomini che hanno vissuto e stanno vivendo stabilmente nello spazio, a bordo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale.

Sappiamo anche che nel corso della storia ci sono stati alcuni tragici incidenti, come ad esempio quello del Sojuz 1 (1967), che a causa della mancata apertura del paracadute in fase di atterraggio si schiantò uccidendo il suo occupante.

Il Sojuz 11 (1971) dove morirono tre cosmonauti a causa di una fuoriuscita di aria, o ancora gli incidenti americani dello Space Shuttle Challenger (1986) dove perirono 7 astronauti e quello dello Space Shuttle Columbia (2003) dove morirono altre 7 persone.

ORG XMIT: DMN3457289 Space shuttle Columbia disintegrates as it hurtles across North Texas, February 1, 2003

La censura di regime

Incidenti eclatanti, che non potevano sfuggire alla stampa e al clamore mediatico di tutto il mondo, ma se ci fossero stati invece degli incidenti che sono stati “coperti”? La corsa spaziale ebbe infatti un pesante arresto dopo l’ultimo incidente del Columbia.

Si pensa infatti che alcuni di questi incidenti siano stati nascosti per evitare il clamore mediatico, in un clima di guerra fredda che forse non si è mai veramente spenta ed in cui un insuccesso sarebbe stato strumentalizzato politicamente.

Sono definiti “cosmonauti perduti” o “cosmonauti fantasma”, quei cosmonauti sovietici e russi scomparsi e deceduti nel corso di missioni spaziali, secondo leggende metropolitane o teorie complottistiche. La loro esistenza non è mai stata confermata da prove o evidenze oggettive e l’Unione Sovietica ha sempre confermato solo gli incidenti della Sojuz 1 e della Sojuz 11.

Le origini dei cosmonauti perduti

Le origini dei cosmonauti perduti si hanno nel 1959, quando uno scienziato di nome Hermann Oberth, affermò che nell’anno precedente, il 1958, era deceduto un cosmonauta durante un volo suborbitale partito dal Cosmodromo di Kapustin Jar; tuttavia lo scienziato non seppe o non volle rivelare la fonte da cui aveva ottenuto la notizia.

Tuttavia nel dicembre dello stesso anno, l’agenzia italiana “Continentale” riferì che gli incidenti suborbitali sarebbero stati ben tre, con la morte di altrettanti cosmonauti, rivelando come fonte un esponente del Partito Comunista Cecoslovacco.

La notizia fu resa ancor più credibile da alcune foto che iniziarono a circolare sul quotidiano serale di Mosca e il settimanale sovietico Ogonek. Le immagini ritraevano alcuni uomini con tute spaziali, con i nomi in didascalia. Fu successivamente appurato che Belokonov, Kačur, Gračov, Michailov e Zavadovskij non avevano mai partecipato ad alcuna missione spaziale. Questo non fermò i complottisti che asserirono, essi, fossero deceduti nell’ambito di missioni segrete.

Un anno dopo

L’anno dopo, il 15 maggio 1960, lo scrittore Robert Heinlein, che si trovava in Unione Sovietica, scrisse un articolo che un cadetto dell’Armata Rossa, lo aveva informato che quel giorno a causa di un  malfunzionamento dei retrorazzi un velivolo con a bordo un cosmonauta era andato perduto nello spazio, prima del rientro sulla Terra.

Tutte queste notizie arrivarono prima del volo che rese celebre Gagarin come primo uomo nello spazio, e infatti neanche due giorni prima, il 10 aprile 1961, il giornalista Dennis Ogden che era corrispondente del giornale comunista britannico “The Daily Worker”, scrisse un articolo che tre giorni prima i sovietici avevano già lanciato un cosmonauta nello spazio.

All’uscita di questo articolo un corrispondente francese a Mosca, Eduard Brobovski propose come identità del cosmonauta un certo Vladimir Il’jušin.

Altre fonti indicano come durante una visita negli USA, la vedova di Anatolij Tokov (uno dei presunti cosmonauti scomparsi), avrebbe rivelato che suo marito avrebbe perso la vita nel 1967, in fase di addestramento e durante un volo spaziale. Ma altre fonti invece dicono che Tokov fosse in realtà il marito della cosmonauta donna, Ludmilla Serakovna, e che entrambi sarebbero morti assieme nel 1961 nel corso di una missione nello spazio.

Nel 1999 fu divulgato un documentario che invece asserisce che Vladimir Il’jušin non sia morto, ma rimasto gravemente ferito a seguito dell’incidente, atterrando erronaeamente in Repubblica Popolare Cinese invece che in Unione sovietica.

Ecco un elenco dei presunti cosmonauti perduti:

Voli suborbitali

  • Aleksej Ledovskij (novembre 1957)
  • Serenti Šiborin (febbraio 1958)
  • Andrej Mitkov (gennaio 1959)

Voli orbitali

  • Gennadij Zavadovskij (maggio 1960)
  • Ivan Kačur (settembre 1960)
  • Pëtr Dolgov (ottobre 1960)
  • Aleksis Gračov (novembre 1960)
  • Gennadij Michailov (febbraio 1961)
  • Ludmilla Serakovna o Tokova (maggio 1961)
  • Aleksis Belokonov (maggio 1962)

Morti in addestramento

  • Nikolaj o Anatolij Tokov
  • K. Nikitin

Le intercettazioni dei fratelli Judica Cordiglia

La teoria dei cosmonauti perduti, trovò anche piede per via di alcune intercettazioni radio che vennero captate a Torino in date diverse dai fratelli e radioamatori Achille e Giovanni Battista Judica Cordiglia, già famosi per aver intercettato le frequenze dei primi satelliti sovietici, tra cui lo Sputnik 1 e lo Sputnik 2 (quello dove venne lanciata Laika). I fratelli riferirono di aver registrato rantoli e gemiti di persone morenti o addirittura la frase “Questo il mondo non lo saprà”.

