Lo stemma di Anagni

Cenni storici sul blasone della Città dei Papi

Secondo me la definizione più bella di Anagni è :”FERE VICINA SIDERIBUS” ovvero una città “quasi vicina alle stelle”pronunciata da Pietro Amely de Alet quando, al seguito di papa Gregorio XI, ritornava ad Anagni il 10 maggio 1377, dopo il periodo avignonese, vide Anagni. Come scrivo nell’introduzione ad un mio libro”questa vicinanza alle stelle è la sintesi più completa della natura, tradizione e storia anagnina; la città che vive ed ha vissuto di sacralità, ove la sacralità non è solo religione ma una misteriosa dimensione dell’ignoto, delle energie, forze anche naturali, ma per ora sconosciute”.

Simbolismo

Curiosamente, ma poi non tanto, l’esempio più palese di questa sacralità, di questo uso di simboli legati al misterioso mondo del soprannaturale è lo stesso stemma della città. Lo stemma rappresenta oggi un’aquila posta sopra un leone e si è sempre raccontato che l’aquila rappresentava Roma mentre il leone Anagni.

Il significato quindi sarebbe quello di ricordare che quando Anagni ottenne la cittadinanza di Roma, “civitas sine sufragio”,aggiunse al primitivo stemma che era il leone, l’aquila romana. Quindi si dava a questo stemma un’origine antichissima.

Lo storico R. Ambrosi De Magistris, uno dei più autorevoli studiosi della nostra storia, nella sua “Storia di Anagni” scrive, dopo aver contestato che il leone fosse mai stato il simbolo di Anagni, :”Ed in vero non conosco esempi di città che nei tempi romani, repubblicani  o imperiali, adottassero e facessero uso in genere di uno stemma proprio, cui si collegasse in qualche modo l’aquila romana.”.

Analogie

Un elemento fondamentale per capire il vero significato dello stemma è partire dalla più antica rappresentazione dello stesso che si trova murata sulla facciata del Palazzo Comunale che si affaccia sulla piazza San Giovanni Paolo II.

Si tratta di un bassorilievo inserito fra due altri bassorilievi rappresentanti uno lo stesso stemma , l’altro un grifone che sta sopra una pelle di un animale che sembra essere un caprone. Un secondo elemento importante ce lo suggerisce lo stesso Ambrosi De Magistris quando rivela che nell’inventario dei beni mobili e stabili del Comune redatto il 25 febbraio 1321 vi era un sigillo d’argento che rappresentava lo stemma comunale. Questo sigillo però, quando Papa Gregorio XVI nel 1842 visitò Anagni, “un principe romano ch’era al  seguito del Papa se lo fece regalare”.

Riassumendo quindi sappiamo che il leone non rappresenta Anagni e che l’aquila, che scopriremo non essere un’aquila, non rappresenta Roma ma sappiamo anche che sia il sigillo sia il bassorilievo con lo stemma si devono contestualizzare nella fine del XIII sec.

Per il sigillo abbiamo la data mentre per il bassorilievo rileviamo che si trova tra lo stemma dei Caetani e il il Grifone, tutte e due chiarissimi riferimenti a Papa Bonifacio VIII. Quindi dobbiamo senz’altro dare a Papa Bonifacio VIII la paternità dello stemma e, strada facendo, capiremo quanto rispecchi la personalità e le idee di questo gigante della storia.

Casa Barnekow

Fondamentale aiuto in questa nostra indagine ci viene dal barone Alberto Barnekow di cui ho già parlato in un precedente articolo, ma sui cui tornerò in futuro perché fonte inesauribile di conoscenza. Nel grande tondo dipinto in facciata di Casa Barnekow è raffigurato un rapace mentre sta accanto allo stesso barone rappresentato con le ali di corvo mentre si innalza verso il cielo.

Tralascio il significato simbolico/alchemico della scena e mi soffermo sul rapace.  Questo uccello è l’Araba Fenice, il mitico uccello narrato da Erodoto che muore la sera nelle fiamme per risorgere il giorno dopo e che viene descritto come un’aquila reale  ma dal becco allungato e affusolato, dal piumaggio di colore splendido, lunghe zampe ecc.. tutti elementi messi in bella evidenza da Barnekow. La Fenice è da sempre il simbolo della rinascita e per i  cristiani, su idea del Papa anagnino Innocenzo III, rappresentava la resurrezione di Cristo.

Ma il barone ci rivela nella lapide sottostante l’affresco che la Fenice da lui rappresentata era l’”Aquila Erniko” ovvero l’aquila raffigurata sulla stemma ernico, di Anagni (antica capitale degli Ernici). Torniamo allora al bassorilievo raffigurante il più antico stemma di Anagni e ci accorgiamo che il barone aveva ragione, l’uccello rappresentato non è un’aquila ma la Fenice, becco allungato e affusolato, piumaggio della coda molto abbondante, lunghe zampe ecc.. Il leone sottostante, invece, ritorna come simbolo del senato romano come viene rappresentato in varie monete.

In conclusione

Ecco allora che il nostro puzzle si ricompone: Anagni, come l’araba Fenice, risorge dalle ceneri di Roma. Questa idea dell’ Anagni del Papa come erede materiale e spirituale di Roma era l’idea di Papa Bonifacio VIII che si sentiva erede spirituale diretto di Giulio Cesare, che aveva governato Roma sia con il potere spirituale, come Pontefice Massimo, sia temporale, come console e dittatore.

Papa Bonifacio VIII che diceva di governare il mondo con due spade, riprendendo un’episodio del Vangelo, una per difendere lo Stato e l’Impero, l’altra per difendere la Fede cristiana. Anche il Grifone, simbolo molto amato da Bonifacio VIII, metà aquila (potere del cielo, sacro) e metà leone (potere terreno,temporale), ha lo stesso significato, Anagni fu di fatto la capitale del Sacro Romano Impero per almeno due secoli grazie ai grandissimi nostri pontefici.

 

 

 

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Guglielmo Viti, Archeologo

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