La stampa diede molto credito alle rivelazioni delle intercettazioni effettuate dai fratelli torinesi da Torre Bert; la vicenda viene anche ripresa nel documentario realizzato nel 2007 e trasmesso da History Channel “I pirati dello spazio”.

Il documentario rimarca la possibilità che nelle migliaia di intercettazioni effettuate ci siano effettivamente missioni umane antecedenti a quella di Gagarin e che le prove presentate siano inconfutabili.

Intercettazioni eclatanti

Il 28 novembre 1960 gli Judica Cordiglia affermarono di aver captato un “SOS a tutto il mondo” trasmesso in segnale Morse e proveniente da un punto fisso nel cielo. Il segnale si indeboliva sempre di più, come se si stesse allontanando dalla Terra. Si giunse alla conclusione che doveva trattarsi di un cosmonauta in difficoltà. Tuttavia all’epoca i sovietici ancora non disponevano di mezzi per inviare uomini nello spazio. Il razzo vettore “Proton” non era ancora disponibile e fu collaudato solo nel 1965. Ma di contro, in quel periodo fu invece lanciato in orbita un satellite, lo Sputnik 6.

Il 2 febbraio 1961 fu intercettato un segnale radio che trasmetteva un battito cardiaco accelerato e un respiro affannoso, come se si trattasse di una persona morente. Lo stesso segnale venne captato sempre dallo spazio dal radioamatore italiano Mario Del Rosario. I Sovietici dichiararono che quel periodo avevano lanciato lo Sputnik 7, ma in realtà era una sonda che avrebbe dovuto esplorare Venere. Secondo quanto dichiarato la sonda non riuscì a lasciare l’orbita per un guasto all’ultimo stadio del vettore.

Voci dal buio

Il 23 maggio 1961 i fratelli torinesi dissero di aver intercettato stavolta la voce di alcuni cosmonauti. Tra essi anche una donna, che viene riconosciuta come Ludmilla e che ella parlava di una grossa fiammata ed un calore crescente. Achille a Giovanni Battista credettero che la navicella si sia disintegrata durante il rientro nell’atmosfera terrestre. L’intercettazione ricevette molte critiche, perché le capsule sovietiche Vostok potevano ospitare un solo cosmonauta. Ed anche perché la voce della donna non sarebbe stata possibile da intercettare durante la fase di rientro. La ionizzazione delle particelle d’aria intorno alla navicella avrebbe chiuso il contatto radio. Le prima donna cosmonauta furono inoltre presentate a a partire dal 1962.

Gli stessi segnali radio furono captati anche in Germania dall’Osservatorio di Bochum, ma il direttore disse che erano sicuramente trasmissioni terrestri. Già dal novembre 1960 era operativo il sistema SPADATS (Space Detection and Tracking System) gestito dal NORAD per il tracciamento dei lanci spaziali. Quindi un lancio spaziale non sarebbe potuto passare inosservato.

Il 15 maggio 1962 una ennesima conversazione tra due uomini e una donna, con toni disperati, viene intercettata, ma come già detto prima del 1965 non esistevano moduli con posti superiori a uno. In quel periodo i Sovietici lanciarono lo sputnik 15.

Cosmonauti sperduti certificati

Se non si hanno prove certe di cosmonauti umani sperduti, di certo vagano nello spazio automi e manichini utilizzati per esperimenti, alcuni invece andati distrutti durante le fasi di rientro; nel 1961sugli Sputnik 9 e 10 furono usati i manichini per collaudare la capsula Vostok

In conclusione

Secondo i proponenti della teoria dei cosmonauti perduti, Gagarin non sarebbe stato il primo uomo a volare nello spazio, ma semmai il primo a rientrare in vita. Almeno due cosmonauti sarebbero deceduti nel tentativo prima di lui. L’Unione Sovietica ieri e la Russia oggi continuerebbero a mantenere il riserbo per ragioni di propaganda.

Il riserbo era sicuramente più accentuato durante la Guerra Fredda, in cui il programma spaziale sovietico era coperto dal segreto assoluto.

Dall’altra chi osteggia questa teoria bollandole come leggende metropolitane o false interpretazioni. Le trasmissioni radio intercettate che potrebbero essere state inviate tra aerei militari.

La verità è offuscata anche dallo scioglimento della ex Unione Sovietica, dove migliaia di documenti andarono perduti o furono volutamente insabbiati o distrutti. Ad oggi tuttavia si può parlare solo di congetture, non essendo mai stati rinvenuti resti di presunti velivoli sperimentali o corpi di cosmonauti deceduti.

 

Francesco Digiorgio

Direttore Responsabile